Livorno, il pilota che guida l’Accademia Navale: «Emozione unica tornare qui»

L’ha frequentata da allievo dal 1989 al 1993, poi le scuole di volo della Us Navy «Nel mio nuovo incarico ho scoperto una città solare, aperta e sorridente»

LORENZANODIRENZOCONTRAMMIRAGLIOACCADEMIA

LIVORNO. È nato a Vasto nel 1969 ed è stato allievo in Accademia Navale dal 1989 al 1993. Poi le scuole di volo della Us Navy negli Stati Uniti e una brillante carriera nell’Aviazione Navale con numerosi incarichi operativi fra cui, nel 2021, quello di comandante della Prima Divisione Navale a La Spezia. Tappa successiva Livorno e la sua Accademia Navale di cui il Contrammiraglio Lorenzano Di Renzo ha assunto il comando lo scorso novembre.

Partiamo da oggi. Cosa significa per un ufficiale della Marina ritornare come Ammiraglio Comandante dove tutto è cominciato?

«Si tratta innanzitutto di un grande viaggio nella memoria. Queste mura, intrise di storia, incidono in maniera indelebile nell’animo di ogni ufficiale di Marina. E’ qui che si sviluppano i principi morali e si modellano le qualità di carattere necessarie per affrontare una vita consacrata al servizio del prossimo. Esiste una precisa corrispondenza simbolica tra la natura immanente di queste architetture, immuni dall’incedere del tempo, e quella dei principi etici che costituiscono la bussola morale di ogni ufficiale di Marina e che non sono mai mutati. Ripercorrere questi spazi, dopo anni di servizio spesi sul mare, è un’emozione immensa. Tornare da Ammiraglio Comandante rappresenta un grandissimo onore, ma anche un’enorme responsabilità; una responsabilità che intendo declinare profondendo ogni mia energia per mantenere viva la scintilla che anima i nostri allievi».

Quali ricordi ha dei suoi anni di corso e di Livorno? E come ha (ri)trovato la città?

«Il mio ricordo è quello di un ragazzo meno consapevole del proprio destino e delle proprie scelte di quanto non lo siano le generazioni attuali. Nella memoria, mi rivedo immerso nei libri, concentrato nello studio delle materie professionali e scientifiche, nell’apprendimento delle regole della cortesia e della convivenza militare, determinato a dimostrare di essere all’altezza del prestigio del luogo in cui ero stato ammesso, ma senza un’idea chiara di quello che sarebbe stato il mio impiego futuro. Oggi l’Accademia compie uno sforzo di orientamento dei propri allievi significativamente maggiore; è molto più attenta ad identificare e valorizzare i talenti e le ambizioni dei propri ragazzi; una scelta che deriva da un’accresciuta sensibilità per le dinamiche d’impiego del personale e dalla maturazione della consapevolezza che la convergenza tra passioni e opportunità professionali rappresenta il punto di partenza per lo sviluppo e la prosperità di ogni organizzazione. I miei ricordi della Livorno vissuta da allievo sono episodici. La routine dell’Accademia non lasciava molti spazi di libertà; la città poteva essere frequentata solo in determinati giorni e con molti vincoli. Oggi, invece, l’Accademia ha completato una trasformazione che la rende molto più aperta e che intensifica i rapporti degli allievi con il territorio cittadino e le realtà universitarie. Nel mio nuovo incarico, ho scoperto una città solare, aperta e sorridente; fatta di gente ospitale e affettuosa; non mi sorprende che molti dei miei più autorevoli predecessori abbiano deciso di mettervi radici. Livorno è permeata da uno spirito di sensibilità sociale straordinario, che ha dato vita ad una moltitudine di organizzazioni che si occupano, con serietà e dedizione, del supporto delle fasce sociali più fragili e, di cui – da livornese adottivo – mi sento molto orgoglioso. Ma ho scoperto anche una città impegnata nel ricercare attivamente opportunità di crescita e progresso sia sociale che economico; un processo al quale l’Accademia può e vuole contribuire».


Fra poco sarà primavera 
e dal 22 aprile al 1° maggio tornerà la Settimana Velica.

«Sarà una splendida manifestazione sportiva di ampio respiro internazionale, la più bella degli ultimi anni. Abbiamo lavorato a lungo ed intensamente con il Comune, i Circoli Velici e con tutte le numerose realtà che annualmente contribuiscono al successo di questa impresa e penso di poter dire che l’edizione di quest’anno sarà molto più ricca e densa di emozioni ed opportunità di divertimento delle precedenti».

Le ragazze sono entrate in Accademia Navale poco più di vent’anni fa. Cosa hanno portato in dote in un ambiente da sempre maschile?

«L’apertura della Forza Armata al personale femminile ci ha arricchito in ogni senso, oltre ad aver attribuito maggior equilibrio e solidità ai nostri equipaggi. Le donne a bordo hanno largamente comprovato il loro valore: sono forti, organizzate, veloci, molto determinate e pienamente integrate a bordo. Hanno dimostrato di saper conseguire eccellenti risultati in ogni ambito professionale ed in particolare in settori tradizionalmente appannaggio dei loro colleghi di genere maschile».

Ci sono donne che una volta lasciato S. Jacopo volano negli Usa per prendere il brevetto di pilota di elicotteri e aerei?

«Assolutamente sì. L’inclusione di un’aliquota di ufficiali donna nel contingente destinato alle scuole di volo della US Navy, rappresenta ormai la normalità. Una sfida avvincente ed emozionante che vede la componente femminile della Forza Armata pienamente protagonista. Un esempio che vorrei citare è quello del Sottotenente di Vascello Erika Raballo, che due anni fa ha conseguito il brevetto, diventando la prima donna pilota sulla linea AV8B+, quella dei nostri aviogetti a decollo corto e appontaggio verticale».

Tornando alla sua carriera da ufficiale quali sono i momenti che ricorda con maggiore emozione?

I ricordi più vividi sono quelli dei momenti emozionanti vissuti in Teatro Operativo; le situazioni di confronto con le fasi cruciali della missione, quelle in cui il comandante è il protagonista. In questo senso sono stato molto fortunato, ho alle spalle un’esperienza ricca e densa di queste emozioni e nel cuore la speranza di viverne altrettante. Se potessi, rifarei tutto».

Quanto è dura la carriera di un ufficiale della Marina Militare?

«Diventare ufficiale di Marina rappresenta una scelta impegnativa e nobilissima. Essa impone completa dedizione, inossidabile forza morale, grande competenza e molto spirito di adattabilità. È impegnativa e difficile come impegnative e difficili sono tutte le cose che hanno valore e significato, ma proprio per questo motivo è anche enormemente appagante».

Come conciliare la vita privata e la famiglia con una professione così coinvolgente?

«La nostra non è una professione, ma una missione e come tale essa permea ogni aspetto della nostra vita, compresa quella familiare. Forse per questo motivo ho tardato un po’ a mettere su famiglia. Oggi mi rendo conto che l’affetto dei miei cari – quello di mia moglie e di mia figlia – mi ha trasformato in un uomo molto migliore di quello che ero in partenza e, per conseguenza, mi ha fatto crescere moltissimo anche come militare e come comandante».

Quali consigli si sente di dare ai suoi allievi?

«Di impegnarsi a fondo negli studi, nella consapevolezza che il periodo trascorso in Accademia rappresenta solo l’inizio del loro percorso formativo, che continuerà fino all’ultimo giorno di servizio nella Forza Armata; uno sforzo evolutivo continuo che è possibile solo se si è in grado di imparare da tutti, anche dalle figure più umili. Ma anche di avere fiducia nell’impegno serio e nel lavoro duro, che rappresentano l’unica strada per conseguire risultati reali e tangibili. E, infine, di non porsi alcun limite: il mondo appartiene a coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni».

 

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Marina Militare e Fondazione Leonardo presentano il “rapporto civiltà del mare”

In Accademia Navale saranno presentati e approfonditi i principali temi legati al dominio subacqueo, un mondo di altissimo valore strategico, ma ancora sconosciuto

civilta mare

24 marzo 2023 Nucleo P.I.

Livorno – L’Accademia Navale di Livorno ospiterà il 27 marzo 2023, a partire dalle 10.30, la presentazione del Primo Rapporto globale sul mondo subacqueo “Civiltà del mare. Geopolitica, strategia, interessi nel mondo subacqueo. Il ruolo dell’Italia” realizzato da Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine e Marina Militare Italiana in collaborazione con studiosi e ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza.

Tra i partecipanti all’evento il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, il Ministro per la Protezione Civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, Il Presidente della Regione Toscana, il Sindaco di Livorno, il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, il Presidente e l’Amministratore Delegato di Leonardo e i presidenti della Fondazione Leonardo, del CNR e di AIAD.

L’evento intende approfondire i principali temi legati alla dimensione subacquea, sottolineandone il valore strategico dal punto di vista ambientale, socioeconomico, tecnologico e geostrategico, e portare all’attenzione dei decision maker l’esigenza della creazione dell’Autorità Nazionale per il Traffico Subacqueo.

Sarà effettuato lo streaming dell’evento e trasmesso in contemporanea sui canali Youtube Marina Militare (YouTube MM) e Fondazione Leonardo (YouTube FL).

Al link https://www.civiltadellemacchine.it/it/news-and-stories-detail/-/detail/civilt%C3%A0-mare  è possibile reperire alcune informazioni in merito all’evento.

 

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L’Amphibious Task Group italiano alla esercitazione Phibex 23-1

L’esercitazione è stata condotta nel quadro della Spanish Italian Amphibious Force - Spanish Italian Landing Force (SIAF-SILF)

01Amphibious

23 marzo 2023 Nucleo P.I.

L’Amphibious Task Group (ATG) italiano, composto dalla nave d’assalto anfibio San Marco, dal cacciatorpediniere Andrea Doria, dalla  Brigata Marina San Marco e da elicotteri MH90 dell’aviazione navale, ha preso parte alla esercitazione Phibex 23-1.

La Phibex 23-1, condotta dall’11 al 14 marzo, è un’esercitazione complessa anfibia che si è svolta nel framework Spanish Italian Amphibious Force - Spanish Italian Landing Force (SIAF-SILF) con il gruppo Expeditornary Carrier Srike Group spagnolo.

L’esercitazione, che ha avuto luogo nel mare Adriatico, nelle acque antistanti il porto di Brindisi, prevedeva attività congiunte diurne e notturne, raid anfibi col supporto di aerei, elicotteri, mezzi di superficie e veicoli di assalto anfibio delle Marine italiana e spagnola per la proiezione dal mare della Landing Force (LF) congiunta.

La Phibex 23-1 testimonia la concordanza di intenti di Italia e Spagna in materia di sicurezza e stabilità collettiva.

Nel corso dell’esercitazione il Comandante della Amphibious Task Force nazionale Contrammiraglio Stefano Costantino ha incontrato il Comandante del Gruppo di proiezione anfibia spagnolo Contralmirante Gonzalo Villar Rodriguez, in veste di Comandante della SIAF, per discutere una roadmap comune che consolidi l’integrazione delle Forze Anfibie facenti parte di questa cooperazione.

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La Marina lancia l’allarme sugli arsenali militari di Taranto, Spezia, Augusta e Brindisi

Cosa è emerso sugli arsenali militari dall’audizione del Capo di Stato maggiore della Marina militare, Enrico Credendino, alla Commissione Difesa della Camera

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Gli arsenali militari soffrono di un importante “debito manutentivo”.

È l’allarme lanciato dal Capo di stato maggiore della Marina militare italiana, Enrico Credendino, in audizione alla Commissione Difesa della Camera lo scorso 23 febbraio. Oltre alla necessità di più mezzi e più personale, il numero uno della Marina ha messo in luce la necessità e l’urgenza della manutenzione per gli arsenali militari.

“Abbiamo un parco di circa 3 mila infrastrutture con un importante debito manutentivo e per le quali abbiamo avviato differenti programmi di adeguamento, modernizzazione ed efficientamento energetico” ha illustrato l’ammiraglio Credendino.

“Gli arsenali sono strutture strategiche non tanto per la Marina, ma proprio per il Paese” ha evidenziato il capo di Stato maggiore. Ma con il sistema attuale si rischia di “non mantenere in efficienza il parco infrastrutturale della Marina”. Tuttavia, oltre a elencare le varie criticità, il vertice della Forza armata ha prospettato anche le possibili soluzioni.

Tutti i dettagli.

LO STATO DEGLI ARSENALI MILITARI A TARANTO, SPEZIA, AUGUSTA E BRINDISI

Gli arsenali militari “Nelle città in cui sono dislocati – soprattutto Taranto, Spezia, Augusta e Brindisi – sono un importante fattore di economia, ma sono afflitti da un grave debito manutentivo, hanno necessità di adeguamento tecnologico importante e hanno delle criticità rappresentate dai vincoli degli appalti pubblici” ha spiegato l’ammiraglio Credendino.

Insomma, “per realizzare un’impresa ci vogliono dai cinque ai sette anni” aggiunge Credendino citando l’esempio dell’Accademia Navale “che sta rinnovando tutto il parco degli allievi, un’impresa di 60 milioni di euro che avverrà in sei anni. Bene, questi lavori dovevano iniziare nel 2001. Io sono arrivato in Accademia e mi fu detto: «Stanno per iniziare questi lavori, sarà molto complicato». I lavori sono iniziati nel 2022. Questi sono i fatti”.

NECESSARIE PIÙ RISORSE ANCHE PER LE BASI NAVALI

Pertanto, “non riusciamo con questo sistema a mantenere in efficienza il parco infrastrutturale della Marina” ha precisato l’ammiraglio Credendino.

E “lo stesso vale per le basi navali che stiamo adeguando per garantire alle nuove navi di poter ormeggiare. Avremo un parco di basi navali moderno” ha osservato il capo di Stato maggiore della Marina.

SEGUIRE L’ESEMPIO FRANCESE

Dopodiché, l’ammiraglio prende a esempio il caso della Marina francese: “Io ho visitato di recente Tolone, la base navale francese, sembra di essere veramente su un altro pianeta rispetto a noi, ma ci stiamo adeguando. Anche qui non ci sono tutte le risorse che serviranno. C’è un grande piano di investimenti, ma serviranno più risorse e lo stesso vale per le basi aeromobili, soprattutto Grottaglie, dove verranno ospitati gli F-35 che è in corso di adeguamento”.

LE CRITICITÀ NEGLI ALLOGGI

Inoltre, oltre all’efficientamento del parco infrastrutturale, occorrono investimenti anche per gli alloggi della Marina.

“Abbiamo una criticità negli alloggi” ha evidenziato il capo di Stato maggiore della Marina. “Abbiamo il 35 per cento di alloggi inagibili e un 20 per cento di occupati sine titulo. Faccio un esempio: alloggi ad incarico ne abbiamo 1.676, di cui 500 necessitano di lavori e 316 occupati da sine titulo, quindi soltanto la metà disponibili per il personale”.

I VINCOLI IMPOSTI DAL CODICE DEGLI APPALTI

“Anche qui comunque stiamo lavorando e stiamo investendo” ha sottolineato l’ammiraglio Credendino, “ma le principali criticità della parte infrastrutturale sono i vincoli imposti dal codice degli appalti e i tempi espansi delle fasi di attraversamento dei procedimenti, come ad esempio acquisizione dei pareri e autorizzazione da parte degli enti preposti, prescrizioni dell’ANAC e la gestione del contenzioso che è molto importante”.

NOMINARE UN COMMISSARIO STRAORDINARIO PER LE GRANDI IMPRESE

Alla luce di tutto ciò, secondo il vertice della Marina militare “andrebbero individuate nuove soluzioni”.

Una di queste — spiega l’ammiraglio Credendino — è “prevedere un Commissario straordinario per le grandi imprese, come è stato fatto per il ponte di Genova, considerando appunto che vengono realizzate nell’interesse della sicurezza del Paese. Quindi, individuare quelle opere che vengono realizzate esclusivamente nell’interesse della sicurezza del Paese e per queste destinare un Commissario straordinario”.

“Noi abbiamo già individuato per la Marina tutte quelle imprese che possono essere eleggibili: un esempio il cinema dell’Accademia navale, che è chiuso e sta crollando, andrà ricostruito ma quello ovviamente non serve al Paese, non deve essere ristrutturato nell’interesse del Paese seguirà il codice degli appalti regolarmente, ci vorranno otto anni per averlo. Comunque sono tante le infrastrutture che abbiamo individuato e dove potremmo nominare un Commissario straordinario per velocizzare la ristrutturazione” ha concluso il capo di Stato maggiore della Marina militare.

FONTE:LogoStartMag

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A Trento un raro esemplare della macchina Enigma

Federico Luchi, 84 anni, ha restaurato un esemplare del 1943 della macchina crittografica tedesca. Fu il matematico Alan Turing a comprenderne i codici, contribuendo alla sconfitta dei nazisti

enigma trento

Clicca sull'immagine per vedere il video su Rai News

Servizio di Nicola Chiarini. Montaggio di Davide Della Corte

Una rara macchina crittografica Enigma, utilizzata nella Seconda guerra mondiale dall'esercito tedesco,  che molti ricordano perché al centro di The Imitation Game, il film sulla vicenda del geniale matematico britannico Alan Turing che ne comprese i segreti, contribuendo in modo determinante alla fine del conflitto e alla sconfitta dei nazisti. Un'esemplare uscito di fabbrica nel 1943, esattamente 80 anni fa è conservato a Trento. Merito dell'84enne Federico Luchi, il decano dei radioamatori trentini, che l'ha riportato in funzione con un restauro certosino, durato tre anni e mezzo. Difficile stabilire se sia prevalsa la passione o il rigore storico, dato che ciascuna componente è stata lavorata su disegni e specifiche originarie. Per quanto consegnata alla Storia dalle vicende belliche, Enigma era stata pensata nel 1918 per usi civili dall'ingegnere tedesco Arthur Scherbius che si era ispirato agli studi di Leon Battista Alberti, matematico italiano del 1400, sui dischi cifranti. Fuori mercato per i costi, ma ingegnosa al punto di offrire un vantaggio competitivo non indifferente alle armate hitleriane che la ripescarono a supporto dell'escalation bellica. Qui entra in campo il genio di Turing, in grado con poche informazioni a fine 1943 dal centro d'intelligence di Bletclhey Park di decrittare un meccanismo ritenuto inscalfibile. Tramite la cosiddetta Bomba, un calcolatore raffinatissimo precursore dei computer, da quel momento, i messaggi dei nazisti potevano essere intercettati. Enigma era una macchina semplice dal punto di vista elettromeccanico, ma assai complessa nei sistemi di funzionamento. Luchi calcola che le combinazioni possibili siano addirittura 150 milioni di milioni. L'Enigma in possesso dell'esperto trentino si presume, però, sia stata usata non direttamente nelle attività belliche, ma in quelle diplomatiche, dato che i caratteri differiscono da quelle in dotazione all'esercito. Così i messaggi crittografati, erano leggibili solo dagli operatori delle Enigma in rete. O, almeno, così fu fino a che Turing non risolse il rebus.

FONTE:Logo tgr news

 

A titolo informativo su You Tube esistono diversi video sulla macchina Enigma. Eccone alcuni:

Giancarlo

 

News Marina Militare,, A Trento un raro esemplare della macchina Enigma

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ENIGMA: ora si trattava di rompere il codice

Dal sito Ocean4future la quarta parte della storia di  Enigma a cura di Andrea Mucedola

turing enigma

Con la cattura del materiale cifra sull’U 110, gli Inglesi vennero finalmente in possesso di una cifrante completa; il quadro si stava delineando ma la macchina catturata confermò di essere diversa da quelle conosciute.

La versione della cifrante della Marina tedesca impiegava infatti otto rotori cifranti (i cinque delle cifranti terrestri più tre nuovi rotori esclusivi per la marina) e poteva usare due diversi riflettori a scelta per aumentare il numero di combinazioni disponibili. In realtà gli analisti lo avevano già sospettato quando avevano recuperato alcuni strani rotori sul sommergibile al Firth of Clyde ma ora il quadro era più chiaro.

enigma la macchina inventata da arthur scherbius prima della guerra lesemplare in foto e conservato nel museo nazionale della scienza e della tecnologia leonardo da vinci di milano

Le intuizioni di Alan Turing

Come ricorderete dagli articoli precedente, il progetto di decifratura, iniziato in Polonia, nel 1939 era stato ereditato dagli Inglesi che avevano organizzato un’attività di intercettazione e decifrazione su vasta scala delle comunicazioni radio tedesche a Bletchley Park.

Il problema era che i codici impiegati erano cambiati ogni 24 ore, rendendo praticamente impossibile provare tutte le possibili combinazioni per decifrare i messaggi.

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Il decifratore “bombe” migliorato da Turing a Bletchley Park

Come è noto, la soluzione si deve all’intuito di un grande matematico, Alan Turing, che riprogettò migliorandolo, l’elaboratore realizzato dai Polacchi ed ottimizzando la velocità di calcolo.

Gli inizi non furono facili, dovendo combattere da un lato l’impervietà del sistema e dall’altro l’ostilità ottusa dei superiori ancora legati alle procedure di decifratura tradizionali. Il primo esemplare, chiamato Victory, arrivò a Bletchley il 14 marzo 1940 ma le sue prestazioni risultarono poco efficienti, impiegando una settimana per decrittare una singola chiave. La situazione si complicò il 10 maggio quando i Tedeschi cambiarono le procedure di cifratura; ci volle del tempo per ritornare efficienti utilizzando un nuovo calcolatore, chiamato Agnus Dei (in breve Agnes).

Il materiale prelevato grazie all’Operazione Primrose semplificò molte delle procedure e molti nodi vennero sciolti. In pochi mesi furono messi in funzione ben quindici sistemi di decifratura e, alla fine del 1942, ne erano in linea quarantanove.

bombe rotors

Una visione del sistema di decifrature: ogni tamburo svolgeva la funzione equivalente di uno dei rotori in una macchina Enigma, da qui il raggruppamento in tre (uno per ciascuno dei rotori per un Enigma a tre rotori). La “bomba” poteva quindi svolgere lo stesso compito di più macchine Enigma funzionanti in parallelo ed era azionata da un motore elettrico che velocizzava il passaggio attraverso tutte le diverse posizioni del rotore – museo di Bletchley Park

Alla genialità di Turing, che perfezionò nel tempo le macchine decifranti, si unirono alcuni errori di ingenuità da parte dei Tedeschi con l’inserimento  di elementi ripetitivi nei testi trasmessi, cosa che facilitò la decifrazione (di fatto riducendo il numero delle combinazioni da provare).

Un vantaggio tenuto nascosto

La scoperta di essere in grado di decifrare il traffico dei messaggi tedeschi  venne tenuta segreta fino alla fine della guerra per sfruttare al massimo la possibilità di monitorare in anticipo le azioni dei Tedeschi. Sebbene gli Inglesi fossero ormai in grado di identificare in poco tempo le posizioni degli U boot, per non insospettire gli avversari, essi limitarono le azioni di contrasto (troppi successi avrebbero insospettito la Kriegsmarine). In alcuni casi, facevano precedere l’azione di contrasto degli U Boot dal volo di un ricognitore sulla loro posizione, dandogli quindi il merito della scoperta al velivolo. Altre volte inviarono falsi messaggi (applicando quindi il principio della deception) che riportavano l’avvistamento dei battelli, sicuri che i Tedeschi li avrebbero a loro volta intercettati.

Lo stratagemma funzionò per un pò ma l’affondamento di parte di un importante convoglio tedesco insospettì Berlino e l’ammiraglio Fricke nominò una commissione di inchiesta per cercare di capire se c’era stata una breccia nelle comunicazioni. Questo comportò una variazione più frequente dei codici di cifratura che però, ormai, venivano comunque decifrati impiegando il geniale metodo di Turing. In quel periodo gli analisti di Bletchey Park, oltre ai codici tedeschi, riuscirono anche a decifrare quelli giapponesi e italiani. Questo portò nel dopoguerra ad attribuire alcune vittorie britanniche a questa capacità informativa.

I dati di intelligence raccolti furono chiamati in codice Ultra (da ultra secret) e permisero di avere costantemente la situazione delle unità nemiche in Atlantico e nel Mediterraneo, contribuendo in maniera decisiva al conflitto. Va aggiunto che il “mondo della decifrazione” lavorò sempre a senso unico: i messaggi tradotti venivano inviati all’Ammiragliato ma l’Ammiragliato non informava mai gli analisti sulle azioni discendenti.

Gli uomini e le donne di Bletchley Park vissero in completo isolamento con il resto di ciò che stava succedendo per lungo tempo.

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 Il Primo Ministro britannico Winston Churchill (la sinistra) e il Presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt in un incontro il 24 maggio 1943, alla Casa Bianca. Il loro rapporto non fu sempre trasparente. Si racconta che Roosevelt entrò nella stanza da bagno di Churchill trovandolo immerso nella vasca. Roosevelt era visibilmente irritato e lo accusò di nascondergli qualcosa e Churchill, sollevandosi nudo dalla vasca, gli rispose che, come vedeva, non aveva nulla di nascosto. | AP Photo  

L’attività di decifrazione ottenuta fu tenuta così segreta che anche il Presidente statunitense Franklin D. Roosevelt non venne inizialmente informato degli esiti positivi dell’operazione Primrosesolo nel gennaio 1942 Winston Churchill lo mise in parte al corrente dei progressi fatti. Mancanza di fiducia verso l’alleato d’oltre oceano o necessità di mantenere quella superiorità informativa che si sarebbe dimostrata fondamentale negli anni successivi?

Lo storico e crittoanalista Sir Harry Hinsley dichiarò che, anche se con il supporto statunitense la guerra sarebbe stata comunque vinta, la conoscenza dei movimenti del nemico ridusse i tempi di guerra di tre anni. Secondo lo storico David Kahn questo portò ad una riduzione anche del numero delle perdite umane, non solo alleate ma anche delle forze dell’Asse.

ENIGMA

Un segreto che durò per molto tempo

Per assurdo, anche al termine della guerra, il successo dei ragazzi di Bletchey Park restò un segreto. Tutta la documentazione fu distrutta insieme alle apparecchiature Bomba … ma non tutte; segretamente alcune furono trasferite al Quartier generale governativo delle comunicazioni (GCHQ). Centinaia di cifranti ENIGMA, raccolte nei comandi tedeschi dopo la guerra, furono distribuite ai Paesi del Commonwealth, in un certo modo garantendosi la possibilità di monitorare in maniera occulta le loro comunicazioni segrete.

Agli inizi degli anni ‘70, il Colonnello della RAF Frederick Winterbotham, appartenente al MI 6 e responsabile della distribuzione delle informazioni Ultra, forse comprendendo che il segreto da lì a breve non sarebbe stato più tale, fece pressione al Governo Britannico di incominciare a far trapelare in anticipo informazioni sul vecchio sistema di cifratura tedesco. In realtà, gli apparati di crittografia si erano ormai evoluti e non avrebbe avuto più senso coprire una tecnologia ormai superata.

Fu un sollievo per tanti che condividevano ancora quel segreto ma anche per riabilitare Alan Turing che, per la sua omosessualità, era stato condannato per “atti osceni” [1] e privato dell’accesso alla sua creazione ed a tutte le informazioni riservate, compresi gli sviluppi dei calcolatori che lui stesso aveva ideato.

A seguito di quell’ingiusto trattamento, Turing era caduto in depressione e si era suicidato con il cianuro a 42 anni di età.  Si dovette arrivare al 10 settembre 2009 quando venne riconosciuto il suo merito con una laconica dichiarazione di scuse ufficiali da parte del primo ministro laburista Gordon Brown, che affermò “ … , per conto del governo britannico, e di tutti coloro che vivono liberi grazie al lavoro di Alan (Turing), sono orgoglioso di dire: ci dispiace, avresti meritato di meglio”.

Un pò poco per l’Uomo che aveva contribuito con le sue geniali intuizioni a vincere la guerra; il cui silenzioso e appassionato lavoro aveva portato alla nascita dell’informatica, di fatto formalizzando i concetti di algoritmo e di calcolo e realizzando la sua macchina, di fatto il primo prototipo dei moderni computer. Ancora più triste il fatto che, sebbene Alan Turing sia unanimemente considerato il padre della informatica e dell’intelligenza artificiale, solo il 24 dicembre 2013 la regina Elisabetta II gli elargì la grazia postuma.

Andrea Mucedola

[1] condannato ai sensi della Sezione 11 del Criminal Law Amendment Act 1885

PARTE PRIMA

PARTE SECONDA

PARTE TERZA

PARTE QUARTA 

.

Riferimenti
Simon Singh, Codici & segreti, Rizzoli editore, Milano, 1999, ISBN 88-17-86213-4

Alberti, Leon Battista, Dello scrivere in cifra, (De componendis cyfris) trad. it. di M. Zanni. Prefazione di David Kahn, Galimberti Tipografi Editori, Torino 1994

Hugh Sebag-Montefiore, Enigma: The Battle for the Code, 2000, ISBN 0-7538-1130-8

Władysław Kozaczuk, Enigma: How the German Machine Cipher Was Broken, and How It Was Read by the Allies in World War Two, University Publications of America, 1984, ISBN 0-89093-547-5.  

F. H. Hinsley, et alii, British Intelligence in the Second World War: Its Influence on Strategy and Operations, volume 2, London, 1981

Winterbotham, Frederick. The Ultra Secret. London: Weidenfeld and Nicolson, 1974. ISBN 0-297-76832-8

http://www.uboatarchive.net/U-110A/U-110 GreenockReport.htm

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Ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.

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Non arrenderti mai amico mio, impare a cercare sempre il sole, anche quando sembra che venga la  tempesta ... e lotta!

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