Luna Rossa si ritira da Coppa America
Luna Rossa si ritira da Coppa America. Bertelli: "Costretto all'addio dai loro modi imperialisti. Così buttiamo 20 milioni"
Patrizio Bertelli, patron di Luna Rossa e amministratore delegato del Gruppo Prada
"QUESTO giochino ci costa un anno e mezzo di lavoro e venti milioni di euro. Tutto buttato nel cesso".
Un colpo durissimo, Patrizio Bertelli.
"Sì, ma sia chiaro. La decisione è stata condivisa da tutto il team. Gente seria che adesso sarà costretta ad andare a lavorare in qualche altra squadra, perché i ragazzi sono dei professionisti, e si deve pur mangiare. Ma che quando ho letto loro il comunicato con cui ce ne andiamo, mi hanno applaudito, con le lacrime agli occhi. Se la Coppa America ha ancora un futuro, non ho dubbi: questo comunicato ne sarà l’inizio".
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Per ora è la fine. Farete causa?
"Non possiamo nemmeno fare causa. Abbiamo scoperto che ancora non hanno nominato la commissione arbitrale. E nei regolamenti è previsto che di sei giudici ne nominino quattro loro e due noi".
Qualcuno dice che siete stati un po’ ingenui…
"Ma quale ingenui! Un protocollo è un protocollo. Il vincente di una competizione lancia la sfida, propone un regolamento. Gli sfidanti lo accettano e firmano un documento. Tutti. Poi quello a un certo punto prende e cambia il regolamento".
È sempre successo così in Coppa America: “chi vince decide la musica, chi perde balla”.
"È sempre successo che decidesse il protocollo non che lo modificasse. Le modifiche di classe, e vorrei vedere, si sono sempre fatte all’unanimità. Stavolta le hanno fatte a maggioranza. Per quanto mi riguarda l’America’s Cup finisce qui. Per sempre. Irrevocabilmente. Mi spiace perché le altre volte avevamo sempre sbagliato qualche cosa. Stavolta avevamo il miglior team progettuale della nostra storia e un grande equipaggio. E forse questo c’entra qualcosa con la mossa di Allison e i suoi. Eravamo avanti e non ci riagguantavano più".
Ha sognato per tutta la vita la Coppa e ora…
"Sì lo so ma non si può più stare ai loro giochini… pensano solo ai cazzi loro".
Un sacco di soldi buttati. Di questi tempi…
"Sarà difficile anche che ci rendano i soldi dell’iscrizione".
In molti si augurano che ci possa ripensare.
"Non se ne parla. Certo la voglia di restare e dimostrare a questi americani che la Coppa in acqua si può vincere, è tanta. Ma non è cosa. Così no".
Ce l’ha con gli americani?
"Non voglio fare commenti sul punto. Certo l’atteggiamento è sempre il solito, da imperialisti. Tutto ‘sto casino del terrorismo è nato da una guerra in Iraq organizzata con una scusa".
Secondo lei stavano studiando la mossa da tempo?
"Non lo so, ma la tempistica è strana. Loro navigano con barche simili a quelle prefigurate da almeno tre mesi. Ne aggiunga cinque di progettazione. Arriviamo a otto… Dodici mesi fa hanno annunciato il protocollo dei 62 piedi…".
Una trappola.
"La chiami come crede. Ma sa qual è la cosa più beffarda di tutte? Che noi di Luna Rossa quando ci hanno fatto vedere il primo protocollo, quello al quale ci siamo adeguati e sul quale abbiamo investito, dicemmo, anzi, urlammo al mondo intero che era sbagliato e che costava troppo e proponemmo una Coppa fatta con barche di 55 piedi. Loro tirarono dritto, costringendoci a investire su questi progetti che ora ci vogliono far buttare nel cesso. Non è gente seria. Non voglio averci niente a che fare".
Dicono che così attirano più concorrenti.
"Senza di noi gli resta il Team New Zealand e Ben Ainslie. Poi vediamo chi altri trovano. In bocca al lupo. Il problema non ci riguarda più".