Cina, quattro nuovi sottomarini strategici in produzione

La Cina ritiene compromessa la sua capacità di ritorsione termonucleare. Pechino vuole riconosciuta la Distruzione mutua assicurata.

Franco Iacch

Nelle ore in cui Stati Uniti e Russia discutevano a porte chiuse sulle sorti del Trattato INF, l'autorevole Carnegie-Tsinghua Center for Global Policy con sede a Pechino pubblicava un approfondimento sulla credibilità della deterrenza cinese, la sopravvivenza delle forze strategiche dopo un attacco preventivo e la percezione estera.

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Molte delle procedure per l’impiego di assetti strategici sono classificate, tuttavia affinché il deterrente sia credibile alcuni dettagli chiave sono pubblici in modo da comunicare i rischi a qualsiasi avversario. E’ il principio della deterrenza che si basa sull’equilibrio tre le scarse informazioni diramate e quelle coperte da segreto militare. Informazioni sufficienti per tentare di spaventare il nemico. La deterrenza dipenderà sempre da un certo grado di indeterminatezza e di incertezza. La Cina, secondo il think tank della prestigiosa Tsinghua University, ritiene compromessa la sua capacità di Second Strike in risposta ad un attacco preventivo nemico. Per il think tank la Cina dovrebbe diversificare la struttura delle sue forze nucleari così da garantire la sopravvivenza delle sue capacità strategiche.

“La Cina dovrebbe possedere meno di 300 testate nucleari schierate su diverse piattaforme. Diversamente da Stati Uniti e Russia si ritiene che la maggior parte degli assetti nucleari della Cina non siano schierati in stato di allerta in tempo di pace. L'arsenale nucleare della Cina è almeno dieci volte più piccolo di quello degli Stati Uniti o della Russia. Le scorte strategiche cinesi sono di dimensioni simili a quelle di altri stati nucleari di medie dimensioni: Leggermente inferiori a quelle della Francia (circa 300 testate), ma superiori a quelle del Regno Unito (circa 215 testate)”.

Cina: "A rischio la credibilità della rappresaglia"

“La Cina ritiene che il suo attuale deterrente nucleare non sia abbastanza credibile”. La Cina teme che le armi convenzionali degli altri paesi siano ormai così sofisticati da mettere in pericolo le sue capacità nucleari in caso di attacco preventivo. La difesa missilistica nemica potrebbe rendere più difficile per la Cina contrattaccare. Questo perché i missili nucleari cinesi sopravvissuti ad un ipotetico attacco preventivo rischierebbero di essere abbattuti prima di raggiungere i loro obiettivi".

Servono otto nuovi sottomarini strategici

"L'obiettivo principale della Cina non è aumentare in modo significativo il numero di armi nucleari, ma diversificare la struttura delle sue forze strategiche conferendo loro il massimo tasso di sopravvivenza. Un pattugliamento deterrente credibile si basa su due sottomarini strategici sempre in navigazione a copertura di possibili bersagli. Considerando la regolare manutenzione, l'addestramento dell'equipaggio ed il viaggio verso le aree di pattugliamento, la Cina dovrebbe costruire almeno otto nuovi sottomarini".

La deterrenza limitata

Questa strategia è alla base della politica strategica della Cina. Al contrario della massima deterrenza, la minima deterrenza si basa sul presupposto che un avversario non sia disposto a rischiare di affrontare le conseguenze limitate di una ritorsione nucleare. La Cina non potrebbe mai eguagliare la potenza nucleare degli Stati Uniti o della Russia, ma avrebbe comunque armi sufficienti per infliggere un danno inaccettabile. La deterrenza minima non offre alcuna garanzia di vittoria. E' concepita per procurare danni inaccettabili, non per cancellare gli Stati Uniti. Il cinese pensa in termini di qualità, sopravvivenza ed efficacia. Non in termini numerici. Se la Cina attaccasse una grande città o un'instillazione militare degli Stati Uniti con ogni sua arma nucleare, non provocherebbe danni decisivi. Se gli Stati Uniti dovessero attaccare con un decimo delle loro forze nucleari, le infrastrutture di Pechino sarebbero danneggiate a tal punto che la Cina non sarebbe in grado di continuare un conflitto. Lo scopo della deterrenza limitata è quello di scoraggiare l'escalation della guerra nucleare / convenzionale e di convincere un avversario a mettere in discussione il costo di un primo attacco.

Cina: Sottomarini strategici Tipo 094 classe Jin

Il pattugliamento strategico della Cina è strutturato sulle quattro unità Tipo 094 classe Jin. Ogni unità è armata con dodici missili balistici JL-2 con una gittata massima di ottomila chilometri.

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Dei sottomarini classe Jin si ignora praticamente tutto. Si stima una lunghezza di 135 metri ed un dislocamento di undicimila tonnellate. Le caratteristiche delle unità unite ai missili trasportati conferiscono a Pechino una capacità nucleare credibile, sebbene strutturata in ruolo Second Strike. Alla classe Jin, quindi, è demandato il ruolo di attacco di rappresaglia dopo un precedente lancio di missili balistici intercontinentali effettuato da un paese straniero. I missili JL-2 trasportano una singola testata termonucleare da 250-1000 kT o fino a 3-4 testate Mirv da 90 kT ciascuna. Il concetto della ridondanza cinese è ovviamente diverso da quello americano poiché strutturato esclusivamente sulla rappresaglia. Nonostante fin dagli anni ’80 avessero in servizio dei sottomarini balistici a propulsione nucleare dotati di missili a corto raggio JL-1, i cinesi non hanno mai condotto dei pattugliamenti deterrenti fino al maggio del 2016. Pattugliamenti misteriosamente interrotti nel 2018. Storicamente, la leadership cinese ha sempre mantenuto sotto stretto controllo politico l’intero arsenale nucleare, centralizzando l’inventario strategico in patria.

Da rappresaglia assicurata a Distruzione mutua assicurata

Pechino, che ad oggi mantiene una capacità di rappresaglia assicurata garantita dai sistemi di ultima generazione come i DF-31 e JL-2/A/3, vuole raggiungere la Distruzione mutua assicurata. Per raggiungere tale capacità, la Cina dovrà garantire la sopravvivenza dei suoi sottomarini strategici aumentando il numero delle unità dispiegabili in ogni momento. Il sottomarino balistico di terza generazione Tipo 096 classe Tang, rappresenta l’evoluzione della componente SSBN cinese. Più grande e più silenzioso dei precedenti vettori, il boomer tipo 096 dovrebbe essere in grado di trasportare 24 missili balistici JL-3.

Cina: Sottomarino strategico Tipo 094A

L’unico sottomarino balistico a propulsione nucleare in grado lanciare dalle proprie acque territoriali missili balistici e colpire, idealmente, quasi tutti gli Stati Uniti continentali, è schierato nella base navale di Yulin, lungo la costa meridionale di Hainan. La base sottomarina, pesantemente fortificata, si trova vicino alla piattaforma continentale ed è il principale comando dei sottomarini strategici e d’attacco a propulsione nucleare della Cina. La capacità sotterranea della base stimata è di venti sottomarini. E' dotata di impianto di smagnetizzazione per ridurre i residui magnetici sugli scafi delle navi. Le indiscrezioni sull’evoluzione dei sottomarini tipo 094 della classe Jin risalgono al gennaio dello scorso anno, quando i soliti forum cinesi controllati dal governo diramarono una foto sgranata del nuovo vettore. I timori sulla classe tipo 094A furono poi confermati in una successiva foto di buona risoluzione diramata nel novembre del 2017. Il sottomarino strategico a propulsione nucleare tipo 094A classe Jin dovrebbe essere in grado di trasportare fino a dodici missili balistici JL-2A, variante navale del DF-31. Tale stima è ritenuta plausibile analizzando il nuovo disegno della gobba dietro la torre, ben più pronunciata rispetto i tipo 094 originali. Le specifiche sul sistema JL-2A si basano sulle indiscrezioni raccolte dalle agenzie di intelligence occidentali, ma dovrebbe essere in grado di colpire bersagli ad una distanza massima di 11.200 chilometri. Ogni missile dovrebbe trasportare dalle tre alle sei testate Mirv, probabilmente da novanta chilotoni. Un sottomarino 094A potrebbe teoricamente lanciare i suoi missili JL-2A dalla sua base navale di Yulin e, virtualmente, colpire quasi tutti gli Stati Uniti continentali. Il sottomarino tipo 094A si differenzia dalle quattro precedenti unità 094 in servizio per lo scafo che presenta accorgimenti sulla resistenza idrodinamica, già riscontrabili sulle unità sottomarini d’attacco a propulsione nucleare tipo 093/A. La nuova collocazione del TAS, Towed Array Sonar, infine, dovrebbe consentire un più agevole ascolto del contesto sottomarino. Il sottomarino tipo 094A (sebbene rappresenti un modello di transizione tra la precedente e la nuova generazione ssbn) incrementa le capacità globali di Pechino e si inserisce nell’architettura strategica stratificata basata su satelliti di allerta precoce, missili di difesa a lungo raggio, bombardieri stealth ed ICBM pesanti e super pesanti. La principale base sull’isola di Hainan, nel Mar Cinese Meridionale e l’introduzione dei missili JL-2/A/3 ha cambiato la strategia, per certi versi simile a quella dei sovietici con il Mare di Okhotsk durante la guerra fredda.

La dottrina strategica cinese

I missili cinesi lanciati dalle proprie acque territoriali dovrebbero comunque eludere i sistemi Aegis schierati permanentemente in prossimità delle acque costiere della Cina che gli intercettori SM-3 al largo delle coste degli Stati Uniti, in California ed Alaska. Considerando il raggio d’azione, è plausibile ipotizzare l’Oceano Pacifico come pattugliamento a copertura di possibili obiettivi negli Stati Uniti continentali. Tuttavia, una minaccia strategica nelle profondità del mare, è efficace se trasportata da un vettore estremamente silenzioso e, quindi, difficilmente rilevabile dai sistemi Anti-submarine warfare. In un rapporto del 2009 consegnato al Pentagono, precedentemente classificato, sull’attività sottomarina cinese, si rileva che le piattaforme strategiche classe Jin sono addirittura più rumorose della classe sovietica Delta III, risalente agli anni ’70. Oltre all’emissione acustica, la classe Jin non sarebbe ancora dotata di sistemi di comunicazione affidabili con i decisori a terra. Comunicare con un sottomarino in immersione, è una faccenda un po’ complicata. Sintetizzando al massimo, l'acqua salata consente alle onde radio di penetrare solo ad un certa profondità nel mare. Per comunicare con i vettori in immersione, si utilizzano quindi onde radio a frequenza molto bassa (VLF) o estremamente bassa (ELF). Un'opzione alternativa, è quella di utilizzare i vettori TACAMO, Take Charge and Move Out, per la trasmissione con i sottomarini lanciamissili balistici.

La flotta d’attacco della Cina

Le principali unità d’attacco a propulsione nucleare sono attive nelle isole Andamane e Nicobare che si trovano in prossimità dello Stretto di Malacca, l’ingresso al Mar Cinese Meridionale attraverso il quale transita oltre l’80 per cento delle forniture di carburante della Cina. La Cina ha riavviato la produzione dei sottomarini diesel elettrici Tipo 039B classe Yuan, con integrazione della propulsione indipendente dall'aria. In servizio anche il primo sottomarino d’attacco a propulsione nucleare Tipo 093 B/G della classe Shang che implementa diverse migliorie. I sottomarini Tipo 093B dovrebbero essere più silenziosi della classe Shang originale, grazie ad un nuovo reattore nucleare, probabilmente ad acqua pressurizzata ed al propulsore totalmente rivisto ad albero singolo collegato ad un’elica a sette pale. Il miglioramento principale è comunque l'installazione di un sistema di lancio verticale dietro la torretta, inserita in una gobba idrodinamica nello scafo. La batteria VLS conferisce un vantaggio tattico non indifferente alla classe Shang B, rispetto alle altre piattaforme in servizio con la Marina cinese. Le dimensioni considerevoli della cella VLS garantiscono compatibilità con UAV di prossima generazione. Sono comunque in grado di lanciare sia missili antinave Yj-18 che quelli da crociera a lungo raggio DF-10. I sottomarini classe Shang, lunghi 110 metri, dovrebbero avere un dislocamento di 7.000 tonnellate. La classe Shang conferisce capacità di attacco globale non nucleare: manderà in pensione i sottomarini Tipo 091 classe Hang. Il nuovo sottomarino d’attacco cinese, il Tipo 095, dovrebbe entrare in servizio entro il 2020.

Cina: il più grande cantiere navale per sottomarini al mondo

Nell’aprile dello scorso anno, la Cina ha completato il più grande cantiere navale per sottomarini al mondo. La struttura della Bohai Shipbuilding Heavy Industrial Corporation, sul Mar Giallo, dovrebbe già aver avviato la produzione delle nuove unità d’attacco e strategiche, secondo quanto previsto nel programma della Marina dell'Esercito Popolare di Liberazione. La BSHIC, con sede a Huludao, nella provincia di Liaoning, è l'unica azienda in Cina che realizza i sottomarini a propulsione nucleare. La struttura sull’Oceano Pacifico è interamente coperta, al riparo dai satelliti spia delle intelligence straniere. Garantisce anche un ambiente controllato per lo sviluppo e la costruzione delle unità. Il cantiere navale, nelle foto ufficiali diramate dalla Bohai Shipbuilding Heavy Industrial Corporation, ospita due linee di produzione parallele indipendenti. Ogni linea è a sua volta divisa in due sezioni. La prima dedicata all'assemblaggio dei moduli sottomarini, mentre la seconda alla finitura dello scafo. Secondo i dati cinesi, la struttura principale di assemblaggio è lunga 288 metri e larga circa 135 metri. Dimensioni sufficienti per costruire simultaneamente quattro sottomarini d’attacco, con due gruppi di moduli assemblati ad una estremità ed un'altra coppia di scafi assemblati ed equipaggiati prima del varo nell’oceano. Si ignora cosa si stia costruendo all'interno delle linee di produzione della struttura della Bohai Shipbuilding Heavy Industrial Corporation. I cinesi potrebbero aver deciso di incrementare le unità della flotta d'attacco di terza generazione a propulsione nucleare Tipo 095. Tuttavia, la priorità potrebbe essere data ai sottomarini lanciamissili balistici Tipo 096 classe Tang.

FONTE: Logo IlGiornale

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Sapori e profumi d'Autunno ... Navigare necesse est

SAPORI E PROFUMI D’AUTUNNO...NAVIGARE NECESSE EST

Stradivari

Evento di presentazione "Racconti e Relitti...storie d’amore...e di mare"
Minicrociera sul Po e Pranzo a bordo della Motonave Stradivari
Domenica 18 Novembre 2018 - dalle ore 10:30 / Motonave Stradivari (Boretto RE)

Stefano BenazzoL’ appuntamento del 18 novembre, oltre che per navigare sul Battello Fluviale più lungo d’Italia pranzando a bordo, sarà un’ occasione unica e speciale per conoscere un artista dal complesso e poliedrico percorso lavorativo, iniziato mezzo secolo fa, e che si è tradotto in immagini, sculture, modelli navali ed architettonici dove il comune denominatore è rappresentato dall’acqua. Avremo infatti l’onore e il privilegio di ospitare a bordo della motonave Stefano Benazzo, fotografo, scrittore, scultore, modellista navale e architettonico ed esperto di Relitti sui fiumi e sui mari. Ci verranno raccontate vere e proprie “Storie di Mare” attraverso un viaggio nel tempo per mantenere alta l’attenzione e il rispetto nei confronti dei resti di navi, consentendo loro di rimanere in vita, e permettendo di far rivivere coloro che su queste navi hanno navigato. Si tratta di aprire il cuore e di ritrovare la nostra capacità simbolica per raggiungere ciò che è nascosto…immaginando e sognando…ed guardando a queste “Storie di Mare” come a delle vere e proprie “Storie d’Amore”. Le strutture fotografate dall’artista sono condannate ad una morte lenta ma sicura. Non saranno più le stesse fra alcuni anni e scompariranno forse del tutto. Ecco perché ricordarle, ecco perché immortalarle. Queste navi spiaggiate sono un monumento ad alcune caratteristiche uniche dell’uomo: ingegno, iniziativa economica, spirito di avventura, e testimoniano la capacità degli architetti navali, dei cantieri, degli armatori, degli equipaggi.  Dobbiamo quindi almeno fissarne le immagini per le future generazioni, prima che siano irrimediabilmente distrutti dagli elementi (possibilità di acquisto sia dei libri che delle opere)


Nel corso dell’uscita a bordo della Stradivari, verranno inoltre presentate attraverso un percorso itinerante all’interno della Motonave, le opere dello scultore Fausto Daolio. Si tratta di vere e proprie opere della Natura, definite da importanti critici d’arte italiani le “Sculture dell’Acqua del Po”. In pratica sono ritrovamenti di legname spiaggiato sulle rive del Fiume (per lo più “radici”) che nel corso del tempo hanno subito modellamenti particolari a seguito dell’erosione causata da vento, acqua e sabbia.


PROGRAMMA
ore 10:30:
Imbarco sulla motonave e Presentazione dei Libri e delle Opere di STEFANO BENAZZO *
ore 13:00:Pranzo a bordo della Motonave e navigazione sul Po
ore 16:00:Rientro e sbarco al porto di partenza
Itinerario: Boretto, Brescello (Foce Enza: luoghi di Don Camillo), Pieve di Gualtieri (Casetta di Ligabue), Boretto


MENU
(Il menù potrebbe subire piccole variazioni)
Antipasto Reggiano: Erbazzone Reggiano, Spalla cotta di San Secondo, Cipolline boretta, scaglie di Parmigiano Reggiano con gocce di aceto balsamico
Risotto mantecato al pesto di salame
Cappelletti in brodo
Guancialino di maiale con polenta 
Torte caserecce della tradizione locale (Sbrisolona, Spongata)
Acqua, Vino rosso Barbera / bianco Verduzzo, caffè.
Prezzo a persona: € 60,00 (adulti) - € 30,00 (4/10 anni) - Free (under 4. Eventuale pranzo al consumo)

INFO E PRENOTAZIONI: 333.9043539 - 333.9043511 -Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www.navigazionefiumepo.it


*Stefano Benazzo è Fotografo di Relitti spiaggiati sulle coste del mondo. Negli ultimi 6 anni, ne ha fotografati più di 200 in 4 continenti. Ha svolto più di 40 esposizioni personali e partecipato a numerose collettive; ha pubblicato un libro con l’editore Skira (“Wrecks/Relitti”), un libro sui relitti in Grecia (“Duty of Memory: Wrecks in Greece”), diversi articoli, portfolio e cataloghi, ed ha partecipato a trasmissioni televisive sui relitti. La sua passione deriva da mezzo secolo di fotografia e di andare per mare. Sta preparando un libro sui “Relitti in Veneto” e un’opera narrativa: “Cinquanta racconti di relitti”. Benazzo è inoltre scultore, modellista navale e architettonico. Le sue immagini di relitti verranno da lui illustrate e proiettate a bordo nel corso dell’uscita. Inoltre, i suoi libri saranno in vendita. La sua attività è illustrata nel suo sito: www.stefanobenazzo.it  

Le sue immagini di relitti spiaggiati sono un omaggio alle generazioni di marinai in tutto il mondo e in tutte le epoche. Sono anche intese a conservare per le generazioni future la memoria dei resti delle magnifiche cattedrali marine costituite dalle navi a vela, ma anche dalle navi a vapore e dalle imbarcazioni tradizionali, individuate sulle coste o sulle vie di navigazione interne. Molte di esse hanno i giorni contati, la maggior parte non sopravvivrà più di qualche anno: il tempo atmosferico, il mare, la distruzione ad opera dell’uomo le minacciano. Non possono essere conservate nei musei, e sono spesso situate in luoghi inospitali e difficili da raggiungere. Benazzo lotta contro la morte silente e solitaria dei relitti, garantendo loro attenzione, rispetto e simpatia. Così facendo, restituisce loro dignità, e fa rivivere gli uomini che erano a bordo. Con le sue immagini, scattate con passione ed emozione, compie un “dovere di memoria”.

La storia dell’Europa è intimamente connessa alla navigazione: navi a vela o a motore, in legno o ferro, di qualunque tipo, dimensione o periodo. I cantieri navali, gli armatori e le loro imbarcazioni rappresentano un aspetto essenziale della storia economica, sociale e industriale dell’Europa, e hanno contribuito alla sua identità ed al suo modo di vivere. In tale contesto, l’importanza della navigazione per il Veneto e le aree adiacenti è ben nota. I musei e gli arsenali dedicano molto spazio ai segni della storia marittima, gli studiosi dedicano sforzi e tempo ad approfondirla. I relitti, ancorché spesso danneggiati, ci permettono dal canto loro di prendere coscienza ai nostri giorni in maniera tangibile di quella realtà. Un esempio fra tanti: i Burci, la colonna portante del trasporto nel Nordest dell’Italia dal Medioevo a poche decenni fa. La conservazione della tradizione marinara deve essere parte integrante degli sforzi tesi a mantenere viva la storia italiana e del nostro continente.

Ma i relitti permettono soprattutto di ricordare gli uomini che hanno dato vita alla storia: architetti, costruttori, manutentori, marinai, pescatori, subacquei, uomini dei rimorchiatori, gestori e custodi del Grande Fiume e dei canali, armatori, e tanti altri, insieme alle rispettive famiglie. Questo in sostanza l’obiettivo di Benazzo: ricordare gli uomini, affinché le loro esperienze rimangano vive, permettendoci a nostra volta di tramandarle. Gli uomini sono assenti dalle immagini di Benazzo, ma sono sempre presenti in spirito coloro che non ebbero l’onore di monumenti alla memoria o di essere citati nei libri di storia.

Fonte: Logo Stefano Benazzo

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Taranto, Scuola Sottufficiali della Marina Militare: lauree a 32 marescialli e a 11 studenti civili

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La proclamazione dei laureandi, a compimento dell’intenso iter di formazione iniziato nel 2015

17 ottobre 2018 Paolo Pucci -

Martedì 16 ottobre 2018, nella Scuola Sottufficiali della Marina Militare di Taranto, presente il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, prof. Antonio Felice Uricchio, sono state conferite le lauree in Scienze e Gestione delle Attività Marittime (S.G.A.M.) a 17 marescialli appartenenti al XVIII Corso Normale, a 5 marescialli del XV Corso Complementare e a 2 studenti civili, e le lauree in Informatica e Comunicazione Digitale a 10 marescialli appartenenti al XVIII Corso Normale e a 9 studenti civili.

La proclamazione dei laureandi, a compimento dell’intenso iter di formazione iniziato nel 2015, è avvenuta alla presenza del contrammiraglio Lorenzo Rastelli, comandante la Scuola Sottufficiali, e delle autorità militari, accademiche e cittadine locali, nella gioiosa cornice dei tanti familiari intervenuti.

L'ammiraglio Rastelli, nel proprio indirizzo di saluto, ha evidenziato comein questi anni la collaborazione tra  l’Università degli Studi di Bari e la Scuola Sottufficiali, così come  la collaborazione fra l’università e la città di Taranto, è andata sempre più crescendo”, ricordando quindi che “è trascorso quasi un decennio dall’istituzione del corso di laurea in Scienze e Gestione delle Attività Marittime (svolto preso l’Istituto della Marina Militare), un corso di studi di cui andiamo fieri, ben attagliato alle esigenze formative dei nostri marescialli ma che allo stesso tempo ha stimolato l’interesse anche di studenti civili” e che “oggi già raccogliamo i frutti di una nuova collaborazione partita 3 anni fa, nel corso di questa cerimonia infatti premiamo i primi 10 marescialli che hanno frequentato il corso di laurea in Informatica e Comunicazione Digitale avviato presso il Dipartimento Ionico di informatica: sono frutti molto preziosi per il futuro impiego nell’ambito operativo della forza armata”, concludendo “in questo anno di permanenza presso la Scuola Sottufficiali di Taranto ho potuto essere testimone di come avvenga, in modo continuo e scrupoloso, l’opera di coordinamento con l’Università degli studi di Bari volta al costante aggiornamento dei piani di studio per rimanere sempre aperti all’evoluzione tecnologica ed allo stesso tempo verificare nuove modalità di insegnamento, allo scopo di poter fornire agli allievi della scuola una solida e condivisa base culturale sulla quale accrescere, una volta immessi nell’ambito professionale, il bagaglio di esperienze e di conoscenze.Tutto ciò è testimonianza della ferrea volontà della forza armata di impegnarsi a continuare ad investire in formazione per essere sempre pronti a costruire e governare il futuro, ed è questa la funzione principale della Scuola Sottufficiali”.

I 10 marescialli della categoria Tecnici del Sistema di Combattimento/operatore Elaborazione Automatica Dati (TSC/EAD) sono i primi ad aver concluso il corso di laurea in Informatica e Comunicazione Digitale, iniziato a seguito della convenzione stipulata il 31.07.2015, e svolto nella sede di Taranto del Dipartimento di informatica dell’Università degli Studi di Bari.

Il corso di laurea in Scienze e Gestione delle Attività Marittime è invece attivo presso Mariscuola Taranto dall’anno accademico 2009/2010, e rientra nelle lauree in “Scienze e tecnologie della navigazione”. Il corso vede direttamente impegnato il Dipartimento Ionico, con lezioni tenute presso la Scuola Sottufficiali da professori universitari e da docenti militari e civili dell’amministrazione militare accreditati ed incaricati dall’Università.

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Yasen vs Virginia. La risposta russa ai sottomarini americani

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La marina militare degli USA ha inserito nei suoi armamenti il sedicesimo sottomarino classe Virginia. Gli americani considerano questi sottomarini i migliori al mondo sotto vari punti di vista. Simili ai Virginia ci sono i nuovissimi sottomarini russi a propulsione nucleare Yasen-M. Sputnik vi presenta entrambi i modelli.

Corsa sott'acqua

Il primo sottomarino Virginia è entrato a far parte della flotta degli USA nel 2004. Gli americani hanno un ottimo rapporto con queste navi tanto che ne costruiranno circa 30.

Va detto che il Virginia sostituì i Seawolf, costruiti per contrastare il sovietico Progetto 971 Shuka-B. La presentazione da parte dei russi di un nuovo sottomarino che competeva per silenziosità dei sottomarini USA classe Los Angeles mise in allerta i vertici militari americani del tempo. Nel tentativo di ripristinare l'equilibrio, la Marina militare USA ordinò 30 Seawolf, dotati di propulsori a getto d'acqua per aumentare la propria impercettibilità e ricoperti con un apposito involucro fonoassorbente. Ma con la caduta dell'URSS e la fine della Guerra fredda il Pentagono non aveva più bisogno di un sottomarino così avanzato e costoso. Il progetto venne interrotto e riuscirono a costruire solo altri 3 Seawolf. 

Gli ammiragli americani decisero che la nuova situazione storica permetteva loro di accontentarsi dei più pratici Virginia che allora costavano un terzo in meno (cioè circa 2 miliardi di dollari). Si prevede che in futuro i Virginia sostituiranno completamente gli obsoleti Los Angeles. 

Il sottomarino lungo 100 metro, 7800 tonnellate di stazza, raggiunge sott'acqua una velocità di 32 nodi. Equipaggio di 132 persone. Nella zona centrale del sottomarino si trova un locale che permette l'uscita dei sommozzatori. A bordo sono collocati ulteriori radar e a poppa delle antenne che permettono di controllare la situazione sott'acqua in qualunque direzione. Va detto che la nave non dispone di un periscopio classico. Al suo posto vi sono strutture fotoelettriche che trasmettono le immagini ricevute ai monitor della sala di controllo.

Sott usa774 virginia

È equipaggiato con 12 piattaforme di lancio verticale, due piattaforme di lancio speciali per i missili Tomahawk, 4 lanciasiluri per i missili antinave Garpun, siluri Mk 48 o mine. La nave potrebbe anche essere ulteriormente sfruttata ricavando una sezione aggiuntiva riservata a piattaforme di lancio. Queste permetterebbero di aumentare l'arsenale complessivo di altri 28 Tomhawk. 

Armi da duello

Gli Yasen russi sanno come rispondere: 8 piattaforme universali di lancio verticale per 5 missili da crociera Kalibr-PL. A seconda della missione i missili possono essere antinave, antisottomarino, anticarro e strategici. Se l'obiettivo sono grandi sottomarini, i Kalibr vengono combinati con i più potenti P-800 Oniks.

I lanciasiluri sono disposti insolitamente nella parte centrale dello scafo. Questa decisione è stata dettata dal fatto che a prua si trova un sonar a lungo raggio. I costruttori ritengono che gli Yasen siano superiori ai loro concorrenti americani per la capacità di ricognizione che li rende i re negli scontri sottomarini. In parole povere, la nave russa riesce a percepire il nemico prima che questo la scopra. Questo le dà il tempo di anticipare il colpo. 

"Gli Yasen e i Virginia appartengono chiaramente alla medesima sottoclasse", spiega a Sputnik l'ex capitano Igor Kurdin. "Il loro compito principale è la ricerca e l'inseguimento di sottomarini lanciamissili strategici. Inoltre, sono in grado di distruggere altri sottomarini e di indirizzare missili verso la costa. Mettendo i due a confronto, al primo posto secondo me c'è lo Yasen. E non perché sono un patriota, ma semplicemente il nuovo Yasen è più moderno rispetto al Virginia. Nel suo modello M hanno preso in considerazione tutti i difetti dell'imbarcazione, mentre gli americani sono ancora in fase di elaborazione e non vi sono stati da parte loro miglioramenti significativi. Lo Yasen è un ottimo sottomarino multiuso e questo lo riconoscono anche gli americani".

Secondo Kurdin i Virginia sono meno versatili degli Yasen e sono più mirati alla ricerca e alla distruzione di sottomarini lanciamissili di importanza strategica per contrastare i lanci di missili balistici. Gli Yasen, invece, sono sottomarini versatili in grado di operare con successo sia su terra sia sott'acqua. Sono leggermente più grandi degli americani: 120 metri di lunghezza, circa 14.000 tonnellate di stazza. A causa dell'acciaio super resistente di cui è fatto, il sottomarino si immerge più in profondità rispetto ai Virginia: fino a 600 metri contro i 500 degli americani. Ma questo lo rende più lento: sott'acqua raggiunge la velocità massima di 28 nodi. 

I sottomarini russi in larga misura sono automatizzati, dunque possono essere guidati da un equipaggio relativamente limitato. Ad esempio, a dirigere il Severodvinsk vi sono 85 marinai. Invece, al timone dei nuovi sottomarini vi saranno solo 64 militari, cioè la metà rispetto a quelli dei Virginia. 

Entro il 2020 la Marina militare russa prevede di costruire 7 Yasen, 6 dei quali secondo i nuovi standard. Il secondo sottomarino in serie Kazan è al momento in fase di prova. In futuro le navi di questa classe diventeranno i principali sottomarini multiuso a propulsione nucleare della Russia. 

Inseguitori impercettibili

Nella progettazione di sottomarini multiuso sia i costruttori russi sia quelli americani riservano sempre particolare attenzione alla silenziosità e all'impercettibilità. Gli scafi degli Yasen e dei Virginia sono dotati di pannelli fonoassorbenti e di motori silenziosi. I Virginia sono equipaggiati con motori a reazione e il potente sonar AN/BQQ-10 già presente nei sottomarini Seawolf. 

Sullo Yasen è integrata una silenziosa elica e un altrettanto silenzioso motore elettrico che si attiva a bassa velocità. I costruttori non hanno voluto seguire la struttura tipica della scuola russa del sottomarino a due scafi nella quale lo scafo più resistente si trova intorno a quello più leggero e fra i due sono disposte delle cisterne di zavorra. Sebbene questa struttura garantisca una maggiore resistenza della nave, ne aumenta significativamente la rumorosità. 

"Il grande vantaggio dei sottomarini americani rispetto ai nostri è sempre stata la silenziosità", afferma Kurdin. "Con lo Yasen è stato fatto un grande salto in avanti e ora siamo al pari degli americani quanto a silenziosità. Un altro parametro fondamentale è l'impercettibilità che dipende anche dalla potenza del sonar. In epoca sovietica, viste le scarse conoscenze di idroacustica, non potevamo competere con gli americani. Ma ora ne siamo in grado". 

Chiaramente, i costruttori russi e americani sono riusciti a creare sottomarini multiuso più o meno simili per impercettibilità. E per raggiungere questo obiettivo sono state impiegate le tecnologie più avanzate: infatti, gli Yasen e i Virginia si trovano davvero ai vertici dell'ingegneria. E quale dei due sia più forte è difficile dirlo rimanendo oggettivi perché non si sono ancora scontrati in un combattimento.

FONTE: Logo Sputnik

 

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Ufficiale e gentiluomo: ecco Marino il militare più decorato in servizio

Molfettese, capitano di vascello del "San Marco" ha trascorso 17 anni della sua carriera negli inferni del mondo.

Marino Piudecorato

BARI - Ha dimostrato di avere il coraggio di fare sempre la cosa giusta, fronteggiando situazioni ai limiti di ogni immaginazione. Francesco Marino è il militare italiano in servizio più decorato del nostro Paese. Molfettese, capitano di vascello del «San Marco», ha trascorso 17 anni della sua carriera negli inferni del mondo. Lì dove la vita umana vale meno di un centesimo. Missioni di pace, umanitarie, ma anche guerre. Albania, Kosovo, Libano, Bosnia, Iraq, Afghanistan, Nigeria, Repubblica Centroafricana e Camerun sono solo alcune delle sue tappe professionali.

L’elenco è lungo. Come le medaglie (d’argento e di bronzo), i riconoscimenti e gli aggettivi utilizzati nei comunicati ufficiali.
La stretta di mano di Francesco Marino, capelli grigio argento, viso affilato, sguardo penetrante, è come te l’aspetti da uno così: vigorosa, ma senza esagerare.

La divisa da combattimento ha le maniche arrotolate. Sull’avambraccio c’è quello che lui definisce «un graffietto». È il ricordo di una delle tante battaglie combattute. Quella volta che tre razzi anticarro Rpg con testate antipersonale colpirono in Iraq il suo VCC1, provocando pochi danni al mezzo, ma lasciarono ferite e bruciature sulle braccia dell’ufficiale.
Marino non è Rambo. Assomiglia più all’Ufficiale gentiluomo di hollywoodiana memoria. Riflessivo, calmo, meticoloso, determinato. Un leader naturale. La sua miscela carismatica è composta da duro lavoro, addestramento, impegno, pianificazione. Nessuna pozione magica. Nella guerra reale, che difficilmente arriva sotto i riflettori dei media, non finisce sempre come nei film: i cattivi, alla fine, possono anche vincere.

Lei è il militare in servizio più decorato delle Forze armate. Come ci si sente ogni volta che una medaglia viene appuntata sul petto?
«Ogni medaglia rappresenta un evento particolare, un momento della tua vita, nel quale metti in pratica tutto quanto hai imparato e ti hanno insegnato. Se devi portare a termine un compito lo devi fare bene, con tutta la professionalità possibile. In gioco ci sono la tua vita, quella di chi sta con te e intorno a te. Il merito è di tutti. Da soli non si va da nessuna parte».

Qual è stata la molla che le ha fatto scegliere in San Marco?
«Lo spirito di servizio verso il prossimo, l’aiuto che arriva sempre dalla gente di mare se ti trovi in difficoltà, la voglia di avventura e di scoprire mondi nuovi. È questa cultura tipica dei marinai che ci ha sempre distinto dagli altri e con questi ideali sono entrato in Marina e nel San Marco. Mi sento fortunatissimo e appagato perché ho realizzato quello che sognavo di fare».

La vita di un militare è costellata di rinunce e addestramento, sacrifici e dedizione, sogni e speranze. La sua finora come è stata?
«Movimentata. Vivo ogni giorno con lo stesso entusiasmo di sempre».

Come si diventa buoni comandanti di uomini?
«Condividendo e dando l’esempio. Il capofamiglia sei tu e da te si aspettano le giuste indicazioni. Devi costruire con gli altri un legame mentale e morale indissolubile. Non esiste un distacco. Certo, c’è la gerarchia che non è autoritarismo, ma una forma di rispetto riconosciuta in quanto guida e leader, costruita giorno dopo giorno».

Il S. Marco è composto da uomini comuni in grado di compiere imprese straordinarie grazie a profondo senso del dovere e addestramento rigoroso. È così?
«Certo. La nostra è una fratellanza spinta all’interno della quale ognuno metta le propria vita nelle mani dell’altro. Se non si vivono certe esperienze, forse, non si può capire fino in fondo il ragionamento».

Non è semplice comprendere chi decide di rischiare la vita restando nell’ombra. Può provare a spiegarlo?
«Siamo una famiglia a tutti gli effetti fondata su dei valori comuni. Questo spirito si sviluppa appena entri e si concretizza quando sei fuori, impegnato nell’attività operativa, dove diventa ancora più forte».

Il S. Marco può essere considerato una delle eccellenze del nostro Paese?
«I risultati delle missioni parlano da soli. Ritengo di sì».

L’hanno mai ringraziata abbastanza per quello che ha fatto?
«Non ci ho mai pensato, il lavoro e la professione che svolgo mi ripagano di tutto».

Se uno le parla di Nassiriya, cosa le torna alla mente?
«Una parte importante della mia vita di militare caratterizzata dal sacrifici e dal valore di quanti hanno lavorato con me. Sembrerà assurdo, ma l’immagine più impressa è di una normalità sconcertante. Rimanemmo per tre giorni nella sede della Cpa tra colpi di mortaio e raffiche di kalashnikov. A un certo punto mi viene voglia di caffè. Sì, ha capito bene. Lo dico a gran voce: “Prendiamoci un caffè”. Mi guardano come se fossi impazzito. Poi uno va alla macchinetta, inserisce la capsula e mi porta il caffè. Così a turno lo abbiamo bevuto tutti. Un gesto che serviva ad allentare la tensione, a riscoprire un pizzico di normalità in una situazione impegnativa».

Qual è il ruolo della famiglia nel suo lavoro così particolare?
«Importante, perché resta un punto di riferimento primario. Non penso sappiano esattamente qual è stato fino in fondo il mio lavoro. Anche perché non avrebbe senso, una volta tornati a casa, raccontare cose ormai lontane. Forse, anche difficili da comprendere».

FONTE: Logo Lagazzettadel mezzogiorno

 

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Amerigo Vespucci, la nave scuola più bella del mondo alla Barcolana

Rimarrà a Trieste fino al 15 Ottobre. Il veliero simbolo della Marina militare italiana affiancherà lo stand informativo della Marina

di Silvia Morosi

Vespucci Barcolana

La nave scuola più bella del mondo, l’Amerigo Vespucci, è arrivata a Trieste il 7 Ottobre in occasione dei 50 anni della Barcolana. Avere l’imbarcazione in città è «senza dubbio il più grande regalo che la Società Velica di Barcola e Grignano potesse ricevere in occasione del Cinquantenario», ha detto Mitja Gialuz, presidente della Società Velica Barcola Grignano. Ormeggiata al Molo Bersaglieri, arrivata da Napoli dove in soli tre giorni è stata visitata da 22 mila persone, resterà a Trieste fino a domenica 15 Ottobre, giorno della regata, e sarà visitabile dal pubblico. Dunque olio di gomito per i marinai, impegnati a pulire e lucidare in modo ancor più approfondito per non smentire la fama della nave, che naviga al motto di «Non chi comincia ma quel che persevera» e con un principio ben saldo: «Tutti noi marinai siamo molto sensibili alla solidarietà verso gli altri e a chi è in difficoltà», come ha sottolineato il comandante della Vespucci, C.v. Stefano Costantino.

Vespucci barcolana1

L’Unità più anziana in servizio nella Marina Militare, costruita e allestita presso il Regio Cantiere Navale di Castellamare di Stabia, è stata varata il 22 febbraio 1931 da Elena Cerio. Consegnata alla Regia Marina il 26 maggio 1931, entrò in servizio come Nave Scuola il successivo 6 giugno, aggiungendosi alla gemella Cristoforo Colombo — di tre anni più anziana.

FONTE: Logo Corrieredellasera

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Giovani (Essere giovane ...)

MacArthur Museum

“La giovinezza non è un periodo della vita, essa è uno stato dello spirito, un effetto della volontà, una qualità dell’immaginazione, un’intensità emotiva, una vittoria del coraggio sulla timidezza, del gusto dell’avventura sull’amore del conforto. Non si diventa vecchi per aver vissuto un certo numero di anni, si diventa vecchi perché si è abbandonato il nostro ideale. Gli anni aggrinziscono la pelle, la rinuncia al nostro ideale aggrinzisce l’anima. Le preoccupazioni, le incertezze, i timori e i dispiaceri sono i nemici che lentamente ci fanno piegare verso la terra e diventare polvere prima della morte. Giovane è colui che si stupisce e si meraviglia, che domanda come un ragazzo insaziabile: e dopo? Che sfida gli avvenimenti e trova la gioia al gioco della vita. Voi siete così giovani come la vostra fede, così vecchi come la vostra incertezza, così giovani come la vostra fiducia in voi stessi, così giovani come la vostra speranza, così vecchi come il vostro scoramento. Voi resterete giovani fino a quando resterete ricettivi, ricettivi a ciò che è bello, buono e grande, ricettivi ai messaggi della natura, dell’uomo e dell’infinito. Se un giorno il vostro cuore dovesse essere morso dal pessimismo e corroso dal cinismo, possa Dio avere pietà della vostra anima di vecchi “….

(Discorso tenuto dal Generale Douglas MacArthur ai cadetti di West Point, 1945)

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FONTE: Logo GPB

 

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L’ascesa militare cinese: da gigante terrestre a potenza del mare.

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Dalla caduta dell’Unione Sovietica, la marina degli Stati Uniti non ha avuto più rivali in grado di contrastarla sugli Oceani, almeno fino ad oggi. Il sorpasso numerico è, però, avvenuto: 317 unità navali contro 283, e così alla fine del 2017 la Marina dell’Armata Popolare di Liberazione è diventata, superando quella degli Stati Uniti d’America, la flotta militare più grande del mondo. Una grande flotta militare in grado di esercitare il controllo del mare e di proiettare la propria forza sulla terraferma attraverso gli oceani è considerata uno dei principali attributi di una grande potenza; l’obiettivo strategico primario per la Cina è però, al momento, quello di proteggere il Mar Cinese, con le sue numerose isole, e impedire l’accesso delle navi avversarie ai tratti di mare contesi. La Cina ha mostrato negli anni un atteggiamento sempre più aggressivo in merito alla questione della sovranità delle numerose isole del Mar Cinese: dalle isole Senkaku contese con il Giappone, fino all’arcipelago delle Spratly, divenuto sede di basi militari con aeroporti, porti militari e postazioni di missili antinave. Aerei e navi cinesi pattugliano oggi quelle acque in maniera sempre più aggressiva e la marina statunitense, per quanto ancora nettamente superiore sul livello qualitativo e tecnologico, ha perso la assoluta superiorità numerica di cui godeva negli anni ‘90. Sono lontani, infatti, i tempi in cui l’esercito cinese lanciò alcuni missili contro le acque territoriali di Taiwan per intimidire il governo locale che, all’epoca, stava per tenere le prime elezioni libere nella sua storia. A quel tempo il presidente Americano Clinton inviò immediatamente la flotta nelle acque di Taiwan costringendo la Cina a cessare subito quell’atteggiamento bellicoso. Ma forse proprio da quel momento, si racconta vissuto con particolare umiliazione dal governo cinese, si avviò quel programma di armamento e modernizzazione che oggi, sotto la guida dell’attuale presidente Xi Jinping, inizia a mostrare i suoi risultati a tutto il mondo.

“La necessità di costruire una Marina potente non è mai stata così impellente come oggi” ha sentenziato lo stesso presidente Xi, sottolineando le priorità in agenda per il suo governo. Con 228 miliardi di dollari stanziati, la Cina è seconda soltanto agli States (610 miliardi), sebbene la percentuale destinata alla Difesa rispetto alla spesa pubblica complessiva sia progressivamente diminuita. E così, soltanto negli ultimi dieci anni, la Marina dell’Armata Popolare di Liberazione ha costruito oltre 100 nuovi sottomarini e navi da guerra, più di quanto possiedano le flotte della maggior parte dei paesi del mondo. E’ vero che gli USA posseggono 20 potentissime portaerei e la capacità di dislocarle velocemente in ogni parte del mondo, allo stesso tempo, però,  la Cina possederebbe oggi la capacità di contrastare l’accesso da parte di eventuali forze nemiche alle sue acque territoriali. Le forze cinesi basano la loro forza soprattutto sulle capacità “A2/AA”, una sigla che sta per “Anti-Access/Area Denial” portata avanti con, soprattutto, missili balistici antinave, comunemente chiamati “carrier killer” ossia “ammazza portaerei”. Missili difficili da fermare, che quando vengono lanciati salgono quasi verticalmente, fino a uscire dall’atmosfera terrestre, per poi rientrare, guidati da radar e satelliti, e precipitare verso il loro obiettivo a una velocità parecchie volte superiore a quella del suono. I missili DF-21D e DF-26,  possono arrivare anche fino a 4 mila chilometri, ossia, in caso di conflitto con gli USA, colpire le basi statunitensi nell’isola di Guam. Parliamo di una minaccia molto significativa a cui la Marina Statunitense risponde tuttavia con la famiglia di Cacciatorpedienere classe Arleigh Burke, schiarati a protezione delle Portaerei, in grado di distruggere i missili balistici in fase di rientro nell’atmosfera. In aggiunta è in fase avanzata di sviluppo anche un’arma imbarcata a energia diretta, un potente laser che ha già dimostrato in fase di sperimentazione operativa da bordo di unità navali, la capacità di abbattere bersagli aerei. A completare la flotta ci sono poi circa 80 sottomarini, aerei imbarcati, bombardieri strategici e missili da crociera. Un arsenale di tutto rispetto in previsione di quello che secondo gli esperti potrebbe essere il ritorno di confronti in mare aperto fra grandi flotte, un’ipotesi che sembrava tramontata alla fine del XX secolo e che si ripresenta nel XXI, non a caso definito il “secolo marittimo”.

Negli ultimi anni, la necessità di difendere i propri crescenti interessi economici e geopolitici nel mondo, oltre alla propria sovranità, ha spinto il gigante asiatico a ricalibrare la propria potenza militare in favore della marina. Gli orizzonti cinesi sono sempre più vasti, abbracciando tutta la costa orientale dell’Africa sino al Mediterraneo. La Cina ha bisogno di una grande Marina che dia vigore e credibilità alla sua politica estera e fiducia al crescente numero di nazioni amiche in cerca di alleati alternativi agli USA alla Russia o alla Francia.Oltre alle navi una Marina oceanica ha bisogno di basi navali situate nei punti strategici, possibilmente vicino ai passaggi obbligati. Di qui, la costruzione di una base a Gibuti, a cui ne seguiranno altre lungo la rinnovata via della seta verso il Mediterraneo e verso il Golfo Persico. L’ascesa della potenza navale cinese è evidente nei numeri. Solo la Cina ha costruito più mezzi navali in questo decennio di tutte le potenze mondiali messe insieme. Chiaramente questo non significa che la Marina dell’Armata popolare di liberazione sia superiore a quella di Washington, basti pensare che la Cina ha una sola portaerei operativa mentre gli USA ne mantengono in servizio 20 tutte a propulsione nucleare.L’obiettivo della nuova Cina di Xi Jinping è comunque chiaro: rendere la Cina non solo un gigante sulla terra, ma anche sul mare. In sintesi una grande Potenza mondiale.

Le linee di comunicazioni marittime sono l’elemento abilitante della globalizzazione mondiale insieme a Internet, e la Cina non vuole più dipendere dalle grandi potenze marittime che dal 15° secolo hanno dominato il mondo dal mare. Il controllo del mare passa per tutta una serie di livelli che riguardano anche altre aree del mondo, dove interessi commerciali, energetici e militari si intrecciano in maniera indissolubile.Come un gigante che si sta aprendo al mondo, la difesa degli interessi interni si sta espandendo su scala mondiale e, pur essendo vero che il potenziale qualitativo navale cinese non è ancora a livello di quello statunitense, nei prossimi anni l’equazione potrebbe subire un radicale cambiamento.

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi       

FONTE: Logo Amm Degiorgi oro                                                                                       

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