Editoriale-Rivista Marittima Ottobre2015

LogoRIV Mar

Un interessante Editoriale a cura del C.V. Stefano Romano , Direttore della Rivista Marittima, inserito nel numero di Ottobre 2015.

Editoriale Ottobre 2015

Il conte Camillo Benso di Cavour, allora Presidente del Consiglio e Ministro della Marina, così scriveva nel 1861 nella nota preliminare al bilancio del Ministero della Marina: «Il sottoscritto preposto all’amministrazione delle cose di mare di uno Stato collocato in mezzo al Mediterraneo, ricco di invidiabile estensione di coste e di una numerosa popolazione marittima, sente il dovere di dare il più ampio sviluppo alle risorse navali del Paese, valendosi degli elementi di forza che ha trovato nella nuove province». All'indomani dell’unificazione nazionale chi governava il nostro Paese aveva dunque già ben chiara l’importanza degli spazi marittimi e di una efficiente marineria per lo sviluppo della nuova nazione. Sono passati oltre centocinquant’anni, ma ancora oggi, pur essendo l’Italia un paese a forte connotazione marittima, non sempre per il cittadino italiano è immediata la percezione delle nostre frontiere marittime ovvero degli spazi marittimi nazionali nonché dell’importanza degli stessi.

Nel numero di ottobre con l’articolo dell’ammiraglio Caffio sui «Mari d’Italia» viene esaminato proprio il regime giuridico esistente sui mari che bagnano la nostra penisola, ovvero i trattati stipulati e le questioni ancora aperte con i nostri confinanti marittimi. Come ricordato altre volte sulla nostra Rivista la questione dei confini territoriali non può risolversi nella scolastica analisi dei quattro stati, Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, nostri confinanti al di là delle Alpi, ma deve necessariamente estendersi, per una effettiva comprensione degli interessi nazionali, anche agli spazi marittimi. Il saggio in questione offre quindi una interessante visione complessiva dei vari rapporti con gli altri paesi prospicienti i nostri mari (Slovenia, Croazia, Montenegro, Albania, Grecia, Malta, Libia, Tunisia, Algeria, Spagna e Francia) permettendoci di evidenziare i fenomeni inerenti il legittimo sfruttamento delle risorse marine nonché della loro protezione, unitamente al sempre più pericoloso fenomeno della «territorializzazione» del Mediterraneo che determina una riduzione delle acque soggette alla piena libertà di navigazione.

Il successivo articolo dell’ammiraglio Ferrante riprende l’idea di confine analizzandola sotto altri aspetti, in particolare alla luce degli attuali fenomeni migratori verso l’Europa e dei diversi comportamenti dei paesi sulla loro zona di frontiera: ecco dunque esaminato il differente aspetto dei confini terrestri e dei confini marittimi, le considerazioni sulla creazione di muri (duraturi o temporanei) sui confini terrestri, a fronte di una minore rigidità del confine marittimo dove anche altri aspetti assumono rilevanza, la salvaguardia della vita umana e gli aspetti umanitari, in particolare.

Da una parte dunque fenomeni di natura giuridica che, se non controllati, potrebbero di fatto portare a una quasi completa territorializzazione del Mar Mediterraneo, dall’altra gli avvenimenti degli ultimi anni, legati ai fenomeni migratori, comprensivi della significativa attività di soccorso umanitario, sottolineano fattori di instabilità sulla nostra «frontiera liquida» che comportano necessariamente flotte adeguate per il controllo non solo degli spazi marittimi sottoposti alla propria sovranità ma, più in generale, di diretto interesse nazionale.

Nel Mediterraneo alcuni paesi nordafricani, Algeria ed Egitto in particolare, stanno facendo importanti investimenti nelle costruzioni navali, come si può riscontrare riguardo alla Marina Egiziana nel relativo articolo all’interno della sezione tecnico-professionale. Tra i paesi occidentali la Marine Nationale godrà probabilmente dei benefici derivanti della revisione della Programmazione pluriennale avvenuta lo scorso giugno in Francia per i propri programmi di sviluppo dello strumento navale (Fremm, Sommergibili nucleari, Pattugliatori polivalenti).

E l’Italia? La configurazione della Marina Militare sta cambiando: è purtroppo già in atto quel processo di ridimensionamento delle nostre unità navali che, a causa dell'invecchiamento della squadra navale, nel prossimo decennio vedrà la radiazione di ben 54 unità su 60 e che, pur considerando l’ingresso in linea delle unità già programmate attraverso il bilancio ordinario, porterà il numero delle navi della Flotta da 60 a 21. Da maggio ad oggi sono state ben cinque le dismissioni di unità navali della Marina Militare: il 30 settembre u.s. l’ultimo ammaina bandiera di nave Granatiere si aggiunge alle dismissioni delle corvette Minerva e Sibilla e dei cacciamine Lerici e Sapri.

Dunque, in funzione della vita operativa raggiunta dalle attuali unità navali, si sta concretamente realizzando il programma di riduzione sopra citato e, di conseguenza, si rende parallelamente necessario attuare il completamento del cosiddetto Programma Navale d’emergenza presentato la prima volta alle Commissioni Difesa congiunte della Camera e Senato nel giugno del 2013 dal Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi. Il programma prevede l’ingresso in linea di circa 30 navi entro il 2025 con un investimento stimato in circa 10 Mld € in 10 anni, integrato con l’ammodernamento delle linee di volo per le nuove unità navali.

Alla fine dello scorso anno è stato approvato un primo finanziamento pluriennale che ha dato l’avvio al citato programma. Tale investimento di complessivi 5.4 Mld €, con un significativo ritorno generale per l'economia del nostro Paese, non è tuttavia sufficiente a far fronte al consistente numero di radiazioni di unità navali nel prossimo decennio.

Occorre dunque completare il Programma Navale d’emergenza prevedendo quanto prima la seconda tranche del finanziamento necessaria per poter completare le linee dei pattugliatori, dei sommergibili, delle unità anfibie, logistiche e ausiliare e rinnovare quella dei cacciamine. Solo grazie a queste ulteriori realizzazioni il rinnovamento della nostra flotta potrà rivelarsi rispondente alle reali minacce e ai crescenti e diversificati compiti di sicurezza marittima che la Marina si troverà ad affrontare nel prossimo futuro e permetterà, in senso più ampio, al nostro Paese di preservare la propria capacità marittima nazionale.

Stefano Romano

rivmar223

FONTE: RIVISTA MARITTIMA

News Marina Militare,, Rivista Marittima, Editoriale

  • Visite: 1853

Ti piace l'articolo? Condividilo

Facebook Twitter

Non arrenderti mai amico mio, impare a cercare sempre il sole, anche quando sembra che venga la  tempesta ... e lotta!

Mi trovate anche nei Social

Disclaimer

Si dichiara, ai sensi della legge del 7 Marzo 2001 n. 62 che questo sito non rientra nella categoria di "Informazione periodica" in quanto viene aggiornato ad intervalli non regolari. Le immagini dei collaboratori detentori del Copyright © sono riproducibili solo dietro specifica autorizzazione. Il contenuto del sito, comprensivo di testi e immagini, eccetto dove espressamente specificato, è protetto da Copyright © e non può essere riprodotto e diffuso tramite nessun mezzo elettronico o cartaceo senza esplicita autorizzazione scritta da parte dello staff di ”Il Mare nel cuore”
Copyright © All Right Reserve

Su questo sito usiamo i cookies. Navigandolo accetti.