Il megasottomarino ritrovato: luce su un mistero durato 70 anni
Scoperto il relitto dell'I-400, il sottomarino più avanzato della Seconda Guerra Mondiale. Catturato dagli Usa, fu affondato nel 1946 dalla Marina americana in un luogo tenuto segreto per nasconderlo ai russi
di Andrea Bettini Honolulu 03 dicembre 2013
A più di 700 metri di profondità il mare è nero come la notte. Quando l’equipaggio del Pisces V si è diretto verso la massa rivelata dai sonar, all’improvviso dall’oscurità è apparso il relitto di un gigante dei mari: il sottomarino portaerei giapponese I-400. Nessuno lo avevo più visto dal 1946, quando la Marina statunitense, dopo averlo catturato, per nasconderlo ai russi lo aveva affondato al largo delle Hawaii in un luogo mai rivelato. Un colosso per la sua epoca La scoperta è stata effettuata ad agosto da un gruppo guidato dall’esploratore sottomarino Terry Kerby, dell’Hawai'i Undersea Research Laboratory ed è stata annunciata dalla University of Hawaii at Manoa. L’I-400 era un sottomarino di classe “Sen-Toku”. Lungo più di 120 metri, rimase il modello più grande mai costruito fino agli anni Sessanta, quando i sottomarini nucleari iniziarono a solcare i mari. Con un’autonomia di 37500 miglia, poteva fare un giro e mezzo del globo senza dover fare rifornimento e trasportava anche tre aerei bombardieri che potevano decollare pochi minuti dopo l’emersione. Affondato per nasconderlo ai russi Alla fine della Seconda Guerra Mondiale fu catturato dalla Marina statunitense insieme ad altre quattro unità e fu portato a Pearl Harbour. Quando l’Unione Sovietica chiese di avervi accesso in base ai trattati siglati al termine del conflitto, gli americani affondarono i cinque sottomarini al largo dell’isola di Oahu e dichiararono di non avere informazioni sulla loro posizione. Insieme ai relitti finirono così a centinaia di metri di profondità anche i segreti tecnologici custoditi al loro interno, a quel punto noti solamente alla US Navy. “Una scoperta da brividi” A 67 anni di distanza l’I-400 è tornato a raccontare la sua storia. “Lo cercavamo da un po’ di tempo – racconta Terry Kerby, il cui istituto è impegnato in questo genere di ricerche sin dal 1992 – Non ci attendevamo assolutamente di trovarlo in quel punto: pensavamo che fosse più al largo”. Le anomalie del fondale rivelate dai sonar possono essere relitti ma anche rocce. Per capire di cosa si tratta bisogna andare sul posto, così quando gli strumenti hanno segnalato qualcosa Kerby è salito a bordo del sommergibile Pisces V con gli archeologi della National Oceanic and Atmospheric Administration James Delgado e Hans Van Tilburg. “Sapevamo che ci stavamo avvicinando a qualcosa che sul sonar sembrava un enorme relitto – continua Kerby – Abbiamo avuto un brivido quando dall’oscurità è apparso un gigantesco sottomarino”. Identificato con certezza Le riprese sottomarine hanno consentito di identificare con certezza il relitto come ciò che resta del megasottomarino giapponese. Alcune caratteristiche, come quelle della rampa di lancio per gli aerei, non lasciano dubbi. Alcune sezioni sembrano essersi separate dal resto dello scafo, forse dopo l’esplosione dei tre siluri lanciati dalla Marina statunitense per affondarlo nel 1946. Anche i controlli effettuati dalla NOAA presso il Dipartimento di Stato Usa le autorità giapponesi non lasciano dubbi. Un gigante dalla tecnologia rivoluzionaria Il valore storico dell’I-400, il primo della sua classe ad essere varato, è dovuto anche alla capacità di trasportare degli aerei. Per la sua epoca era avanzatissimo: prima della sua costruzione, i sottomarini si limitavano infatti quasi esclusivamente a colpire le navi con attacchi che partivano da sotto la superficie del mare. “La capacità di lanciare attacchi aerei da sottomarini rappresentò un’innovazione tattica”, dice il direttore del Maritime Heritage Program della NOAA. “L’I-400, con la sua grande autonomia e la capacità di far partire tre aerei Seiran M6A1, rappresentò un passo avanti importante nella progettazione dei sottomarini”. Un altro mistero risolto I ricercatori finora hanno individuato quattro dei cinque sottomarini giapponesi affondati al largo delle Hawaii. È stata dunque fatta luce su un altro mistero della Seconda Guerra Mondiale, conservato con cura nel corso della Guerra Fredda. Il destino dell’I-400 probabilmente però non cambierà: resterà sepolto sul fondale oceanico, testimone silenzioso di un conflitto che portò morte e distruzione anche nel Pacifico.
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