Sub mezzanese trova nell'Adriatico relitto di guerra

Andromeda

Foto d'epoca della torpediniera Andromeda (collezione Erminio Bagnasco) (BATCH)

 Riccardo Verzè. 06.01.2017

«Il cuore ha iniziato a battere forte». Massimiliano si immerge negli abissi da oltre 20 anni. Ma questa volta davanti a lui c’è qualcosa di nuovo: il relitto di un torpediniere italiano affondato nel 1941 e mai esplorato da nessuno. «A quel punto abbiamo cominciato ad avvicinarci».

Massimiliano Canossa ha 42 anni, vive a Mezzane di Sotto con la moglie e i tre figli ed è istruttore subacqueo dal 1996, oltre ad avere un negozio di attrezzature sub a Caldierino. Fa anche parte della «Iantd Expeditions», specializzata nell’esplorazione di relitti e grotte sottomarine. E che ha da poco fatto tornare alla luce un pezzo di storia italiana sparito nell’Adriatico.

LA REGINA MARGHERITA. Dall’8 all’11 dicembre la Iantd è stata ospitata in Albania per commemorare i cento anni dall’affondamento della nave da battaglia «Regina Margherita», scomparsa assieme a 674 marinai italiani nella baia di Valona l’11 dicembre 1916, probabilmente dopo aver urtato delle mine.

Massimiliano, vice capo spedizione, e altri sei sub (Cesare Balzi, Michele Favaron, Beni Haxhiaj, Edoardo Pavia, Mauro Pazzi e Igli Pustina) si sono immersi a 66 metri di profondità per studiare, fotografare e filmare la corazzata. «Erano passati oltre dieci anni dalla mia prima immersione su questo relitto», racconta Canossa, «si trova più o meno nelle stesse condizioni di allora, la poppa è ben visibile, e si può ancora leggere parte del nome Regina Margherita. Scendendo ho intravisto la sagoma che si alzava dal fondo, non ho potuto fare a meno di fermarmi per qualche minuto e pensare alle centinaia di marinai morti esattamente lo stesso giorno di 100 anni prima. Ho provato un grande onore nel poter commemorare ancora una volta l’ammiraglia della flotta Italiana».

L'ANDROMEDA. Ma per Massimiliano l’emozione più forte doveva ancora arrivare: nel corso della spedizione infatti è stato anche localizzato, ad est della penisola del Karabrun, quello che si supponeva essere il relitto della torpediniera italiana «Andromeda», affondata nella notte fra il 16 e il 17 marzo 1941 dagli aerei inglesi.

«Io e Cesare siamo scesi per primi», racconta Canossa, «seguendo la cima che avevamo preventivamente lanciato sul presunto punto segnato dal Gps. Siamo arrivati sul fondo fangoso a 55 metri di profondità senza trovare nessun relitto ma, dopo qualche secondo, gli occhi si sono abituati al buio e guardandoci intorno abbiamo visto un’imponente sagoma scura a pochi metri da noi». Con il maremoto di emozioni dei primi esploratori di un nuovo mondo, si sono avvicinati: «Abbiamo visto subito il cannone da 100mm della Oto, caratteristico di questa nave da guerra. Inoltre, esplorando la nave, abbiamo scovato anche gli altri due cannoni di poppa. Infine, a prua, abbiamo riconosciuto la Stella d'Italia».

Era proprio l'«Andromeda»: un’identificazione poi confermata, immagini alla mano, dall’associazione Amici del Museo e della Storia di La Spezia. Per un sub, un’esperienza da lasciare senza parole: «Non è facile descrivere l’emozione che si prova nello scoprire un nuovo relitto. Abbiamo esplorato un luogo dove nessun altro si era mai immerso prima».

FONTE: LOgo Arena

News Marina Militare,, Relitto Andromeda

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