I relitti dei sommergibili nucleari sovietici sono bombe a orologeria, ma nessuno se ne occupa
Le associazioni ambientaliste stanno mettendo pressione al governo russo, che finora non ha fatto abbastanza.
Redazione 07/09/2020
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Un'eredità della Guerra Fredda minaccia la popolazione e l'ambiente della Russia, rischiando potenzialmente di irradiare gran parte del Mare di Barents, chiudendolo quindi alla pesca commerciale. Due sottomarini sovietici a propulsione nucleare sono fermi sul fondo dell'oceano e potenzialmente potrebbero rilasciare i loro combustibili radioattivi nelle acque circostanti.
Governi e associazioni ambientaliste temono che una rottura possa causare una catastrofe nucleare, con ripercussioni su pesca e ambiente locali. Il governo russo sta lavorando per risolvere il problema, che alcuni esperti definiscono una potenziale "Chernobyl al rallentatore, sul fondo del mare".
L'Unione Sovietica ha costruito quattrocento sottomarini a propulsione nucleare durante la Guerra Fredda. La stragrande maggioranza è stata demolita o serve ancora oggi nella Marina russa. Alcuni sottomarini, tuttavia, sono intrappolati in circostanze precarie, appoggiati sul fondo del mare con le scorte di uranio ancora intatte. La BBC racconta degli sforzi per rendere sicure due di questi sottomarini, K-27 e K-159.
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Il primo, K-27, era un prototipo di sottomarino della marina sovietica equipaggiato con un nuovo reattore a metallo liquido. Nel 1968, quando il sottomarino aveva sei anni, subì un incidente al reattore così grave che nove marinai sovietici ricevettero dosi fatali di radiazioni. Il sottomarino è stato affondato al largo dell'isola russa di Novaya Zemlya nel 1982 con il suo reattore ancora a bordo.
Il secondo, K-159, ha avuto una carriera abbastanza tipica con la flotta sovietica del nord prima del ritiro nel 1989. Nel 2003, tuttavia, il K-159 è affondato durante il processo di smantellamento, uccidendo nove marinai. Il mezzo è ancora oggi nel punto dove affondò allora, anche lui il suo reattore a bordo. Gli ambientalisti in Norvegia e Russia temono che prima o poi i reattori di entrambi i sottomarini si rompano, rilasciando enormi quantità di radiazioni.
Gli effetti di queste perdite potrebbero comprendere l'aumento delle radiazioni di fondo nell'ambiente locale e il divieto di pesca e caccia. In particolare sarebbero a rischio gli stock di merluzzo ed eglefino nel mare di Barents, che rendono ai pescatori locali circa 1,5 miliardi di dollari all'anno.
L'agenzia nucleare statale russa, Rosatom, ha teoricamente l'incarico di mettere in sicurezza i mezzi, ma l'impresa è sottofinanziata, un po' troppo per quella che di fatto è una corsa contro il tempo (e contro l'azione corrosiva dell'acqua salata).
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