La scelta di inserire una sezione dedicata alle poesie del mare era d'obbligo.
Se guardate nel web, basta digitare "poesie" che si è sommersi da articoli e riferimenti che riconducono a pubblicazioni di poesie. Da sempre l'editoria ha preso in seria considerazione questo argomento. E proprio sull'argomento poesie, che esiste un settore specifico, le poesie del mare, appunto. Sono tantissime credetemi! Tra l'altro, anche l'Ufficio Storico della Marina Militare, non poteva esimersi dal pubblicare un volume di poesie dedicate al mare. Da questo volume (a cura di Rodolfo Francesconi ) e da tanti altri spunti personali e del web vi propongo alcune delle, a mio parere, più belle poesie del mare. Naturalmente aspetto anche vostre proposte, come previsto dalla mia mission. Fatevi avanti, sia via mail che con i social collegati al sito.
La bora e il mare un giorno litigarono. “Io trascino i vascelli” disse il vento. “Senza di me non sono” disse il mare, “Tu menti!” urlò la bora “Sei bugiarda!” gridava il mare; e anche gli altri Elementi si divisero: il fuoco diede ragione alla bora, la terra al mare, la sabbia a nessuno, gli scogli a entrambi, e le Sirene tacquero. Poi ecco! un mattino Dio chiamò l’Inverno: “Va’ e nel mio nome poni fine a questa contesa!” disse; e l’Inverno ubbidì, ei soffiò dall’Alpe una burrasca fredda: il ciel si fece grigio, il gelo urlò dappertutto, la bocca delle vette liberò la valanga in odio al Sole. Tutto gelò: la bora diventò neve, il mare fu ghiaccio, aspra la terra, il fuoco si lamentava e si spense, impararono dentro l’acque gelide a pattinare le Sirene fredde , gli scogli erano colmi di ghiacciai, la sabbia un freddo tremendo soffriva. “Perché non ti ho ascoltata?” disse il mare, “Avevi ragione!” disse la bora: oramai non ci sono più i vascelli, non c’è più il mare, non c’è più la bora, ma tutto è ghiaccio. Ora stridono i denti.
Dove finisce il mare? Dove comincia il cielo? Le barche galleggiano. o prendono il volo? Si è perso l’orizzonte, nel gioco mimetico del cielo e dell’acqua. Si è fuso il movimento, in un solo colore azzurro, un azzurro calmo. Si fondono i colori; si ferma il movimento. Un solo colore resta; non c’è sopravvento.
José María Hinojosa (a Luis Buñuel), Poeta spagnolo
Nominarle soltanto è la prosa Dei diaristi, è rendervi famose Per lettori che come turisti lodano I letti e le spiagge come uguali; Ma le isole possono esistere solo Se lì abbiamo amato. Cerco, Come il clima cerca il suo stile, di scrivere Versi asciutti come sabbia, limpidi come il sole, Freddi come l’onda arricciata, ordinari Come un bicchiere d’acqua isolana; Eppure, come un diarista, assaporo Le loro stanze infestate di sale (Il tuo corpo che agita il mare increspato Di lenzuola sgualcite), i cui specchi smarriscono Le nostre immagini rannicchiate nel sonno, Come parole che l’amore sperava di usare Cancellare con le pagine della risacca.
Quindi, come un diarista che scriva nella sabbia, Annoto la pace che hai donato A certe isole, scendendo Scale strette per accendere le lampade Contro i rumori dell’onda notturna, proteggendo Una lanterna incerta con la mano, O soltanto pulendo il pesce per la cena, Cipolle, carangidi, parghi e pane; E su ogni bacio il gusto aspro del mare, E come alla luce della luna eri attenta A studiare più di tutto l’ostinata pazienza Dell’onda benché sembri uno spreco.
Per Derek Walcottle isole esistono solo se "lì abbiamo amato". Per me isola è dove ritrovi la parte più vera di te. Tutto sommato un’isola è un frammento, qualcosa che si è staccato e che ha vita propria una vita piccola "a misura". L'isola "contiene " e ha bordi. Approdare è sempre una gioia, salpare un dolore al petto. L'isola è nostalgia! L'isola non è integrata a noi. Ma cosa cerchiamo nelle isole? Bellezza, poesia ,sogno, un po' di possibile. L'isola come un altro livello di vita. Quando ci hanno rubato l'amore per noi stessi le isole sono fondamentali per "confinarci" e ritrovarci. La stanza d'analisi è un'isola, il luogo del "limite" che rende possibile. E noi analisti che razza di isole siamo? Chiudo gli occhi e appare la mia isola: non lontano dalla terra ferma, 45 minuti al massimo di aliscafo , un porto con barche da pesca. Isolani pochi turisti. Pochi negozi alla moda qualche pescheria e fruttarolo e profumo di pane. Vita vera non venduta al turista. Vedo un’alternanza di bello e decadenza. Vedo la diffidenza poi l'apertura. Incrocio sguardi e vedo quello che sono senza paura di esserlo. La solitudine sull'isola diventa uno spazio pieno di emozioni, uno spazio di vita. L'analista è solo sempre.
L'analista sa che è isola sa che è solo, ma sa anche che non deve allontanarsi troppo dalla terra ferma. La giusta distanza produce un canale di navigazione dove far scorrere linfa e tener vivo il discorso. Non morto che ascolta ma vivo che riverbera. Vivo che ama, vivo che pulsa, vivo da paura, vivo da fremito, vivo da occhi bagnati. Vivo da acqua in bocca dottoressa! Vivo da spendere km per l'altro. Il nostro non è un prodotto km 0. Bisogna macinare il tempo e i km dell'inconscio. Approdare e risalpare. Acchiappare i nostri brandelli per isole remote e creare vita da arcipelago. Vicini, accanto l'uno all'altro. Forse il fine non è integrare ma avvicinare ,avvicinarsi e rimanere isole uniche ma vicine. Nell'isola analitica si sta accanto uno all'altra evitando di confondersi ognuno al proprio posto. Qui ? L’ultima spiaggia mi disse la collega. Essere amati da chi ami è la cosa più normale del mondo ma quando il volto dell'amore non lo hai mai visto continui a cercarlo affannosamente nel mondo. Non sai chi, cosa cercare, che occhi che naso che bocca ritrovare. Sulle isole ci si riconosce e ti riconosci non subito pian piano.
E dopo qualche anno ,solo dopo qualche anno, ritrovi tracce di te: Maria.
Sono come l’isola ignorata che palpita cullata da alberi succosi al centro di un mare che non mi comprende, circondata dal nulla, — sola soletta —. Ci sono uccelli splendenti nella mia isola, e dipinte da angeli pittori ci sono fiere che mi guardano dolcemente, e fiori velenosi. Ci sono ruscelli poeti e voci interiori di vulcani addormentati. C’è forse anche un tesoro nella sua parte più interna. Chissà se ho diamanti nella mia montagna, o soltanto un piccolo pezzo di carbone! Gli alberi del bosco della mia isola, siete voi miei versi. Come suonate bene a volte quando il vento musicale vi sfiora quando viene il mare che mi circonda! Se qualcuno giunge a quest’isola che sono, che incontri qualcosa è il mio desiderio; — sorgenti di versi incendiati e cascate di pace io ho —. Un nome che mi risale l’anima e non vuole che pianga i miei segreti; e sono terra felice — ho l’arte di essere felice e povera allo stesso tempo —. Per me è un piacere essere ignorata, isola ignorata nell’oceano eterno. Al centro del mondo senza un libro so tutto, perché venne un messaggero e mi lasciò una croce per la vita — per la morte mi lasciò un mistero
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In foto I Faraglioni di Lipari (Foto di Luciano Mondello)