La scelta di inserire una sezione dedicata alle poesie del mare era d'obbligo.
Se guardate nel web, basta digitare "poesie" che si è sommersi da articoli e riferimenti che riconducono a pubblicazioni di poesie. Da sempre l'editoria ha preso in seria considerazione questo argomento. E proprio sull'argomento poesie, che esiste un settore specifico, le poesie del mare, appunto. Sono tantissime credetemi! Tra l'altro, anche l'Ufficio Storico della Marina Militare, non poteva esimersi dal pubblicare un volume di poesie dedicate al mare. Da questo volume (a cura di Rodolfo Francesconi ) e da tanti altri spunti personali e del web vi propongo alcune delle, a mio parere, più belle poesie del mare. Naturalmente aspetto anche vostre proposte, come previsto dalla mia mission. Fatevi avanti, sia via mail che con i social collegati al sito.
Sicilia bedda mia Sicilia bedda Chi stranu e cumplicatu sintimentu Gnonnu ti l'aia diri Li mo peni Cu sapi si sì in gradu di capiri No sacciu comu mai Ti vogghiu beni.
Sulla mia casa sul mare splende sempre il sole, il vento è un ospite gentile. Dentro ci sono tanti libri, girano liberi, indolenti e paffuti i gatti. Ogni tanto qualche gabbiano viene a salutare e un amico pescatore passa in barca qui davanti, saluta, poi si ferma a pescare. La sera, un lume e qualche candela profumata, un bicchiere di vino e due occhi come stelle accese che ti illuminano il cuore.
Ho bisogno del mare perché m’insegna: non so se imparo musica o coscienza: non so se è onda sola o essere profondo o sola roca voce o abbacinante supposizione di pesci e di navigli. Il fatto è che anche quando sono addormentato circolo in qualche modo magnetico nell’università delle acque. Non sono solo le conchiglie triturate come se qualche pianeta tremante partecipasse lenta morte, no, dal frammento ricostruisco il giorno, da una raffica di sale le stalattiti e da una cucchiaiata il dio immenso. Ciò che m’insegnò prima lo custodisco! È aria, vento incessante, acqua e arena. Sembra poca cosa per l’uomo giovane che giunse a vivere qui con i suoi incendi, e tuttavia il battito che saliva e scendeva al suo abisso, il freddo dell’azzurro che crepitava, lo sgretolamento della stella, il tenero dispiegarsi dell’onda sperperando neve con schiuma, il potere quieto, lì, determinato come un trono di pietra nel profondo, sostituì il recinto in cui crescevano ostinata tristezza, oblio accumulato, e bruscamente cambiò la mia esistenza : diedi la mia adesione al puro movimento.
Noi due, quanto a lungo fummo ingannati, ora metamorfosati fuggiamo veloci come fa la Natura, noi siamo Natura, a lungo siamo mancati, ma ora torniamo, diventiamo piante, tronchi, fogliame, radici, corteccia, siamo incassati nel terreno, siamo rocce, siamo querce, cresciamo fianco a fianco nelle radure, bruchiamo, due tra la mandria selvaggia, spontanei come chiunque, siamo due pesci che nuotano insieme nel mare, siamo ciò che i fiori di robinia sono, spandiamo profumi nei sentieri intorno i mattini e le sere, siamo anche sterco di bestie, vegetali, minerali, siamo due falchi, due predatori, ci libriamo in alto nell’aria e guardiamo sotto, siamo due soli splendenti, siamo noi che ci bilanciamo sferici, stellari, siamo come due comete, vaghiamo con due zanne e quattro zampe nei boschi, ci lanciamo sulla preda, siamo due nuvole che mattina e pomeriggio avanzano in alto, siamo mari che si mescolano, siamo due di quelle felici onde che rotolano una sull’altra e si spruzzano l’un l’altra, siamo ciò che l’atmosfera è, trasparente, ricettiva, pervia, impervia, siamo neve, pioggia, freddo, buio, siamo ogni prodotto, ogni influenza del globo, abbiamo ruotato e ruotato sinchè siamo arrivati di nuovo a casa, noi due abbiamo abrogato tutto fuorché la libertà, tutto fuorché la gioia.
È il silenzio l’oro del mattino il silenzio e il profumo delle donne per le strade sotto le arcate che si sparge come un’onda senza risacca come un’ora non segnata come il respiro di una camminata calma e senza meta.