Le vie dell'acqua

Nuovi spazi economici e strategici per l'Italia nel mare

leviedellacqua

4 maggio 2023 Nucleo PI

​Nell’ambito delle linee del Protocollo d’Intesa sottoscritto lo scorso dicembre, Confindustria e la Marina Militare hanno individuato la tematica dell’Economia del Mare quale punto iniziale di un percorso di collaborazione innovativo e sinergico, volto ad attivare specifiche progettualità ed iniziative.

L’Economia del Mare rappresenta, infatti, un settore straordinario che produce molta ricchezza ed occupazione e che ha un ruolo strategico determinante per l’autonomia e lo sviluppo competitivo del nostro Paese su scala mondiale.

Siamo la seconda economia europea, con una vocazione innata all’export, e i recenti tragici eventi della guerra in Ucraina hanno drammaticamente evidenziato l’importanza dell’autonomia strategica del nostro Paese, soprattutto energetica, e la necessaria garanzia dell difesa e sicurezza della sua economia.

La Marina Militare garantisce la difesa e la sicurezza del nostro Paese ovunque ci siano interessi nazionali da tutelare, consentendo a tutti gli attori dell’Economia del Mare di agire in modo libero e sicuro, all’interno di un nuovo scenario geostrategico che riconosce la superficie del mare e i volumi di acqua da questa sottesi - inclusi i loro fondali - come la dimensione entro cui operare a sostegno dello sviluppo competitivo.

Il Mediterraneo, centrale snodo dei traffici mondiali, rappresenta l’area di maggiore concentrazione degli interessi nazionali, la cui vitalità è soggetta alla libertà delle vie di comunicazione marittime, vere e proprie connessioni globali attraverso le quali si assicurano il trasporto di merci, passeggeri e dati. La disponibilità delle vie di comunicazione marittime rappresenta, infatti, un bene prioritario, nei confronti del quale ogni giorno si concentra l’azione di difesa e controllo – superficiale e subacquea - della nostra Marina. L’interruzione di una di queste linee rappresenterebbe un danno per la nazione.

Con queste premesse, Confindustria ha ritenuto di strutturare - con il sostegno della Marina Militare - un arco narrativo su più momenti di confronto tra il mondo della manifattura e della logistica e quello della sicurezza e tecnologia navale, al fine di individuare e sviluppare sinergie e percorsi virtuosi comuni, a beneficio del nostro Paese.

Segui la diretta in streaming sul canale Youtube Marina.

Il Programma è in allegato

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Volontari in Ferma Prefissata quadriennale: pubblicato il bando del Concorso

Pubblicato il bando di concorso per volontari in ferma prefissata quadriennale della Marina Militare per l’anno 2023

ConcorsoVFP4 2023

3 maggio 2023 Daniela Napoli

La tua passione è il mare? Il tuo futuro è il mare!

Scegli ancora la Marina Militare. Partecipa al concorso VFP4.

C'è tempo fino al 31 maggio per partecipare al concorso per titoli ed esami per il reclutamento di 614 VFP 4 nella Marina Militare, compreso il Corpo delle Capitanerie di Porto.

Nel sito del Dipartimento della Funzione Pubblica, nella sezione del Portale dedicato al reclutamento è possibile scaricare il bando VFP4 2023.

I posti a concorso sono così distribuiti: 390 per il Corpo Equipaggi Militari Marittimi (CEMM) e 224 per il Corpo delle Capitanerie di Porto (CP).

Il reclutamento avverrà in unica immissione, con prevista incorporazione – presumibilmente – a partire dal mese di gennaio 2024.

La domanda di partecipazione può essere presentata:

- dai VFP 1 in servizio incorporati con il 1° e 2° blocco 2022;

- dai VFP1 in servizio incorporati con qualunque bando/blocco relativo ad anni precedenti al 2022;

- dai VFP1 in rafferma;

- dai VFP1 in congedo per fine ferma.

Lo svolgimento del concorso prevede:

- una prova di selezione a carattere culturale, logico-deduttivo e professionale;

- gli accertamenti, nell'ambito di ciascuna Forza Armata, dell'idoneità psico-fisica e attitudinale, nonché delle prove di efficienza fisica (ove previste) con parametri differenziati per uomini e donne;

- la valutazione dei titoli.

Le domande di partecipazione potranno essere compilate direttamente dagli interessati sul portale dei concorsi online del Ministero della difesa al seguente link.

Non perdere questa opportunità. Resta a bordo!

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International Marconi day al Museo Tecnico Navale

Rievocazione delle prime prove di radiotelegrafia che Marconi fece alla Spezia nel luglio 1897

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20 aprile 2023 Nucleo P.I.

Sabato 22 aprile il Museo Tecnico Navale della Spezia, in collaborazione con la locale sezione dell'ARI (Associazione Radioamatori Italiani), parteciperà alla 35^ edizione dell'International Marconi Day.

L'International Marconi Day è una manifestazione di portata internazionale, ideata dai radioamatori inglesi del “Cornish Amateur Radio Club" con sede in Cornovaglia, che intende ricordare annualmente la figura di Guglielmo Marconi nell'anniversario della sua nascita, avvenuta a Bologna il 25 aprile 1874.

Decine di stazioni radio dislocate in tutto il mondo, trasmetteranno da siti storici legati alla vita e all'attività scientifica dello scienziato bolognese.

Presso il Museo Tecnico Navale verrà allestita una stazione – gestita da radioamatori appartenenti alla locale sezione ARI (https://www.arilaspezia.it) - che intende rievocare e celebrare lo storico rapporto instauratosi tra Guglielmo Marconi, la Marina Militare e la città della Spezia.

Fu proprio un'area adiacente al Museo ad ospitare le prime prove di radiotelegrafia navale, che culminarono, il 17 luglio 1897, nel primo collegamento fra una stazione a terra e una nave, la Corazzata della Regia Marina San Martino, proprio nel Golfo della Spezia.

Nel Museo, oltre a una vasta esposizione di cimeli marconiani, sono conservati gli apparati e i nastri originali (le cosiddette “zone telegrafiche") riportanti la trascrizione, in alfabeto Morse, di quella prima storica trasmissione. Per l'occasione verranno mostrati e descritti ai visitatori - in tre diversi appuntamenti, alle ore 10:00, 1200 e 1600. Con la collaborazione di volontari del gruppo International Wireless Studies, inoltre, verranno allestiti laboratori didattici interattivi attraverso i quali si potranno apprendere nozioni sul magnetismo terrestre e sulle trasmissioni radiotelegrafiche in alfabeto morse.

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La Marina nella Guerra di Liberazione: il capitano di fregata Jerzy Sas Kulczycki e il motorista navale Gerolamo Spezia

Due esempi tra i tanti valorosi di quel conflitto: uno dei più esperti comandanti, e uno dei più giovani combattenti, ambedue decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare

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24 aprile 2023 Redazione Web

Durante la Guerra di Liberazione grande fu il contributo dato dalla Marina con gli oltre 10.000 uomini immolatisi, sia a bordo sia a terra, tra l'8 settembre 1943 e l'8 maggio 1945, in combattimento così come nella silenziosa resistenza tra quanti furono fatti prigionieri dai Tedeschi a Venezia, Pola, in Francia, nei Balcani, in Grecia, a Creta, in Egeo, molto spesso dopo aver duramente combattuto, e successivamente internati in Germania, Polonia, Austria, Francia e Jugoslavia.

In regime di cobelligeranza, la Marina Italiana eseguì 63.398 missioni, percorrendo 4.518.175 miglia, pari a 209 volte la lunghezza dell'Equatore; il naviglio perduto ammontò a 24 unità, per un totale di 6.959 tonnellate, senza contare i mezzi requisiti dai tedeschi e le 199 navi e battelli da guerra in allestimento che furono sabotati affinché non cadessero nelle mani del nemico.

L'impegno e il sacrificio del personale della Regia Marina, venne riconosciuto con la concessione di 52 Medaglie d'Oro al Valore Militare e di circa 3.000 decorazioni al valore.

La Marina ricorda i suoi Caduti e tutti i combattenti che, con la loro fedeltà all’Istituzione, hanno svolto un ruolo determinante nella Guerra di Liberazione.

In memoria dei loro sacrifici e della loro determinazione si ricordano, in occasione del 25 aprile, due esempi tra i tanti valorosi di quel conflitto: uno dei più esperti comandanti, e uno dei più giovani combattenti, ambedue decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare

Jerzy Sas Kulczycki - Capitano di fregata

Nacque a Roma il 24 dicembre 1905. Di origine polacca, fu allievo all'Accademia Navale di Livorno dal 1921 e nel 1927 conseguì la nomina a Guardiamarina.

Il suo coinvolgimento nella storia della liberazione nazionale iniziò dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, quando, imbarcato sulla nave Conte di Cavour nel grado di capitano di Fregata, organizzò i primi gruppi di militari per la resistenza nella Regione Veneta. Diventò prima comandante delle Forze Armate Della Patria (FADP), ma la sua opera fu però bruscamente interrotta per l’arresto, il 22 dicembre 1943, a Venezia, di alcuni suoi collaboratori e il sequestro di molto materiale relativo alle FADP.

Si trasferì a Milano, e diede vita ai Volontari Armati Italiani (VAI), un corpo concepito e voluto come un unico blocco di tutte le forze patriottiche con caratteristiche esclusivamente militari e apolitiche del quale fu nominato capo di stato maggiore. Il VAI ebbe diramazioni in tutta l’Italia settentrionale e sembra raggiungesse la consistenza non trascurabile di 5000 uomini, che svolsero un ampio servizio informativo a favore delle Armate alleate e operarono con attività di guerriglia e di sabotaggio. Due altri motivi rinforzano la convinzione che si trattasse di un’organizzazione seria e importante: l’interessamento della Repubblica Sociale, che ritenne opportuno segnalare ai tedeschi l’attività del comandante Kulczycki, e la grossa taglia (inizialmente mezzo milione e, successivamente, un milione di lire) che fu messa sulla testa dello stesso comandante.

Nell’organizzazione si infiltrò una spia, che, per denaro, fece arrestare dalle SS, a Genova, il 31 marzo, altri collaboratori vicini a Kulczycki. Caddero in mano tedesca anche tutti i capi del VAI milanese. Kulczycki fu catturato a Genova, il 15 aprile 1944, e subito trasferito nel carcere di San Vittore a Milano, da dove riuscì ancora a continuare la sua opera di fervente patriota. Fu successivamente trasferito nel famigerato campo di concentramento di Fossoli, ove resistette a tutte le torture e fu fucilato il 14 luglio 1944. Fu decorato di Medaglia d’Oro al Valore Militare alla memoria.

Di seguito la motivazione per il conferimento della "Medaglia d’Oro":

"Ufficiale Superiore di eccezionali virtù militari e morali, già distintosi in operazioni di guerra e pervaso da profondo amor patrio, faceva fronte all’Armistizio ai nemici della Patria iniziando senza indugio l’organizzazione dei primi Gruppi militari di resistenza nella regione veneta.

Riconosciuto successivamente Capo di Stato Maggiore del Movimento dei Volontari Armati Italiani, dava vita nelle Regioni Settentrionali a notevole attività militare e di sabotaggio contro l’oppressore ed i suoi accoliti.

Sottoposto a grossa taglia, indifferente ai rischi incombenti, svolgeva durante sette mesi opera fattiva di animatore e di capo. Attivamente ricercato, veniva arrestato solo in seguito a delazione. Superbo esempio ai presenti per serenità e grandezza d’animo di fronte al plotone di esecuzione, donava alla Patria una esistenza tutta dedicata alla sua grandezza ed al proprio dovere di Soldato e di Marinaio".

Fossoli, 14 luglio 1944

Gerolamo Spezia - Motorista navale

Nacque a Vezzano Ligure (La Spezia) il 21 giugno 1925. Apprendista operaio tornitore nell'Arsenale M.M. di La Spezia, iscritto alla leva di mare, idoneo alla visita d'arruolamento ed iscritto alla chiamata dopo l'assegnazione della matricola e della categoria (Motorista Navale) e posto in congedo illimitato in attesa della chiamata della classe. Alla dichiarazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943, abbandonato il posto di lavoro per non collaborare con il tedesco invasore, si dava alla lotta clandestina di resistenza, aggregandosi ad una formazione partigiana sorta nella zona di Vezzano Ligure - Calice al Cornoviglio, nell'ambito della quale assunse prima l'incarico di Comandante di Squadra e poi di Compagnia, con il grado parificato di Sottotenente. Partecipò a numerose azioni di guerra contro reparti armati tedeschi e cadde in combattimento l'8 ottobre 1944, mentre si opponeva arditamente a superiori forze germaniche che, mediante un'azione di accerchiamento, miravano all'annientamento del Battaglione di cui egli faceva parte. 

Fra i primi ad iniziare la lotta per la liberazione della Patria, alimentava, nel dolore cocente per l'iniqua fucilazione del padre, il fiero sdegno contro la tirannide straniera. Superbamente audace, mai esitava innanzi al rischio e numerosi furono gli atti di sabotaggio da lui compiuti, armato di bombe a mano e di esplosivi, portando scompiglio e distruzione nelle retrovie nemiche.

Al comando della sua squadra partigiana, lottando strenuamente contro l'incalzare delle orde tedesche, ne sosteneva per lunghe ore l'urto e, benché ferito rifiutava ogni soccorso per restare a fianco del suo comandante di battaglione e battersi leoninamente a protezione del ripiegamento dei compagni, finché colpito al cuore, cadeva fulminato offrendo la giovane vita in supremo olocausto per la liberazione dell'Italia.

Zona Ligure, 8 settembre 1943 - 8 ottobre 1944 

Per saperne di più, e per approfondire il determinante ruolo ricoperto dalla Marina nella Guerra di liberazione clicca qui

 

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La Marina nella Guerra di Liberazione: il capitano di fregata Jerzy Sas Kulczycki e il motorista navale Gerolamo Spezia

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Storia di un peschereccio che ha affondato un sommergibile – Parte III

Dal sito Ocean4future la terza parte di una curiosa storia della Seconda Guerra Mondiale dal racconto dell' Ammiraglio Scialdone, MOVM.

mas egeo 1

Per iI Sant’Antonio ha così inizio una relativamente lunga permanenza a Syra. Il lavoro è abbastanza simpatico: qualche giorno di ascolto idrofonico poi un giro per isolotti e scogli per accertare che non vi siano stati cambiamenti sospetti ed infine 3 o 4 giorni di riposo a Syra (Syros). Ogni tanto vengono un paio di MAS a darmi man forte, di solito quando è previsto il passaggio di qualche nostra nave. Syra viveva di commerci ed ora è terribilmente impoverita. Alle ore dei pasti sulla banchina si radunano vecchi, donne e bambini

SYRA

Vedo che il cuoco cucina più di quanto è necessario ed alcuni ragazzi provvedono a distribuire il di più. Alla fine la situazione sfiora il ridicolo. A bordo abbiamo due tavoli e quattro panche. Alle ore dei pasti vengono sistemate a terra con dei piatti e qualche posata ed uno o due dei marinai più giovani provvedono alla distribuzione. Ora in ogni trasferimento peschiamo e nei vari paesetti faccio comperare qualunque cosa sia commestibile. Tranne che per qualche libro in inglese o francese, che trovo nella libreria di Syra, tutto il mio stipendio se ne va in quegli acquisti. D’altra parte a che mi servirebbe?

I pomeriggi di riposo li passo al “Restaurant a la Place” nella piazza principale. È un posto simpatico ed ancor più simpatico lo rendono le tre figlie del proprietario: Eva, di 23 anni, Irene di 19 ed Elena di 16. Ahimè sono tutte estremamente sagge. Comunque rappresentano pur sempre una piacevole compagnia ed Eva si prende la briga di insegnarmi un pò di greco, quel poco che può servirmi per fare gli acquisti e chiedere indicazioni. Un mattino sono al ristorante per aspettare l’ora di pranzo. Il tempo è veramente pessimo ed i due MAS ed io abbiamo dovuto rinforzare gli ormeggi. Vedo che la piazza si sta animando e la gente è molto agitata. Chiedo ad Eva che cosa succede. Anche lei si mostra preoccupata e mi dice che al largo dell’isola vi è il motoveliero che assicura i collegamenti con Ie altre isole ma che soprattutto porta i viveri e che dalla riva appare in gran difficoltà. La prego di accompagnarmi a vedere cosa accade. Altro che difficoltà. A circa due miglia dal molo esterno vi è un tre alberi di circa 300 tonnellate. Eva si è portata un binocolo. Me lo faccio prestare e vedo che è alla deriva ed ha lo scafo quasi totalmente sommerso. Sentendo i vari discorsi Eva mi riferisce che era atteso un carico preziosissimo: limoni, frutta e farina. Se quella nave si perde per Syra (Syros) è la fame. Certo è una brutta situazione. Non ci metto molto a decidermi. Lascio Eva e vado di corsa a bordo. La gente è tutta in coperta e commenta ciò che vede. Dico soltanto: al posto di manovra e tutti si muovono celermente. Dopo un paio di minuti il motopesca è in moto, molliamo gli ormeggi e salpiamo l’ancora. Il capitano è già al timone. Io mi metto al suo fianco. Mi dice solo: li andiamo a prendere? Gli rispondo: Sì, e se ce la facciamo lo portiamo dentro. Mi risponde: si può sempre provare. Uscire dal porto col mare quasi in prua non è cosa facile ma alla fine siamo fuori e ci avviciniamo al veliero. Sugli alberi invece delle vele ci sono tutti i membri dell’equipaggio muniti di salvagente. Con una laboriosa manovra ci portiamo sopravvento all’altezza della sua prora e ci avviciniamo sino ad una distanza di sicurezza.  Intanto abbiamo preparato due cavi da rimorchio, un cavo di posta ed alcune sagole fissate a dei salvagente.

antonio scialdone

Il tenente di vascello Antonio Scialdone

Col megafono grido loro di andare a prendere i rimorchi, ma non sembra abbiano molta voglia di scendere sulla coperta spazzata dalle ondate e raggiungere il castello. Dopo un pò mi stanco di gridare e dico al mitragliere di sparare un paio di colpi in prossimità degli alberi. Il metodo si dimostra convincente. Ora si precipitano tutti a prora. Filiamo le sagole. Sui salvagente abbiamo fissato dei pezzi di tela che funzionano come piccole vele spingendoli verso il veliero. Con delle gaffe ne prendono un paio. Il primo passo è fatto. Mandiamo la messaggera e dietro di essa il cavo da rimorchio. È un cavo molto pesante ma lo abbiamo alleggerito fissandovi ogni quattro metri circa i gavitelli delle bombe da getto ed alla fine riescono a portarlo sul castello ed incappellarlo all’argano. Gli scogli si stanno facendo un pò troppo vicini per i miei gusti ma non voglio mettere in tiro prima di aver fissato anche il cavo guardiano. Questo è più piccolo e maneggevole e viene fissato presto alle bitte. Dico loro di dare volta anche alla messaggera, poi cominciamo a tirare.

Avrei preferito che i cavi fossero già alla lunga prima di iniziare il rimorchio ma gli scogli sono veramente troppo vicini. Al primo momento sembra non accadere nulla, solo dei gran strattoni ai cavi che si tendono come corde di violino, ma poi a poco a poco il veliero accosta e mette la prua al mare. E’ un gran respiro di sollievo per tutti. Quando ci siamo allontanati di circa 300 metri riduciamo al minimo, giusto per tenere le prore al mare e cominciamo a filare i cavi. Filare i rimorchi col mare grosso è una manovra pesante e difficile e che non auguro a nessuno di dover fare. Ma alla fine è fatta anche questa. Fine del secondo atto. 

Alla folle velocità di circa un nodo prendiamo posizione un pò sopravento all’imboccatura del porto, che per fortuna è abbastanza ampia. Tenendo sempre i cavi in tensione ruotiamo il nostro treno di 180 gradi. Ora il veliero è in prossimità dell’imboccatura. Ci spostiamo un pò lateralmente in modo che sia giustamente centrato e riduciamo la velocità fino a scadere adagio ed il veliero entra in porto con la poppa. Un paio di pescherecci gli gettano delle cime e con esse guidano la sua poppa mentre noi ci lasciamo scadere sempre più adagio finché entriamo in porto di poppa anche noi. Ormai sono in tanti a tenere il veliero. Appena dentro ordino: fila tutto per occhio ed appena liberi torniamo all’ormeggio. Sono le 16.45. Seduto su di una tramoggia dico al capitano: questa tua barca è veramente un catorcio, abbiamo impiegato sei ore a fare sì e no 4 miglia. Mi risponde: Signurì, una cosa è sicura, tu si pazzo ed io pure che vengo dietro a te. Poi grida al cuoco di preparare qualcosa. Piano piano sulla banchina si raduna una quantità di gente e vi è anche un tizio che fa una specie di discorso. Quando finisce gli risponde il capitano dicendo: Va bene, tu si bravo, noi siamo bravi, ma ridatemi i cavi. Ma la sua è una inutile preoccupazione. Dopo mezz’ora si accosta un peschereccio e trasborda tutti i nostri cavi comprese le sagole ed i salvagente. Il giorno dopo mi alzo tardi e vado a fare un giro per vedere cosa è successo del veliero ma prima passo a prendere Eva perché mi faccia da interprete. Va tutto bene. Il capitano mi dice che il veliero si è allagato perché i boccaporti non tenevano. Per fortuna le cassette di limoni hanno contribuito a tenerlo a galla.

Chiedo ad Eva se può procurarmi un paio di bottiglie di rakì da mandare a questo equipaggio. Mi guarda un pò stranamente poi dice di sì. La riaccompagno all’albergo e suo padre mi costringe a restare a pranzo con loro ed alcuni amici. Quando torno a bordo scopro che è stato mandato un pranzo anche all’equipaggio. Chiedo loro cosa ne abbiano fatto e mi dicono di aver distribuito ciò che avevano preparato ed essersi mangiato il regalo ed il capitano aggiunge: però abbiamo tenuto una bottiglia per bercela insieme. Il tempo si calma e la vita riprende a scorrere normalmente fino all’arrivo dell’altra nave civetta che ci sostituisce. Baci, abbracci e le solite promesse che non saranno mantenute. Si torna a Lero. Prima di partire Zanoni mi dice: io so un pò di greco, sai come chiamano qui il Sant’Antonio: “Il caicco furbo“. Forse è la loro traduzione di Nave Civetta, o forse no.

Antonio Scialdone

Antonio Scialdone Nato a Rimini il 6 Gennaio 1917, l’Ammiraglio Antonio Scialdone. dopo aver ottenuto il diploma di Capitàno Marittimo nel 1935, entrò all’ Accademia Navale di Livorno conseguendo la nomina a Guardiamarina. All’inizio del conflitto servì nella 12ˆ Squadriglia MAS dislocata ad Imperia, poi nella squadriglia MAS di base ad Augusta ed infine, nel Febbraio 1941 nella 3ˆ squadriglia MAS di Lero. Promosso STV ed imbarcato sempre sui MAS, operò sulle coste della Sicilia e dell’Africa Settentrionale conseguendo brillantissimi risultati con l’affondamento di due unità nemiche tra cui un incrociatore (15/8/1943). Durante la cobelligeranza operò costantemente e con grandi rischi in alto adriatico appoggiando azioni dietro le linee nemiche. Dopo la guerra ebbe il comando della fregata CÀNOPO e quindi, da Capitano di Vascello. il comando dell’Incrociatore GARIBALDI. Con la promozione a Contrammiraglio assunse il Comando del Gruppo Subacqueo Incursori del Varignano che mantenne anche da Amm. di Divisione fino all’assunzione del Comando Marittimo Autonomo della Sicilia. ll 5 Gennaio 1977 venne promosso Amm. di Squadra. Grande ricercatore, ottenne encomi ed avanzamenti per meriti scientifici. Detentore di brevetto di sommozzatore, incursore, palombaro e paracadutista civile,  l’Ammiraglio Scialdone è stato decorato con Medaglia d’Oro, due Medaglie d’Argento, due di Bronzo e quattro Croci di Guerra.  Si è spento a La Spezia nel 1992.

Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo

PARTE I 

PARTE II 

PARTE III

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Al "no" di Draghi alla guida del Nato Military Committee, l'Italia risponde con Cavo Dragone

Il jolly italiano per la presidenza del comitato militare dell’Alleanza è il capo di stato maggiore della Difesa: il fronte ucraino, la possibile pace con la Russia, lo sguardo sul Mediterraneo e sul "futuro"

cavodragone nato

Di  REDAZIONE  20 APR 2023

Dopo il “no” ufficiale di Mario Draghi alla presidenza della NATO military committeeora l'Italia guarda al capo di stato maggiore della Difesa italiana Giuseppe Cavo Dragone. La Repubblica riporta quanto è avvenuto a Washington con le dichiarazioni, all’Atlantic Council, di Dragone: L’Italia resterà al fianco dell’Ucraina fino a quando ce ne sarà bisogno, auspicando ovviamente che a un certo punto si possa arrivare a un tavolo negoziale”, ha detto l'ammiraglio. Le sue dichiarazioni sono interessanti perché Roma ha deciso di candidarlo alla carica di presidente del comitato militare del Patto e perciò, tra qualche mese, potrebbe diventare il consigliere militare del leader politico dell’Alleanza. Il comitato militare della Nato è la sua più elevata autorità militare, composta dai capi di stato maggiore della Difesa dei 26 paesi membri che si riuniscono almeno tre volte all'anno.

A Washington Cavo Dragone rimarca con vigore il grande fallimento di Putin nel suo tentativo di svelare le debolezze, le contraddizioni e l'inefficienza di una NATO, che secondo il capo di stato maggiore, “è più forte e affidabile di prima”. Si sofferma ad analizzare la situazione bellica attuale che appare di stasi e che potrebbe tuttavia celare una quiete prima della tempesta, pur augurando alle parti di sedersi al tavolo delle trattative. Si dice poi positivo (in parte) a un'apertura di fronte alla proposta di pace cinese. "Potrebbe contenere qualcosa di utile", dice. A patto però di non dimenticare che all’origine della guerra c’è "un paese, la Russia, che ha varcato con i carri armati il confine di un altro, e questo è inaccettabile".

La pace sì, ma non dimentichiamoci come tutto è iniziato, dice in sintesi l’ammiraglio italiano che non prevede vincitori ma solo vinti. Dragone spiega come gli obiettivi di Putin siano falliti, ma che le riconquiste prefissate da Zelensky potrebbero rivelarsi esagerate. La speranza sembra risiedere in un’accettazione dei propri limiti da parte di entrambi i soggetti in campo. Solo questo le può portare a trattare.

Il prossimo appuntamento al quale il capo di stato maggiore dovrà presenziare sarà a Ramstein, dove gli alleati si siederanno e ascolteranno la richiesta di armi a lunga gittata da parte del governo ucraino. Una richiesta da ponderare con grande attenzione data la possibilità, con tali armi, di colpire il territorio russo e generare una rapida escalation.

Cavo Dragone torna anche a ribadire la grande importanza che il Mediterraneo rappresenta soprattutto nel fronte sud e che va preservata da parte dell’alleanza: “E’ una regione strategica, la cui importanza è andata aumentando ancora di più a causa della guerra in Ucraina, la presenza di importanti risorse energetiche e del crescente numero di infrastrutture, come gasdotti e cavi per la migrazione dei dati”. Grande attenzione è fondamentale, da parte di Italia e Stati Uniti, nei confronti della stabilizzazione, “senza interventi dal sapore colonialista”, dei paesi bisognosi di aiuto per scongiurare l’insediamento del nemico o di eventuali cellule terroristiche. Sul rapporto con Washington pesa anche il dossier US, la presunta spia russa che doveva essere isntradata in America e che è fuggita dai domiciliari in Italia.

L’ammiraglio guarda anche al futuro e parla di investimenti necessari (come minimo il 2 per cento del pil) per prepararsi: “Dobbiamo essere pronti ad operare, muoverci e vincere in uno scenario multidominio”. Grande importanza viene data anche a un eventuale conflitto spaziale: “Si combatterà, perché la Russia ha già segnalato di essere intenzionata a farlo”. In questo ambito, e sempre nell'ottica di una sempre più stretta collaborazione con gli Stati Uniti, l'Italia ha firmato ieri un memorandum d'intesa per inviare un ufficiale di collegamento italiano al Comando spaziale americano (Usspacecom), soprattutto nell'ottica di migliorare il coordinamento delle attività nel dominio spaziale e per sviluppare sinergie con gli altri paesi già presenti presso lo Usspacecom.

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