Davide Cervia, 27 anni di silenzi e depistaggi

misteri di stato

Il giovane militare, superesperto di Guerre elettroniche, non tornò a casa il 12 settembre 1990. Fu visto mentre veniva caricato a forza su un’auto. Gli appelli del papa, i sit-in della moglie al ministero, il processo civile che si apre ora, quasi 26 anni dopo

di Fabrizio Peronaci

La scomparsa a Velletri

Davide Cervia, nato a Sanremo nel 1959, sparì il 12 settembre 1990 a Velletri, all’età di 31 anni. Dopo gli studi superiori, nel 1978 si arruolò come volontario in Marina, da cui si congedò col grado di sergente, nel 1983. Il passaggio dal pubblico al privato, considerato il suo know how, su facile: trovò subito lavoro alla Enertecnel Sud, una società di componenti elettronici con sede ad Ariccia.

Davide

Durante la leva volontaria, aveva frequentato il corso biennale di tecnico elettronico alla Scuola della Marina di Taranto e poi si era imbarcato a La Spezia sulla nave Moc 1204. Nelle stesse officine, partecipò all’allestimento degli armamenti tecnologici sulla Maestrale, prima di conseguire il brevetto di esperto in guerre elettroniche con la sigla ETE/GEe . Davide nonostante la giovane età era già considerato tra massimi esperti in tecnologie belliche al livello Nato. Quella sera non tornò nella sua casa di Velletri e la moglie pensò subito a un sequestro di persona, legato a un traffico di uomini e armi.

La famiglia

Davide Cervia era sposato con Marisa Gentile. Si erano conosciuti su un treno di ritorno da Genova nel 1982 e sposati il 18 settembre dello stesso anno. Dalla relazione sono nati due figli: Erika, che al momento della scomparsa del padre aveva sei anni, e Daniele, di due anni più piccolo. Una famiglia felice. Nel 1988 si trasferirono a Velletri, in contrada Colle dei Marmi. Il padre Alberto (nella foto con Marisa) l’ha sostenuta in tutti questi anni, partecipando anche lui a trasmissioni e manifestazioni per la verità.

Mamma papa

Il primo testimone: un vicino

Il 2 dicembre 1990, a tre mesi dalla scomparsa, si fece avanti il primo testimone oculare, Mario Cavagnero, un vicino di casa Cervia. L’uomo era intento ad annaffiare la siepe del suo podere e raccontò, con le lacrime agli occhi, di aver sentito Davide chiamarlo per tre volte da lontano per chiedere il suo aiuto, e di averlo visto picchiato, narcotizzato e spinto a forza in una macchina verde da alcuni uomini.

Rapimento

A chi faceva notare il ricordo tardivo, Marisa Cervia replicò che il testimone, interpellato sul punto, si era giustificato dicendo che aveva «paura» e che sperava in cuor suo che «qualcuno si affacciasse a chiedergli qualcosa tra gli inquirenti» (la ricostruzione del rapimento in un disegno di Mario Scalia, per Avvenimenti)

Davide nel volo Parigi-Il Cairo

Il 6 gennaio 1991, pochi giorni prima lo scoppio della prima guerra del Golfo, il nome di Davide Cervia apparve nella lista passeggeri di un volo Parigi-Il Cairo della Air France. Il biglietto intestato al superesperto in guerre elettroniche era stato acquistato dal ministero degli Affari esteri transalpino presso l’agenzia di viaggio «Les Invalides».

Aereo airfrance

Il ritrovamento dell’auto e le «due polizie»

Nel marzo 1991 una lettera anonima giunta alla redazione di Chi l’ha visto? (allora condotta da Donatella Raffai, nella foto) segnalò la presenza della Golf bianca di Davide Cervia in via Marsala, nei pressi della stazione Termini. L’anonimo raccontò che a parcheggiare la macchina fu un biondino dai modi molto bruschi. Il recupero dell’auto, parcheggiata subito dopo il sequestro, fu contraddistinto da gravi negligenze, come la parziale distruzione del veicolo, che non consentì il recupero di tutte le tracce possibili (impronte, dna, ecc.).

Maffai

Il padre di Marisa, Alberto Gentile, in una successiva intervista ha ricordato che in quella occasione «un testimone chiamò in trasmissione e dichiarò che un mese prima aveva notato uno strano movimento di polizia intorno ad una macchina come quella di Davide, sempre a via Marsala, con alcuni agenti intenti a fotografarla», tanto che «la signora Raffai» disse al testimone: «Lei quindi ci sta dicendo che ci sono due polizie in Italia, una che si sorprende del ritrovamento, ed una che già lo sapeva?»

Il secondo testimone: un autista del Cotral

Un autista dell’Acotral (oggi Cotral), Alfio Greco, raccontò che quel 12 settembre guidava il pullman sulla Torvajanica-Velletri e, all’incrocio tra la via Appia e via Colle dei Marmi, una Golf bianca condotta da un giovane con i baffi gli tagliò la strada. L’auto, secondo la testimonianza, era tallonata da un’altra Golf verde scuro, con a bordo tre persone, una dei quali, sul sedile posteriore, riconosciuta come Davide Cervia.

Cotral

L’appello di Karol Wojtyla

Il 6 dicembre 1992 Giovanni Paolo II, durante l’Angelus, chiese con voce commossa la liberazione di Davide Cervia. E’ il ricordo più intenso di Erika, che provò una grande emozione nel sentire il nome del papà scandito in televisione dal pontefice. «Chiediamo al Signore che Davide Cervia possa ritornare in seno alla famiglia dove è atteso con ansia - scandì Karol Wojtyla dalla finestra del Palazzo Apostolico - e affidiamo a Maria Santissima la moglie e, in modo speciale, i due bambini, perché possano riavere presto a casa il loro papà».

Papa woitiwa

Il rapporto del Sismi

In un rapporto «riservatissimo» del Sismi (Servizio Informazioni e Sicurezza Militare) datato 1994, dopo una valutazione comparativa degli elementi a sostegno delle due «ipotesi interpretative» (fuga volontaria e sequestro di persona) si conferma la valutazione sulla «credibilità» dell’ipotesi del rapimento del Cervia, «ad opera di società od organizzazioni verosimilmente straniere, per interessi commerciali-militari legati alla sua competenza professionale».

Sismi

La protesta alla Marina militare

Nel sttembre 1994 la famiglia e il «Comitato Pro Davide» occuparono gli uffici competenti del ministero della Difesa e, pochi giorni dopo, i corrispettivi della Marina Militare (nella foto) per ottenere il foglio matricolare di Davide Cervia, completo di brevetti e specializzazioni . «I quattro rilasciati in precedenza - spiega Marisa - erano pieni di imprecisioni e di spazi bianchi e uno diverso dall’altro».

Sede Marina

La voce al telefono

A sette anni dalla scomparsa, nel 1997, una telefonata ruppe il silenzio in casa Cervia. A rispondere fu la moglie (nella foto). All’altro capo del filo, una gran confusione rotta da una voce. Marisa non ebbe dubbi: era Davide, che stava parlando con altre persone, in italiano. La donna tentò in tutti i modi di farsi sentire, ma non ebbe risposta. L’ipotesi è che si fosse trattato di una registrazione.

Mamma Cervia

«Inerzia» nelle indagini

Su istanza della moglie, il 6 luglio 1998, la Procura generale presso la Corte di Appello di Roma (nella foto) avocò a sé il procedimento avviato dalla Procura di Velletri. Le motivazioni precisarono che la decisione poggiava anche sulla nota del procuratore di Velletri del 25 maggio 1998, che aveva preso atto di «una sostanziale inerzia delle indagini dovuta a carenza di organico. Il lasso di tempo trascorso dall’accadimento, l’evanescenza di alcune piste investigative non approfondite nell’imminenza dei fatti e la dichiarata non piena collaborazione da parte di talune Istituzioni» furono posti a sostegno della richiesta di archiviazione.

Tribunale

L’archiviazione a Velletri

Il 5 aprile 2000 Paola Astolfi, giudice delle indagini preliminari del tribunale di Velletri, archiviò il caso come «sequestro di persona ad opera di ignoti»

Archiviazione

Assoluzione per il libro-denuncia

Il 7 maggio 2001 il Tribunale di Civitavecchia decretò l’assoluzione di Marisa Cervia e gli autori del libro «Un giallo di Stato» (1994), Gianluca Cicinelli e Laura Rosati, dall’accusa di diffamazione rivolta loro dai vertici delle forze armate. In una recente interrogazione al presidente del Consiglio e ai ministri della Giustizia e della Difesa (la n. 2-00275 del 14 Maggio 2015) numerosi parlamentari del Movimento 5 Stelle (primo firmatario Vito Crimi) hanno scritto: «La sentenza ha accertato che nonostante non si fossero in alcun modo evidenziate circostanze in tal senso, veniva accreditata dagli inquirenti, che in questa direzione si muovevano, la tesi della fuga per ragioni passionali e non veniva, invece, dato il giusto rilievo alle dichiarazioni di Cavagnero Mario e di Greco Alfio».

Libro Giallodi stato

Il docu-film e l’attentato

Nel pomeriggio del 16 ottobre 2012 , tre giorni prima l’inizio delle riprese del docu-film «Fuoco Amico- La storia di Davide Cervia» (regia di Francesco del Grosso, prodotto da Giulia Piccione, in foto la locandina), la famiglia Cervia subì un attentato intimidatorio: fu danneggiato un locale cucina adiacente l’abitazione principale. In casa c’erano Marisa, i suoi genitori e i figli. Nessuno fortunatamente rimase ferito.

Fuoco amico

In corteo per gli scomparsi

Il 14 giugno 2015, in occasione di una marcia «per la verità e la giustizia» organizzata da Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela (scomparsa nel 1983), Erika Cervia ha sfilato con grande cartello al collo con su scritto: «Davide Cervia / 12 settembre 1990 / Rapito e venduto come un pezzo di ricambio». Nel percorso da piazza Venezia a San Pietro, la ragazza-sandwich con il volto dolente ha commosso tanti partecipanti alla manifestazione, che le hanno espresso solidarietà e fatto coraggio. (foto Matteo Nardone)

Erika Cervia

La mobilitazione

Lo striscione del «Comitato per la verità su Davide Cervia», attivo da molti anni sia nel campo dell’informazione sia in quello delle iniziative istituzionali, appare periodicamente in cortei e sit-in. Tra i promotori del comitato figurano i due autori di libri-denuncia Gianluca Cicinelli («Caso Cervia / Un giallo di Stato») e Valentino Maimone («A.A.A. Vendesi esperto di guerre elettroniche»)

Manifestazione

 

 

FONTE: Logo Corriere romacronaca

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