Gli Stati Uniti inviano un nuovo sottomarino nucleare nell’Artico

Nucleare artico

Matteo Acciaccarelli
30 AGOSTO 2020

Torna a scaldarsi l’Artico. Gli Stati Uniti, interessati a “controllare” da vicino ogni possibile movimento della marina russa, hanno deciso di dispiegare il sottomarino nucleare da attacco USS Seawolf in Norvegia e 6 bombardieri strategici B-52 nel Regno Unito. A differenza delle tradizionali rotazioni di uomini e mezzi a controllo dell’Oceano Atlantico settentrionale, del mare del Nord e del mar Glaciale Artico, in questa occasione il Pentagono ha deciso di pubblicare una nota stampa sul trasferimento del sottomarino nucleare. Un modo, quindi, per inviare un messaggio alla Russia che, negli ultimi anni, ha incrementato le capacità delle forze armate di agire e operare nell’Artico.

Se già nel corso della guerra fredda l’Artico era vista come una zona strategicamente rilevante per entrambi i Paesi, con il procedere dello scioglimento della calotta polare la zona è diventata “calda”. Laddove sorgevano distese di ghiaccio ora, infatti, è possibile navigare senza l’ausilio di navi rompighiaccio, aprendo così la strada a nuove rotte commerciali e all’estrazione dei gas naturali cruciali per l’approvvigionamento energetico. Non sorprende quindi la mossa statunitense di rendere noto quello che apparentemente è un trasferimento di routine. Ma se per l’Aeronautica è prassi rendere note le attività svolte dai propri aerei -in questo caso i B-52 sono stati impiegati in un’esercitazione congiunta con i caccia Lockheed Martin F-16 norvegesi-, la Marina non annuncia quasi mai i movimenti dei propri sottomarini.

Lo USS Seawolf

Il trasferimento in Norvegia ha segnato anche l’ingresso dello USS Seawolf sotto la competenza della Sesta Flotta -con base a Napoli- e dimostra la volontà e l’impegno statunitense a “inviare forze sottomarine in tutto il mondo così da eseguire ogni eventuale missione con una prontezza impareggiabile”. A differenza dei battelli classe Los Angeles, i tre sottomarini da attacco classe Seawolf hanno capacità nettamente superiori (così come il costo che fu la causa della precoce chiusura del programma) per quel che riguarda sia il numero di siluri e missili da crociera UGM-109 Tomahawk imbarcati, sia per la velocità e la silenziosità. La classe Seawolf, infatti, venne progettata per contrastare “agevolmente” i sottomarini lanciamissili nucleari della classe Typhoon e quelli da attacco classe Akula. I battelli classe Seawolf, inoltre, a differenza di quelli della classe Los Angeles possono operare a profondità maggiori, ma al tempo stesso sono dotati di attrezzature elettroniche che permettono all’equipaggio di compiere missioni in immersione anche in acque relativamente basse.

Il Pentagono, quindi, ha deciso di trasferire sotto l’egida della Sesta Flotta una delle tante eccellenze uscite dall’industria nazionale, in un periodo che vede la Russia incrementare la propria attività nell’Artico avendo -tra l’altro- recentemente svolto un’esercitazione che prevedeva uno sbarco anfibio nell’area. Alle mosse della Marina e dell’Esercito russo, si aggiungono anche quelle dell’Aeronautica che sta aumentando il numero di aeroporti presenti nella zona polare. L’Artico, ma in generale tutta la fascia settentrionale dell’Atlantico, sembra tornare sempre di più al centro dei pensieri degli Stati Uniti, intenzionati a controllare direttamente i movimenti civili e militari russi e cinesi. Una centralità strategica destinata a permanere chiunque sarà il futuro inquilino della Casa Bianca.

FONTE: Logo insideover

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