Scolpisco il mare con il fuoco: i miei pesci sono immortali
Quando una passione ti brucia dentro non importa chi tu sia, devi darle spazio, lasciare che prenda quella parte di te, anche la più nascosta e la trasformi in ciò che sei…
Quando una passione ti brucia dentro non importa chi tu sia, devi darle spazio, lasciare che prenda quella parte di te, anche la più nascosta e la trasformi in ciò che sei… già, perché siamo tutti essenza stessa del divenire, parte di quel meraviglioso quadro che è l’anima del mondo, “siamo fatti della stessa materia che compone le stelle” diceva Margherita Hack e, di stelle dobbiamo comporre il nostro cammino. Questo è quanto mi ha trasmesso la piacevole chiacchierata con Fabio Pilato.
Fabio il sognatore.
Fabio è un “sognatore” inteso nell’accezione del termine più alto… “Sogna”, ma non perché si addormenta e lascia che la mente rielabori le concezioni del giorno, “sogna” perché è la “sua arte” che lo possiede nella versione onirica del suo stesso io.
“Sono l’insieme dei dubbi, degli errori e delle mie stesse incertezze – ci dice. Tutto nasce nel 2006, quando, a seguito della tragica e dolorosa scoperta di avere un cancro al sistema linfatico, ho smesso di ‘dormire’. L’unico sollievo era per me, andare in mare, di notte con la mia barchetta, lontano dal caos, immerso nel silenzio e nella solitudine a guardare la città nella sua versione fulgida di luci a intermittenza e di colori che davvero danno l’idea dell’infinito. Di ritorno da una delle mie ‘notti bianche’ ho visto sulla spiaggia i pescatori con in terra il loro pescato… Pesci.. morti ovviamente, che hanno mosso in me un sentimento di compassione infinita. Così ho raccolto una pietra bianca e, una volta a casa ho iniziato a lavorarla con lo scalpello e ne è venuto fuori un pesce.” l’opera prima, senza nome, custodita da Fabio come un cimelio, o meglio, come una conquista, la prima di una lunga serie.
Le mie opere mi chiamano, mi parlano…
“Io sogno le mie opere, o meglio, le mie opere mi chiamano nel sogno, mi parlano, si mostrano per come dovranno nascere. I sogni che faccio non sono sempre belli, è più che altro, un’insonnia dannata, eccitata, euforica che mi fa svegliare madido di sudore. Scolpisco il mare con il fuoco, quasi una contraddizione e rendo immortali i ‘miei’ pesci che, alla fine sono di tutti, sono della città di Messina perché nessuna delle mie opere è in vendita.”
Il museo del mare presto sarà realtà.
L’ultima ‘creatura’ di Fabio è un esemplare femmina di squalo bianco ‘Pasqualina’, che sarà presentata prima di ferragosto in concomitanza con la raccolta fondi per il ‘Museo del Mare’.
“Il Museo è sempre stato itinerante, ma, qualche settimana fa, grazie all’idea ed alla tenacia di Cristina Puglisi Rossitto, Anna Frazzica e Dario Iacono è nato su Facebook un gruppo in cui il 19 luglio è partita una raccolta fondi per poter creare un “Museo” reale in cui trasferire le mie opere e donarle così alla città di Messina e ai suoi abitanti perché per me l’arte è un mezzo, mai un fine”.
Fabio si emoziona nel parlare, si commuove, la sua voce vibra e ci fa quasi pensare al vibrare del martello nella fucina.
“Io passo le ore nel mio laboratorio apparentemente in silenzio, ma parlo con i miei pesci chiedo loro se sono soddisfatti della forma, delle curve, del mio plasmarli, ma sempre e soltanto a loro piacimento – prosegue – loro sono tutta la mia vita assieme alle ‘mie donne’ la mia compagna, mia madre e mia figlia sempre presenti, sono loro la mia essenza, il mio tutto. Quando lavoro sono come in trans, vedo l’opera solo quando è finita e non mentre la sto lavorando ed è solo in quel momento che mi sento appagato dei sacrifici. Scolpire il ferro non è semplice, piegarlo, fonderlo è come essere dentro un inferno, ma è grazie al ferro, ai quintali e quintali di ferro che mi sono passati per le mani, dal 2006 ad oggi, che le mie creature resteranno immortali nel tempo”.
Il “mostro” non mi fermerà.
La battaglia di Fabio non è ancora finita, purtroppo, dopo 66 chemio, 57 radio ed un nuovo trapianto, il cancro è ripartito di nuovo lo scorso gennaio “Ma la malattia non può fermarmi. Ogni volta che torna il ‘mostro’ io faccio sogni sempre più grandi, sogni sempre più impegnativi… l’ultimo riguarda una balena… Coda mozza che lo scorso anno è passata nello Stretto di Messina… Anche Lei mi ha chiamato ed anche a Lei sono pronto a dare la vita ricostruendola nella sua interezza persino con la coda che le è stata mozzata”.
Siamo fatti della stessa materia dei sogni.
Non si arrende Fabio, il sognatore, l’Artista, l’uomo; pronto a combattere per la sua Arte, per la sua Vita. “Dobbiamo guardare dentro di noi. Ognuno di noi ha dentro un sogno, una potenzialità, basta solo crederci e lasciare che venga fuori”. E ci siamo salutati con una certezza “siamo fatti della stessa materia dei sogni” (W. Shakespeare) e, come diceva Walt Disney “se puoi sognarlo puoi farlo”.
Foto tratte da Facebook
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