Solo negli ultimi quattro giorni, infatti, almeno quattro navi cinesi e 16 russe hanno navigato intorno alle isole nipponiche. Nella giornata di lunedì 20, Tokyo ha emesso un doppio comunicato stampa riguardante i movimenti di tre di unità cinesi – un cacciatorpediniere classe Type 055, uno classe Type 052D e una nave di rifornimento Type 901 – che si sono sviluppati a ovest dell’isola di Honshu, con il passaggio attraverso lo stretto di Tsushima, provenendo da sud il 12 e 13 giugno, quando si è unità anche una nave spia della classe Type 815. I due cacciatorpediniere cinesi hanno successivamente navigato verso nord e poi nell’Oceano Pacifico dopo aver attraversato lo stretto di Soya, che separa l’isola di Hokkaido da quella di Sakhalin intorno al 16/17 giugno. Anche il rifornitore e la nave spia sono passate nel Pacifico più o meno nello stesso periodo, ma attraverso lo stretto di Tsugaru tra le isole Hokkaido e Honshu.
Le navi russe si sono presentate a ondate: la prima, composta da cinque unità, proveniva dal Mar delle Filippine diretta verso il Mar Cinese Orientale e ha attraversato le acque nipponiche tra le isole di Okinawa e Miyakojima. Di questa flottiglia facevano parte il cacciatorpediniere della classe Udaloy (Project 1155) “Admiral Panteleyev”, la nave per la raccolta/sorveglianza di dati sui missili balistici della classe Marshal Nedelin “Marshal Krylov”, ora convertita in nave di comando e controllo per la Flotta del Pacifico, e tre corvette della classe Steregushchiy (Project 20380). La “Marshal Krylov” era stata vista quasi esattamente un anno fa insieme a due caccia, tre corvette e all’incrociatore “Varyag”, in navigazione non molto lontano della isole Hawaii.
Più o meno negli stessi giorni, dal 17 al 19, la portaerei Izumo (ufficialmente cacciatorpediniere portaeromobili), insieme al caccia Takanami, ha condotto un’esercitazione congiunta con il cacciatorpediniere Uss Sampson che ha visto anche rifornimento in alto mare dalla Usns Rappahannock, mentre durante il trasferimento verso l’aerea di operazioni dell’imponente esercitazione Rimpac 2022, che si terrà alle Hawaii dal 29 giugno al 4 agosto, la fregata della marina indiana “Satpura”, quella filippina “Antonio Luna”, l’indonesiana “Gusti Ngurah Rai”, insieme a una della Repubblica di Singapore – la “Intrepid” – e a una corvetta della Royal Malaysian Navy – la “Lekir” – si sono raggruppate per effettuare una manovra di navigazione in formazione.
Un fatto apparso subito inusuale, che ha destato particolare attenzione ma che va letto, allo stesso modo di quanto accaduto nei giorni scorsi, alla luce degli eventi in Ucraina per quanto riguarda l’attività russa e per il contesto taiwanese per quella cinese. Il Giappone, infatti, ha preso una posizione abbastanza netta a supporto di Kiev, partecipando al regime sanzionatorio internazionale e scegliendo di inviare aiuti, se pur evitando gli armamenti: aerei delle forze aeree nipponiche carichi di equipaggiamento non letale destinato all’esercito ucraino sono giunti in Europa in più di una occasione. Inoltre – fatto più unico che raro – una piccola squadra navale giapponese, composta da due unità tra cui una nave scuola, ha incrociato nel Mediterraneo a dimostrazione del maggior coinvolgimento nipponico in sostegno dei suoi alleati occidentali.
Ancora più netta, com’è ovvio dato il contesto regionale, la posizione verso Taiwan, dove Tokyo ha cominciato a sostenere apertamente il governo dell’isola, che Pechino considera una provincia ribelle su cui pende la minaccia di invasione militare. Le autorità giapponesi hanno infatti indicato che sarebbero disposte a contribuire direttamente, potenzialmente anche militarmente, alla difesa di Taipei. Del resto le relazioni sino-giapponesi non sono mai state caratterizzate da un idillio, nonostante i legami commerciali, in quanto i due Paesi hanno un contenzioso territoriale aperto rappresentato dalle isole Senkaku, rivendicate dalla Cina, e Pechino nel corso degli anni, con il crescere del proprio strumento militare, è diventata molto più assertiva verso Torkyo in quel arcipelago. Inoltre bisogna considerare una contingenza tattica in caso di invasione cinese di Taiwan: le basi aeree e navali statunitensi in Giappone, come Okinawa ma la stessa Yokosuka, sarebbero obiettivi per gli attacchi cinesi nelle fasi di apertura del conflitto, come abbiamo già avuto modo di raccontarvi.