Strane morti per suicidio, coincidenze, fatalità o altro? Il caso Cipolla
Era la sera del 23 agosto 2013, il giovane Giuseppe Cipollla di 28 anni, viene trovato agonizzante sul pavimento del corridoio della sua abitazione a Velletri a seguito di un colpo di pistola alla testa.
By L'Ora Legale · On 23 maggio 2017
Cosa sia accaduto ancora oggi è un mistero,
La ricostruzione delle dinamica è basato unicamente su quanto raccontato dalla fidanzata di Giuseppe che dichiarerà ai Carabinieri di Velletri di averlo atteso quella sera presso il supermercato Carrefour di Via Appia, come da accordo, dove lui l’avrebbe raggiunta al termine del lavoro. Nel prosieguo delle dichiarazioni rese lui l’avrebbe raggiunta con la sua Ducati gialla, e quindi lei lo avrebbe seguito con la sua vettura fino a casa sua, il villino di campagna di Via Valle Bata. Arrivato per primo Giuseppe sarebbe entrato in casa, mentre lei apriva l’anta del cancello rimasta chiusa, ma una volta scesa dalla macchina avrebbe udito un colpo di arma da fuoco e precipitatasi in casa avrebbe trovato Giuseppe riverso in terra. Dopo un immediato ricovero al Santa Maria Goretti si è tentato di tutto per salvare il giovane, trasferito anche in altra struttura specializzata in particolari traumi, ma il colpo aveva inferto gravi lesioni; dopo 3 mesi di agonia svanisce ogni speranza il 27 novembre quando Giuseppe perde la sua battaglia e muore.
Una vicenda dai contorni non del tutto chiari
Dopo appena 15 giorni di indagini gli inquirenti parlano di tentato suicidio; ma in tanti non credono a tale ipotesi: Giuseppe aveva tanti progetti ed una gran voglia di vivere, nessun motivo avrebbe potuto giustificare un gesto così estremo per un ragazzo pieno di vita, fisicamente curato, con un lavoro, uno stipendio, una moto, una macchina. Più di tutti la mamma Lorenza non crede al suicidio del figlio ed è determinata nel chiedere e conoscere la verità:“Aiutatemi a scoprire come è morto mio figlio Giuseppe!” La madre di Giuseppe non è la sola ad avere dei dubbi sulla morte del figlio, il gip infatti respinge la richiesta di archiviazione presentata dal P.M. e dispone nuovi accertamenti; le indagini proseguono.
Qual è la vera dinamica dei fatti?
Giuseppe lavorava a Frascati come guardia giurata presso l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, quella che ha mandato nello spazio l’astronauta Guidoni; abitava in una villetta di campagna, poco fuori Velletri, di proprietà del padre, ex carabiniere in congedo, e dove viveva da solo da quando i genitori si erano separati nel 2010. Ritornando a quel venerdì 23 agosto; quella mattina Giuseppe non va a lavorare, ha fatto cambio turno con un collega perché la sera prima – il 22 agosto – aveva festeggiato il compleanno della fidanzata a Valmontone. Appena sveglio quella mattina chiama la madre alla quale comunica che nella giornata sarebbe andato da lei per farle i capelli, impegno che rinviava però al pomeriggio della domenica allorquando la mamma ebbe ad informarlo che si stava recando a Velletri. La signora Gentile precisa che sempre nel corso della predetta conversazione telefonica Giuseppe la informava che quella domenica si sarebbe occupato anche dei pezzi di ricambio dell’autovettura materna, aggiungendo che qualora fosse avanzato del tempo avrebbe anche accompagnato la madre al cimitero in Abbruzzo a far visita al nonno.
Aggiustare l’auto, fare viaggi, dare appuntamenti per i giorni successivi, un venerdì pieno di impegni dove le intenzioni di Giuseppe non sembrano quelle di togliersi la vita qualche ora più tardi.
Ed allora cosa è accaduto quel giorno?
Perché Giuseppe senza motivi apparenti avrebbe dovuto entrare in casa e puntarsi una pistola contro? Perché avrebbe dovuto scegliere proprio quel momento, dopo aver avuto a disposizione un’intera giornata? Nella puntata del 17 giugno 2015 la trasmissione “Chi l’ha visto” si occupa per la prima volta della vicenda, evidenziando nel servizio mandato in onda le anomalie e le incongruenze sull’accaduto. Dopo la ricostruzione della vicenda nella nota trasmissione televisiva condotta da Federica Sciarelli, alla quale la signora Gentile Lorenza partecipò di persona assistita dal suo avvocato, la mamma di Giuseppe ha rilasciato e rese pubbliche dichiarazione nel corso di una conferenza stampa: «Sono qui per dire pubblicamente che non credo nel modo più assoluto che mio figlio Cipolla Giuseppe quella sera del 23/08/2013 si sarebbe suicidato, perché se così fosse io oggi non riceverei continue minacce di morte da parte di ignoti. Ringrazio personalmente la trasmissione televisiva Chi l’ha visto per aver trattato il caso di Giuseppe ed averlo portato a conoscenza delle persone (amici, conoscenti o semplici vicini) che quel giorno del 23/08/2013 potrebbero averlo visto, o aver visto chi stava con lui, e che magari non hanno avuto la possibilità o il coraggio di raccontare ciò che sanno. Ecco, io invoco l’aiuto di queste persone e faccio appello alle loro coscienze, le supplico di darsi il coraggio per venire dal mio avvocato a raccontare ciò che sanno, quello che hanno visto, ciò che hanno sentito dire da Giuseppe in quei giorni del mese di agosto, anche la cosa apparentemente più insignificante, magari fosse solo per aver saputo che quella sera del 23/08/2013 Giuseppe aveva preso un qualche impegno con qualcuno da qualche parte. Giuseppe era mio figlio, ma al suo posto poteva esserci quella sera un figlio di qualunque madre, e non collaborare per ricostruire quanto accaduto significa ucciderlo una seconda volta.......!».
E se fosse altra e diversa la verità sulla morte di Giuseppe?
Secondo recenti indiscrezioni una persona, il pomeriggio di quel dannato 23 agosto, avrebbe riconosciuto qualcuno o qualcosa passando di fronte alla villetta di Giuseppe; in riferimento il legale della signora Gentile, l’avv Becucci, ha reso noto che sulla “circostanza verranno fatti ulteriori accertamenti”, e chiede l’aiuto di tutti coloro che quel giorno incontrarono il ragazzo, videro come era vestito, parlarono con lui, o scambiarono anche solo qualche battuta su Facebook, Whatsapp, o altri social, per riferire ogni particolare, anche quello apparentemente più banale e insignificante, che però potrebbe risultare utile alle indagini. Un caso davvero misterioso e pieno di anomalie ed incongruenze anche dal punto di vista delle indagini condotte e dei primi soccorsi prestati; infatti del tutto inspiegabile è stato il trasporto di Giuseppe in codice rosso presso l’ospedale di Latina distante circa 30 km, quando il pronto soccorso più vicino era quello dell’ospedale di Velletri altamente specializzato e distante circa 13 km dall’abitazione di Giuseppe. Nel ricordare che il papà di Giuseppe era un carabiniere, non si comprende l’affidamento delle indagini all’Arma dei Carabinieri piuttosto che alla Polizia di Stato ugualmente presente sul territorio con un proprio Commissariato.Ed ancora la velocità con cui veniva richiesta l’archiviazione risulta inconciliabile – per i tempi materiali necessari – con l’avvenuta esecuzione di accertamenti fondamentali per supportare un’ipotesi di suicidio: quali la traiettoria di ingresso del proiettile in riferimento alla posizione che avrebbe dovuto assumere il corpo, nonché i rilievi chimici per accertare eventuali tracce dello sparo sulle mani, rilievi che se compiuti lo sono stati solo successivamente. Ancora tanta nebbia su questa vicenda... ancora tanti dubbi e perché, rafforzata dalla diffusa non credibilità del gesto anticonservativo. Non si dimenticano certe storie...si attende chiarezza e verità.
Carla Santoro