I programmi della Marina Militare: tanta forma ma poca sostanza

Approfondimento di Tiziano Ciocchetti su "Difesa on line"

(di Tiziano Ciocchetti)

09/08/21 

090821 mmIl Documento Pluriennale di Programmazione (DPP) 2021-2023 prevede lo sviluppo di diversi programmi per l’ammodernamento delle unità di prima linea, seconda linea, anfibie e ausiliarie, armamento e per le strutture logistiche della Marina Militare.

Tra i programmi di punta spiccano i nuovi cacciatorpediniere (DDX) da 10.000 tonnellate di dislocamento che andranno a sostituire la classe Durand de la Penne che, insieme al Francesco Mimbelli, sono in servizio nella Flotta da quasi 30 anni.

Nelle intenzioni della Marina, le due nuove unità dovranno rivestire il ruolo principale di difesa dalla minaccia dei missili balistici, al fine di concorrere efficacemente all’assolvimento dei compiti funzionali alla sicurezza dello Stato e al controllo delle aree marittime di competenza, così come alla protezione degli spazi euro-atlantici e al supporto alle attività regionali in ambito NATO e Unione Europea.

Tale compito dovrebbe essere assolto grazie alla installazione a bordo del radar, a quattro facce fisse, AESA Kronos 3000 di Leonardo e la disponibilità di sistemi missilistici superficie-aria Aster-30 Block 1NT, prodotti da MBDA (gittata massima di 1.500 km). Inizialmente programmato per armare la classe Thaon di Revel (PPA), il nuovo PAAMS sarà imbarcato anche sui futuri caccia.

La spesa complessiva prevista, per i due DDX, si aggirerà intorno ai 2,7 miliardi di euro.

090821 mm1 0Tuttavia, ciò che non convince è il numero di celle VLS che saranno installate a bordo. A quanto pare, infatti, i futuri caccia avranno 48 celle verticali a poppa per i missili superficie-aria e 16 a prua per i missili da crociera SCALP NAVAL (che, a quanto ci risulta, la Marina non ha in programma di acquisire), per un totale di 64 celle (i missili antinave TESEO EVO saranno collocati negli appositi contenitori/lanciatori esterni).

Ad esempio, i nuovi incrociatori Type 055 da 13.000 t della PLAN (People’s Liberation Army Navy) dispongono di 112 celle VLS (48 a prua e 64 a poppa),più un lanciatore da 24 celle per i missili superficie-aria a corto raggio HHQ-10.

Sembrerebbe che la Marina Militare, per ovviare alla carenza, ormai endemica, di sistemi missilistici, sia costretta a ridurre il numero degli apparati di lancio sulle nuove unità. In effetti, navi da 10.000 t avrebbero un senso solo se servissero da piattaforme per il lancio di missili da crociera e anti MRBM.

Per fare un paragone, le nuove corvette classe Sa’ar 6 della Marina israeliana (v.articolo) hanno un dislocamento a pieno carico di sole 1.900 t, ma sono equipaggiate con 16 celle VLS per missili superficie-aria Barak 8, con capacità anti ICBM, 40 celle per missili superficie-aria C-DOME (versione navale dell’IRON DOME), 8 missili Gabriel V (gittata massima di oltre 200 km). Completa l’armamento un pezzo Oto-Melara da 76/62 mm e due lanciatori per siluri da 324 mm. Il costo per singola unità è inferiore ai 500 milioni di dollari.

In pratica, rinunciando ai nuovi caccia si potrebbe completare la linea della classe Thaon di Revel (16 unità) di cui, attualmente, ne sono state finanziati solo 7. Equipaggiando la versione full (che dovrebbero essere in numero maggiore) con i missili Aster-30 Block 1NT sarebbe possibile creare un ombrello anti ICBM su tutta la penisola e le acque territoriali. Ma questa è solo sostanza, la forma invece è che la Marina Militare anela a schierare unità di tonnellaggio sempre più grande, anche se scarsamente armate ed estremamente costose.

Foto: Marina Militare / MBDA

FONTE: Logo difesaonline

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