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Il controverso “caso Grossi ” – Parte II

Dal sito Ocean4future tre articoli sul "Caso Grossi" a cura di Marcello Polacchini Seconda parte

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Alla fine della guerra, riprese le relazioni con la Marina degli Stati Uniti e dell’Inghilterra, lo Stato Maggiore della Marina italiana iniziò una serie di accertamenti per appurare la verità sulle azioni del Barbarigo. Solo nell’autunno del 1962 la Marina Militare italiana poté ricevere dall’U.S. Navy copia dei diari di guerra delle unità americane che operarono nelle acque in cui fu dislocato il Barbarigo dal 18 al 26 maggio 1942. [1]

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Questo permise finalmente di fare una ricostruzione precisa del controverso episodio, che confermò i dubbi subito avanzati dal Capitano di Vascello Polacchini. Risultò infatti che il sommergibile Barbarigo, giunto nella zona di operazioni designata, al largo di Capo San Rocco in Brasile, il 18 maggio cannoneggiò e silurò, senza affondarlo, il piroscafo brasiliano Commandante Lyra (5.052 t.s.l.), sul quale scoppiò un incendio.

Il giorno successivo giunse sul posto l’incrociatore leggero USS Milwaukee che aveva captato l’SOS del Commandante Lyra, trovandolo ancora in fiamme e sbandato sulla sinistra. Una volta recuperati i 25 membri dell’equipaggio del cargo brasiliano sopravvissuti, che avevano trovato posto sulle scialuppe, con l’aiuto dell’incrociatore della stessa Classe USS Omaha e del cacciatorpediniere USS McDougal, si riuscì a domare l’incendio. Alleggerito del carico, il Commandante Lyra fu rimorchiato a Fortaleza sulla costa brasiliana. Il 20 maggio l’incrociatore USS Milwaukee fu attaccato dal Barbarigo con il lancio di due siluri che fallirono largamente il bersaglio, tanto da non essere neppure avvistati dalla nave statunitense. Il Comandante Grossi, che l’aveva scambiato per una corazzata della Classe “Maryland” o “California”, sostenne però di aver centrato il bersaglio e di averlo affondato. Questi sono i fatti accertati.

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Ottobre 1942 – seconda azione


Anche il presunto affondamento della seconda corazzata statunitense della Classe “Mississippi”, comunicato a BETASOM il 6 ottobre 1942 con telegramma delle ore 05:40, azione per la quale il comandante del Barbarigo ottenne la promozione a Capitano di Vascello, fu molto controverso. Infatti, il Contrammiraglio Polacchini, che pure inoltrò a SUPERMARINA – Roma, secondo la consueta prassi, la proposta di concedere al comandante del Barbarigo una seconda Medaglia d’Oro al V.M. (proposta che però non ebbe seguito), non essendo riuscito ad avere altre conferme convincenti sullo svolgimento dei fatti, nel suo rapporto a MARICOSOM specificò che: «Il Comandante Grossi verbalmente non ha fornito altri elementi degni di rilievo».

Secondo la versione fornita dal Comandante Grossi nel suo rapporto a BETASOM in merito al presunto affondamento, durante la notte del 6 ottobre, al largo di Freetown (Sierra Leone) in latitudine 2°05′ Nord, longitudine 14°23′ Ovest, fu avvistata a circa 4.000 metri di distanza la sagoma di una nave da guerra di elevato dislocamento scortata da alcuni cacciatorpediniere. Anche questa volta, come nell’azione di maggio, Grossi non si trovava in plancia. Una volta avvertito dell’avvistamento, salì sulla torretta mentre l’ufficiale in comando di guardia aveva già cominciato la manovra per attaccare con il siluro. Il Comandante Grossi condusse l’attacco che in seguito descrisse così nel suo rapporto a BETASOM. Rimanendo in superficie, il sommergibile Barbarigo si avvicinò all’unità fino ad una distanza di circa 2.000 metri, dopodiché lanciò 4 siluri regolati a 6 metri di profondità dai tubi prodieri ad un intervallo di due secondi l’uno dall’altro. Dopo circa un minuto e mezzo dal Barbarigo udirono quattro violente esplosioni intervallate dallo stesso lasso di tempo del lancio dei siluri. Il Comandante Grossi dichiarò nel suo rapporto di aver visto affondare una corazzata statunitense della Classe “Mississippi“, riconosciuta quando si profilò di traverso,

«… per il gran complesso centrale della plancia con un solo fumaiolo a poppavia di quella, la prua  da veliero e tutte le altre caratteristiche corrispondenti alle navi da battaglia di quella Classe».

Senza porre indugio, anche questa volta SUPERMARINA si affrettò a dare la notizia dell’avvenuto affondamento ed emanò il Bollettino di guerra n. 863 del 6 ottobre 1942 che diceva: «Questa notte alle 2,34 (ora italiana) in latitudine 2,15′ nord e longitudine 14,25′ ovest, e cioè a circa 330 miglia per sud-ovest da Freetown (Africa occidentale), il sommergibile atlantico Barbarigo, comandato da Enzo Grossi, ha attaccato una corazzata statunitense del tipo Mississipi, che navigava con rotta 150 a velocità di nodi 13. La corazzata, colpita a prora da 4 siluri, è stata vista affondare».

Anche questo presunto affondamento però, come già quello del 20 maggio 1942, a guerra finita non trovò conferma nella documentazione ufficiale britannica e americana [2]. Al suo rientro a Bordeaux il capitano di fregata Grossi fu accolto con tutti gli onori.

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Gli fu concessa la promozione a Capitano di Vascello per meriti di guerra e fu proposta una seconda Medaglia d’Oro al V.M.. Grossi e tutto l’equipaggio del Barbarigo furono ricevuti da Mussolini a Roma a Palazzo Venezia, alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio di Squadra Arturo Riccardi. Addirittura Adolf Hitler in persona si complimentò con Enzo Grossi per questa seconda azione che aveva provocato l’affondamento di un’altra corazzata americana, mentre il Großadmiral Dönitz lo insignì della Ritterkreuz [3] elogiandolo per «la bravura e l’ardimento davvero eccezionali con i quali aveva saputo condurre le due difficilissime azioni».

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Nel dicembre del 1942, alla notizia dell’affondamento della seconda corazzata americana da parte del C.F. Grossi e della sua promozione a Capitano di Vascello per meriti di guerra, il Contrammiraglio Polacchini (che in quel momento si trovava a Venezia dalla famiglia), espresse all’Ammiraglio di Squadra Antonio Legnani – Comandante della Flotta Sommergibili della Regia Marina – la sua totale disapprovazione per la nuova promozione di Grossi, motivandola così: « … perché non lo ritenevo ancora idoneo a rivestire tale grado», aggiungendo: « … gli fosse pure data una seconda medaglia d’oro per premiare il suo valore e soprattutto il risultato conseguito … ma non dei galloni che solo potevano stare sulla testa di chi ce li sapeva portare».

Nella sua relazione, datata 18 marzo 1948, indirizzata alla prima Commissione d’Inchiesta Speciale (C.I.S.) sul caso Grossi, istituita nel 1948 dal Ministero della Marina, l’ammiraglio Polacchini racconta che da allora l’Ammiraglio di Squadra Legnani mostrò sempre ostilità nei suoi riguardi, essendosi da sempre schierato dalla parte di Grossi (che, come lui, era un acceso sostenitore del regime fascista) ed essendo irritato dall’atteggiamento fermo, deciso e irremovibile assunto da circa un anno nei confronti del comandante del Barbarigo dal Comandante di BETASOM. Al riguardo Polacchini precisa di essere sempre stato mosso nei confronti di Grossi solo da “senso di giustizia e di onestà” e di aver mirato « … soprattutto a salvaguardare l’onore e la dignità della Regia Marina, che non potevano certo essere raffigurate nel comandante Grossi, tipica figura di avventuriero sfacciato, disonesto e senza scrupoli», e conclude dicendo che «il tempo mi ha dato largamente ragione e ha fatto giustizia».

enzo grossi mussoliniNel dicembre del 1942, pochi giorni dopo essere rientrato a Bordeaux da Venezia, il Contrammiraglio Polacchini ricevette inaspettatamente un telegramma da MARICOSOM con il quale gli veniva comunicato che il capitano di vascello Grossi lo sostituiva nel comando di BETASOM. Dalla relazione del Contrammiraglio Polacchini alla C.I.S. del Ministero Marina sul caso Grossi, del 18 marzo 1948, egli racconta della sua reazione alla notizia che il Comandante Grossi lo avrebbe sostituito. In particolare, emergono altri particolari interessanti su come Polacchini reagì alla comunicazione del suo movimento e sulla scarsa considerazione che egli nutriva nei confronti di Grossi. Appena ricevuto il telegramma di MARICOSOM, Polacchini si precipitò a Roma, non tanto per evitare il trasferimento (poiché era stato lui stesso a chiedere in precedenza di andarsene da Bordeaux per potersi riavvicinare alla famiglia che viveva a Venezia), quanto per evitare che BETASOM passasse sotto il comando di Enzo Grossi «… essendo mia opinione che egli non avesse le indispensabili qualità professionali e morali per esercitarlo». E aggiunge: « … d’altronde i gravi dubbi ormai sorti sulle azioni di guerra del Grossi, consigliavano, come ebbi a dire a Roma, di metterlo sotto silenzio in una destinazione dove non potesse continuare a dare manifestazioni di esibizionismo e venisse a cadere, per così dire, un po’ nel dimenticatoio».

A Roma però gli dissero che l’ordine di destinazione di Enzo Grossi a BETASOM era di Mussolini in persona ed era in forma perentoria. Infatti, in una lettera privata, datata 3 maggio 1959 ed indirizzata dall’ex C.S.M. della Marina, Ammiraglio di Squadra Arturo Riccardi [4] a Polacchini, è scritto: « … io mi ero pronunciato sfavorevolmente perché [Grossi] assumesse l’incarico di comando di Betasom, dato che, pur essendo ormai Capitano di Vascello, non aveva le caratteristiche adatte» e ancora «Invece, quel disgraziato, a mia insaputa, è andato da Vidussoni, Segretario del Partito, che ha rivolto fervida istanza Mussolini di voler accogliere la richiesta di Grossi»[5]. Nelle sue memorie – scritte quando già non era più in servizio – l’Ammiraglio di Squadra Romolo Polacchini commenta dicendo: «così ebbi l’affronto di essere sostituito dal Grossi».

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Sempre l’ammiraglio Riccardi, nella citata lettera inviata a Polacchini, riguardo a Enzo Grossi, aggiunge una frase che dimostra chiaramente la poca stima che l’allora massimo responsabile della Marina italiana nutriva nei confronti del comandante del Barbarigo: «Quello che ha fatto a Betasom è ormai passato alla storia nel modo più lordo e disonesto».

Fine seconda parte – continua

Marcello Polacchini

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[1] Nell’autunno del 1962 la Marina italiana poté avere dall’U.S. Navy copia dei diari di guerra delle unità USA che operarono nelle acque in cui fu dislocato il Barbarigo dal 18 al 26 maggio 1942 e, dalla Royal Navy, l’estratto del diario  di guerra riguardante l’attacco subito dalla corvetta Petunia per opera dello stesso Barbarigo al largo di Freetown nella notte dal 5 al 6 ottobre 1942 (vedasi volume XII «I sommergibili negli oceani», U.S.M.M., Appendice VI/B, pag. 366 e segg.).

[2] Nell’autunno del 1962 la Marina italiana poté avere dall’U.S. Navy copia dei diari di guerra delle unità USA che operarono nelle acque in cui fu dislocato il Barbarigo dal 18 al 26 maggio 1942 e, dalla Royal Navy, l’estratto del diario di guerra riguardante l’attacco subito dalla corvetta Petunia per opera dello stesso Barbarigo al largo di Freetown nella notte dal 5 al 6 ottobre 1942 (vedasi volume XII «I sommergibili negli oceani», U.S.M.M., Appendice VI/B, pag. 366 e segg.).

[3] La Ritterkreuz des Eisernen Kreuzes è la Croce di Cavaliere della Croce di Ferro, assegnata per eccezionali meriti di comando e/o di coraggio. Durante il secondo conflitto mondiale fu ottenuta solamente da nove italiani, tra i quali, oltre al C.F. Enzo Grossi, il C.F. Carlo Alberto Fecia di Cossato e il C.C. Gianfranco Gazzana Priaroggia, che la ricevettero a Bordeaux dal Grandammiraglio Karl Dönitz in persona.

[4] L’Ammiraglio di Squadra Arturo Riccardi, nominato Senatore del Regno nel 1939 su proposta del Ministero della Marina, l’8 dicembre 1940, fu scelto da Mussolini come nuovo Sottosegretario di Stato e Capo di Stato Maggiore della Marina in sostituzione dell’Ammiraglio di Squadra Domenico Cavagnari, facendolo diventare il massimo responsabile della guerra navale italiana. Diventato Ammiraglio d’Armata nell’ottobre 1942, l’Ammiraglio Riccardi fu costretto a lasciare il suo incarico dopo la caduta di Mussolini il 25 luglio 1943. Il suo successore fu l’Ammiraglio Raffaele De Courten.

[5] Il dottor Aldo Vidussoni fu il Ministro Segretario di Stato e Segretario del Partito Nazionale Fascista, la più alta carica del Partito, dal 1941 al 1943.

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marcello polacchini Croazia 2019 

Veneziano, classe ’52, ha ereditato la grande passione per il mare dal padre e dal nonno, entrambi Ammiragli della Marina Militare. Laureato in Giurisprudenza, ex dirigente d’azienda, in seguito libero professionista, ha abbandonato definitivamente l’attività lavorativa nel 2014 per dedicarsi esclusivamente alle sue grandi passioni: scrivere, leggere, viaggiare e immergersi. Per oltre vent’anni ha navigato in barca a vela, regatando anche come professionista in tutto il Mediterraneo. Abbandonata la vela agonistica, dalla metà degli anni ’90, dopo aver conseguito i necessari brevetti, si è dedicato all’immersione subacquea affiancando alla sua attività professionale quella d’istruttore e guida subacquea. Avendo alle spalle centinaia di immersioni, dal 2007 ha abbracciato la cosiddetta “subacquea tecnica”, immergendosi con miscele ternarie e con il rebreather a circuito chiuso e potendo così ampliare gli orizzonti delle sue esplorazioni. Per divulgare la sua passione per il mare dal 2004 gestisce il sito “marpola.it, interamente dedicato alla subacquea e ha scritto diversi articoli, racconti e libri in materia (“Da solo nel relitto”, Magenes Ed. 2009, “Ovunque c’è acqua”, Magenes Ed. 2011, “Il Ritorno”, E-book 2013).

 

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