ENIGMA: ora si trattava di rompere il codice

Dal sito Ocean4future la quarta parte della storia di  Enigma a cura di Andrea Mucedola

turing enigma

Con la cattura del materiale cifra sull’U 110, gli Inglesi vennero finalmente in possesso di una cifrante completa; il quadro si stava delineando ma la macchina catturata confermò di essere diversa da quelle conosciute.

La versione della cifrante della Marina tedesca impiegava infatti otto rotori cifranti (i cinque delle cifranti terrestri più tre nuovi rotori esclusivi per la marina) e poteva usare due diversi riflettori a scelta per aumentare il numero di combinazioni disponibili. In realtà gli analisti lo avevano già sospettato quando avevano recuperato alcuni strani rotori sul sommergibile al Firth of Clyde ma ora il quadro era più chiaro.

enigma la macchina inventata da arthur scherbius prima della guerra lesemplare in foto e conservato nel museo nazionale della scienza e della tecnologia leonardo da vinci di milano

Le intuizioni di Alan Turing

Come ricorderete dagli articoli precedente, il progetto di decifratura, iniziato in Polonia, nel 1939 era stato ereditato dagli Inglesi che avevano organizzato un’attività di intercettazione e decifrazione su vasta scala delle comunicazioni radio tedesche a Bletchley Park.

Il problema era che i codici impiegati erano cambiati ogni 24 ore, rendendo praticamente impossibile provare tutte le possibili combinazioni per decifrare i messaggi.

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Il decifratore “bombe” migliorato da Turing a Bletchley Park

Come è noto, la soluzione si deve all’intuito di un grande matematico, Alan Turing, che riprogettò migliorandolo, l’elaboratore realizzato dai Polacchi ed ottimizzando la velocità di calcolo.

Gli inizi non furono facili, dovendo combattere da un lato l’impervietà del sistema e dall’altro l’ostilità ottusa dei superiori ancora legati alle procedure di decifratura tradizionali. Il primo esemplare, chiamato Victory, arrivò a Bletchley il 14 marzo 1940 ma le sue prestazioni risultarono poco efficienti, impiegando una settimana per decrittare una singola chiave. La situazione si complicò il 10 maggio quando i Tedeschi cambiarono le procedure di cifratura; ci volle del tempo per ritornare efficienti utilizzando un nuovo calcolatore, chiamato Agnus Dei (in breve Agnes).

Il materiale prelevato grazie all’Operazione Primrose semplificò molte delle procedure e molti nodi vennero sciolti. In pochi mesi furono messi in funzione ben quindici sistemi di decifratura e, alla fine del 1942, ne erano in linea quarantanove.

bombe rotors

Una visione del sistema di decifrature: ogni tamburo svolgeva la funzione equivalente di uno dei rotori in una macchina Enigma, da qui il raggruppamento in tre (uno per ciascuno dei rotori per un Enigma a tre rotori). La “bomba” poteva quindi svolgere lo stesso compito di più macchine Enigma funzionanti in parallelo ed era azionata da un motore elettrico che velocizzava il passaggio attraverso tutte le diverse posizioni del rotore – museo di Bletchley Park

Alla genialità di Turing, che perfezionò nel tempo le macchine decifranti, si unirono alcuni errori di ingenuità da parte dei Tedeschi con l’inserimento  di elementi ripetitivi nei testi trasmessi, cosa che facilitò la decifrazione (di fatto riducendo il numero delle combinazioni da provare).

Un vantaggio tenuto nascosto

La scoperta di essere in grado di decifrare il traffico dei messaggi tedeschi  venne tenuta segreta fino alla fine della guerra per sfruttare al massimo la possibilità di monitorare in anticipo le azioni dei Tedeschi. Sebbene gli Inglesi fossero ormai in grado di identificare in poco tempo le posizioni degli U boot, per non insospettire gli avversari, essi limitarono le azioni di contrasto (troppi successi avrebbero insospettito la Kriegsmarine). In alcuni casi, facevano precedere l’azione di contrasto degli U Boot dal volo di un ricognitore sulla loro posizione, dandogli quindi il merito della scoperta al velivolo. Altre volte inviarono falsi messaggi (applicando quindi il principio della deception) che riportavano l’avvistamento dei battelli, sicuri che i Tedeschi li avrebbero a loro volta intercettati.

Lo stratagemma funzionò per un pò ma l’affondamento di parte di un importante convoglio tedesco insospettì Berlino e l’ammiraglio Fricke nominò una commissione di inchiesta per cercare di capire se c’era stata una breccia nelle comunicazioni. Questo comportò una variazione più frequente dei codici di cifratura che però, ormai, venivano comunque decifrati impiegando il geniale metodo di Turing. In quel periodo gli analisti di Bletchey Park, oltre ai codici tedeschi, riuscirono anche a decifrare quelli giapponesi e italiani. Questo portò nel dopoguerra ad attribuire alcune vittorie britanniche a questa capacità informativa.

I dati di intelligence raccolti furono chiamati in codice Ultra (da ultra secret) e permisero di avere costantemente la situazione delle unità nemiche in Atlantico e nel Mediterraneo, contribuendo in maniera decisiva al conflitto. Va aggiunto che il “mondo della decifrazione” lavorò sempre a senso unico: i messaggi tradotti venivano inviati all’Ammiragliato ma l’Ammiragliato non informava mai gli analisti sulle azioni discendenti.

Gli uomini e le donne di Bletchley Park vissero in completo isolamento con il resto di ciò che stava succedendo per lungo tempo.

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 Il Primo Ministro britannico Winston Churchill (la sinistra) e il Presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt in un incontro il 24 maggio 1943, alla Casa Bianca. Il loro rapporto non fu sempre trasparente. Si racconta che Roosevelt entrò nella stanza da bagno di Churchill trovandolo immerso nella vasca. Roosevelt era visibilmente irritato e lo accusò di nascondergli qualcosa e Churchill, sollevandosi nudo dalla vasca, gli rispose che, come vedeva, non aveva nulla di nascosto. | AP Photo  

L’attività di decifrazione ottenuta fu tenuta così segreta che anche il Presidente statunitense Franklin D. Roosevelt non venne inizialmente informato degli esiti positivi dell’operazione Primrosesolo nel gennaio 1942 Winston Churchill lo mise in parte al corrente dei progressi fatti. Mancanza di fiducia verso l’alleato d’oltre oceano o necessità di mantenere quella superiorità informativa che si sarebbe dimostrata fondamentale negli anni successivi?

Lo storico e crittoanalista Sir Harry Hinsley dichiarò che, anche se con il supporto statunitense la guerra sarebbe stata comunque vinta, la conoscenza dei movimenti del nemico ridusse i tempi di guerra di tre anni. Secondo lo storico David Kahn questo portò ad una riduzione anche del numero delle perdite umane, non solo alleate ma anche delle forze dell’Asse.

ENIGMA

Un segreto che durò per molto tempo

Per assurdo, anche al termine della guerra, il successo dei ragazzi di Bletchey Park restò un segreto. Tutta la documentazione fu distrutta insieme alle apparecchiature Bomba … ma non tutte; segretamente alcune furono trasferite al Quartier generale governativo delle comunicazioni (GCHQ). Centinaia di cifranti ENIGMA, raccolte nei comandi tedeschi dopo la guerra, furono distribuite ai Paesi del Commonwealth, in un certo modo garantendosi la possibilità di monitorare in maniera occulta le loro comunicazioni segrete.

Agli inizi degli anni ‘70, il Colonnello della RAF Frederick Winterbotham, appartenente al MI 6 e responsabile della distribuzione delle informazioni Ultra, forse comprendendo che il segreto da lì a breve non sarebbe stato più tale, fece pressione al Governo Britannico di incominciare a far trapelare in anticipo informazioni sul vecchio sistema di cifratura tedesco. In realtà, gli apparati di crittografia si erano ormai evoluti e non avrebbe avuto più senso coprire una tecnologia ormai superata.

Fu un sollievo per tanti che condividevano ancora quel segreto ma anche per riabilitare Alan Turing che, per la sua omosessualità, era stato condannato per “atti osceni” [1] e privato dell’accesso alla sua creazione ed a tutte le informazioni riservate, compresi gli sviluppi dei calcolatori che lui stesso aveva ideato.

A seguito di quell’ingiusto trattamento, Turing era caduto in depressione e si era suicidato con il cianuro a 42 anni di età.  Si dovette arrivare al 10 settembre 2009 quando venne riconosciuto il suo merito con una laconica dichiarazione di scuse ufficiali da parte del primo ministro laburista Gordon Brown, che affermò “ … , per conto del governo britannico, e di tutti coloro che vivono liberi grazie al lavoro di Alan (Turing), sono orgoglioso di dire: ci dispiace, avresti meritato di meglio”.

Un pò poco per l’Uomo che aveva contribuito con le sue geniali intuizioni a vincere la guerra; il cui silenzioso e appassionato lavoro aveva portato alla nascita dell’informatica, di fatto formalizzando i concetti di algoritmo e di calcolo e realizzando la sua macchina, di fatto il primo prototipo dei moderni computer. Ancora più triste il fatto che, sebbene Alan Turing sia unanimemente considerato il padre della informatica e dell’intelligenza artificiale, solo il 24 dicembre 2013 la regina Elisabetta II gli elargì la grazia postuma.

Andrea Mucedola

[1] condannato ai sensi della Sezione 11 del Criminal Law Amendment Act 1885

PARTE PRIMA

PARTE SECONDA

PARTE TERZA

PARTE QUARTA 

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Riferimenti
Simon Singh, Codici & segreti, Rizzoli editore, Milano, 1999, ISBN 88-17-86213-4

Alberti, Leon Battista, Dello scrivere in cifra, (De componendis cyfris) trad. it. di M. Zanni. Prefazione di David Kahn, Galimberti Tipografi Editori, Torino 1994

Hugh Sebag-Montefiore, Enigma: The Battle for the Code, 2000, ISBN 0-7538-1130-8

Władysław Kozaczuk, Enigma: How the German Machine Cipher Was Broken, and How It Was Read by the Allies in World War Two, University Publications of America, 1984, ISBN 0-89093-547-5.  

F. H. Hinsley, et alii, British Intelligence in the Second World War: Its Influence on Strategy and Operations, volume 2, London, 1981

Winterbotham, Frederick. The Ultra Secret. London: Weidenfeld and Nicolson, 1974. ISBN 0-297-76832-8

http://www.uboatarchive.net/U-110A/U-110 GreenockReport.htm

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Ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.

FONTE:Logo Ocean4future

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