Pubblicato in News dalla Marina Militare .

Il blitz a La Spezia- Legionella sulle navi

Nave Margottini

Legionella sulle navi, i Nas in Arsenale per verifiche sul caso della fregata Margottini

La Spezia - Il primo a sollevare l’allarme contaminazione, in merito alle acque in uso sulle navi militari, era stato il sottufficiale infermiere Emiliano Boi, spezzino, attualmente sotto processo per aver divulgato materiale riservato. A ribadire la denuncia, era stato il rappresentante del partito dei diritti dei militari, Luca Marco Comellini, che aveva puntato l’indice sui rischi derivanti dal consumo di quell’acqua auto prodotta dalla Marina Militare.

Fin qui, i vertici della Difesa avevano smentito, sostenendo che andasse tutto bene, e che gli equipaggi fossero pienamente garantiti, rispetto a qualsiasi rischio. Ora, a stabilire la verità sulla delicatissima controversia, sarà però l’autorità giudiziaria: e la base militare della Spezia risulta al centro dell’inchiesta. La questione, rimasta sopita per mesi, appare destinata ad esplodere. Risulta siano state già acquisite ampie documentazioni, relative alle analisi di potabilità, che non è stato possibile acquisire, né verificare, perché non sono mai state rese pubbliche.

E non è escluso che possa essere addirittura stabilito un intervento diretto di verifica, a bordo di quelle unità sulle quali si è concentrata l’attenzione. Delle due, l’una. O Boi e Comellini hanno sollevato un allarme infondato, oppure esiste veramente un problema, serio. Ed è certo che le ripetute segnalazioni, che continuano ad arrivare, da parte di militari spezzini, preoccupati, meritino un approfondimento definitivo: un atto di laboratorio, definitivo, che dia risposte certe, su quale tipo di acqua è stato utilizzato per anni, per bere, e continua ad essere usato ancora oggi, per il confezionamento dei cibi.

Carabinieri in borghese, impegnati negli accertamenti, sono stati notati all’interno della base navale della Spezia. Potrebbero appartenere al nucleo scelto dei Nas, gli specialisti dell’anti sofisticazione e della sanità. Già Comellini aveva chiesto che fosse fermata, e sottoposta ad accertamenti, la prestigiosa fregata europea multi missione Margottini, partita dalla Spezia a fine febbraio. Nell’acqua in uso a bordo, sospettava potesse esserci il batterio della legionella. La Marina Militare aveva smentito, sostenendo che le analisi fossero a posto, e che comunque ne sarebbero state fatte altre, in corso di navigazione.

Comellini aveva replicato che ci vogliono laboratori a norma, per accertare che l’acqua garantisca la completa conformità al consumo umano, e che le Forze Armate non ne hanno a terra: e tantomeno a bordo. Non solo. Aveva fatto presente l’esistenza di dati di non conformità, già emersi relativamente alle navi Caio Duilio, Grecale, Elettra, Magnaghi, Rizzo. La comparsa dell’Arma, e la notizia degli accertamenti esterni, ha aperto un capitolo del tutto nuovo.

Si parla di evoluzioni imminenti, e di decisioni drastiche, che potrebbero essere assunte da un momento all’altro. Ad esprimere piena solidarietà ad Emiliano Boi, e a «tutti i militari che si assumono le proprie responsabilità, mettendo al primo posto la coscienza», è l’associazione Afea, che si batte da anni per il riconoscimento delle patologie derivanti dall’esposizione all’amianto, per il personale militare e civile della Difesa. «Anche a noi - osserva il presidente Pietro Serarcangeli - è stato detto per anni che andava tutto bene. Ci viene ripetuto anche adesso. Eppure si sa che tantissime persone si sono ammalate, perché esposte ad un rischio che già i vertici militari conoscevano».

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FONTE: Logo Laspezia Secolo

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