Il Giappone sta per annunciare le portaerei difensive

Le portaelicotteri saranno riconvertite in portaerei difensive così da aggirare la Costituzione del Giappone che vieta vettori d'attacco. Acquistati altri cento F-35

Franco Iacch- Mer, 28/11/2018 -

Il Giappone si appresta ad annunciare la riconversione delle cacciatorpediniere portaelicotteri classe Izumo in portaerei difensive.

portaerei giappone

La decisione sarà formalmente adottata tra due settimane quando il governo giapponese adotterà le nuove linee guida del Programma Nazionale per la Difesa. Tokyo, inoltre, approverà l’ordine di altre cento piattaforme tattiche F-35 che si uniranno alle 42 già acquistate nel 2011, così da soddisfare le richieste di Trump che ha ripetutamente invitato il Giappone ad acquistare più hardware americano ed a ridurre lo squilibrio commerciale tra i due paesi.

Una nuova era di proiezione

Il Giappone è particolarmente preoccupato per le crescenti attività aeree della Cina all'estremità meridionale della catena delle isole giapponesi. C'è poi la questione delle isole Senkaku, rivendicate dalla Cina come Diaoyu, nel vicino Mar Cinese orientale. Tokyo ha una sola base aerea sull'isola di Okinawa, la Naha Air Base, che funge anche da aeroporto civile regionale. La base di Naha ospita 40 F-15J ed è l’unica struttura a difesa dell’intera area meridionale del Giappone. Con delle portaerei in servizio attivo, il Giappone sarebbe in grado di disperdere le proprie forze aeree che non sarebbero più subordinate alle strutture fisse, certamente bersaglio primario durante un conflitto. Il Giappone, quindi, si appresta ad invertire decenni di politica governativa modificando le due cacciatorpediniere portaelicotteri per trasportare aerei ad ala fissa ed inaugurare una nuova era di proiezione di potenza.

Giappone: Cacciatorpediniere portaelicotteri classe Izumo

Le due unità classe Izumo sono grandi come le portaerei che il Giappone ha utilizzato durante la seconda guerra mondiale. Sia la capofila Izumo DDH-183 che la gemella Kaga DDH-184, sono lunghe 250 metri, con equipaggi di 470 marinai ed un dislocamento di 27mila tonnellate, un terzo delle portaerei degli Stati Uniti. Sebbene abbiano capacità anfibie, le portaelicotteri giapponesi sono tradizionalmente focalizzate sulla guerra antisom. Ogni unità della Kaijō Jieitai trasporta 14 velivoli a rotore come gli elicotteri antisom SH-60K Seahawk, cinque dei quali possono decollare e atterrare contemporaneamente. L’idea di convertirle in portaerei non giunge inaspettata considerando le eccessive dimensioni dei vettori. Negli anni il Giappone ha lavorato per ricostruire la sua aviazione navale ed il progetto delle Izumo si ispira chiaramente al trasporto aereo ad ala fissa. Fino a pochi anni fa la riconversione delle due cacciatorpediniere portaelicotteri come vettori per l’F-35B era ritenuta onerosa e politicamente rischiosa.

La vera natura del Progetto 22DDH

Una questione costituzionale

portaerei giappone1

La decisione di riconvertire le unità della classe Izumo avviene in un contesto di crescente vulnerabilità delle basi aeree giapponesi nei confronti dei missili da crociera e balistici di Cina e Corea del Nord. Tokyo ha sempre pubblicamente negato la vera natura delle Izumo a causa delle questioni relative alla violazione costituzionale del sistema d’arma di proiezione. In base all'articolo nove della Costituzione giapponese, il governo proibisce la costruzione di armi considerate principalmente di natura offensiva come le portaerei. Tuttavia il Giappone possiede una straordinaria capacità marittima latente. La sua economia è considerevolmente più grande di quella di Francia, India o Regno Unito. Gli ostacoli che hanno impedito lo sviluppo di una forza di proiezione navale (la già citata questione costituzionale, le preoccupazioni sull'opinione pubblica internazionale, l'impegno per il pacifismo) sono stati lentamente spazzati via. La propulsione nucleare sembra improbabile, ma il Giappone in futuro costruirà vettori sempre più grandi sulla base di una plausibile interpretazione delle sue esigenze di autodifesa nei confronti della Cina.

Classe Izumo: Da portaelicotteri a portaerei difensive

Le cacciatorpediniere portaelicotteri classe Izumo del Giappone sono state progettate specificatamente per ospitare la variante STOVL (Short Takeoff and Vertical Landing) della piattaforma tattica F-35. Eufemisticamente classificate come cacciatorpediniere elicotteri dal Japan Maritime Self-Defense Force per minimizzare le offensive capacità belliche delle navi, le due unità del progetto 22DDH sono state chiaramente concepite per la riconversione in portaerei. Nell'ultimo rapporto del Ministero della Difesa giapponese pubblicato lo scorso maggio e contrariamente a quanto affermato in precedenza, il ponte di volo delle Izumo è già stato rivestito con lo speciale materiale termoresistente necessario per garantire le operazioni di decollo ed atterraggio dell'F-35B. Anche gli ascensori che collegano l'hangar al ponte di volo sono stati specificamente progettati per ospitare l'F-35B e l'MV-22 Osprey. La classe Izumo non è stata equipaggiata con delle catapulte per lanciare i caccia ne con lo ski-jump per il decollo corto. Tuttavia se opportunamente modificate, potrebbero trasportare la variante a decollo corto e atterraggio verticale dell’F-35 così da garantire una difesa regionale mobile. L'aggiunta di uno ski-jump non si rende necessario anche se migliorerebbe le prestazioni in decollo dell'F-35B e aggiungerebbe un ulteriore margine di sicurezza. Dovrà essere riconfigurata l’intera griglia di difesa a corto e medio raggio così da non intralciare le operazioni di volo degli F-35B. La struttura interna delle portaerei dovrà essere riprogettata per ospitare l’intera linea logistica JSF ed ALIS. Il costo complessivo per la riconversione delle due unità classe Izumo, compresa l’acquisizione di trenta piattaforme tattiche F-35B (12/14 a vettore) è stimato in 4 miliardi di dollari. L'opzione AV-8B potrebbe essere economicamente valida e non presenterebbe problemi di compatibilità con il rivestimento del ponte di volo, ma non assicurerebbe le capacità tattiche di quinta generazione dello JSF. Da rilevare che la futura forza aerea del Giappone si sta rimodellando sull'F-35A già ordinato. Il Giappone investe poco più dell'1 per cento del suo PIL nella Difesa.

La flotta F-35 del Giappone

Tokyo ha già siglato contratti per l’acquisizione di 42 piattaforme tattiche F-35A, variante a decollo ed atterraggio convenzionale. Annunciando la riconversione in portaerei difensive, così da aggirare il vincolo costituzionale che vieta i vettori d’attacco, le Izumo dovranno ritornare nel bacino di carenaggio Yokohama per importanti interventi strutturali. Come già detto, l’intero ponte di volo sembrerebbe essere stato progettato per resistere alle elevate temperature dei flussi generati per il decollo corto dello JSF. In base alle nuove linee guida del Programma Nazionale per la Difesa, entro il 2023 il Giappone riceverà i 42 F-35A acquistati nel dicembre del 2011. Dal 2024 la flotta F-35A, variante a decollo ed atterraggio convenzionale, rileverà gli F-4 in servizio il Japan Air Self-Defense Force.

Il secondo lotto F-35

Tra due settimane il governo giapponese approverà l’ordine di altri cento F-35: Settante della variante A e trenta della variante B per un valore stimato superiore ai nove miliardi di dollari. Le settanta piattaforme F-35A rileveranno gradualmente gli F-15 del Giappone che non potranno essere aggiornati, circa cento velivoli sui duecento in servizio. I trenta F-35B inizieranno ad essere consegnati a partire dal 2024: Entro quella data il Giappone dovrebbe aver ultimato le modifiche sui due vettori classe Izumo. Ricordiamo, infine, che le Izumo possono già ospitare sul ponte di volo gli F-35B statunitensi, secondo quanto stabilito dal Ministero della Difesa giapponese lo scorso maggio. Sedici F-35B del Corpo dei Marine sono schierati stabilmente nella base aerea di Iwakuni nella prefettura di Yamaguchi, in Giappone.

FONTE: logo giornale.it

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Alex Bellini e l'isola di plastica nell'oceano

Alex Bellini e l'isola di plastica nell'oceano

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Riporto con piacere il video dell' ennesima avventura che si presta ad intraprendere l'esploratore ed avventuriero, Alex Bellini per sensibilizzare l'opinione pubblica sul terribile problema dell'isola di plastica presente nell'oceano. Guardatelo tutto e poi visitate il suo sito www.alexbellini.com

Vi troverete altri video delle sue avventure e la sua storia.

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News varie dal mare, Alex Bellini e l'isola di plastica nell'oceano

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Il Museo Storico Navale di Venezia riapre con una mostra dedicata a 'd’Annunzio Marinaio'

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La cerimonia di inaugurazione si è svolta alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Marina e di numerose autorità civili e militari.

 Museo VE Ingresso

14 novembre 2018

Antonello LorussoAvvenimenti

​Riapre al pubblico la sede principale del Museo Storico Navaledella Marina Militare di Veneziacon una mostra dedicata a “d’Annunzio Marinaio”. La cerimonia di inaugurazione, che si è tenuta lo scorso 14 novembre, si è svolta alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Valter Girardelli, del Sindaco di Venezia, architetto Luigi Brugnaro e di numerose autorità civili e militari.

La struttura espositiva di inestimabile valore storicoe culturale, dopo un periodo di chiusura dovuto ad importanti interventi di riqualificazione e di adeguamento agli standard di sicurezza infrastrutturali, è nuovamente aperta al pubblico grazie all'impegno della Forza armata che conferma il proprio costante impegno per tutelare e valorizzare gli edifici storici della città lagunare.

La manifestazione culturale è stata aperta dal giornalista e storico, professor Giordano Bruno Guerri, che ha ufficialmente inaugurato la mostra temporanea dedicata al Vate e al suo rapporto con il mare, realizzata a cura dell’Ufficio Storico della Marina Militare in collaborazione con la Fondazione il Vittoriale degli Italiani”.
 
L’esposizione, che resterà aperta gratuitamente al pubblico per tutto il mese di novembre, rende omaggio al legame tra il mare e il poeta che partecipò, come volontario, a numerose azioni aeree e navali quale combattente al servizio della Regia Marina.

La Marina è stata protagonista del volo sin dai tempi pionieristici del primo pilota italiano, tenente di vascello Calderara. All'interno del percorso storico, creato dall'Ufficio Storico della Marina Militare, il visitatore può ammirare foto, documenti e oggetti appartenuti al “Vate”. Tra i cimeli storici: la mitragliatrice dell’idrovolante “Macchi” con cui il poeta prese parte a numerose missioni nel corso del Grande Guerra.

FONTE: Logo Notiziario online

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Caso Davide Cervia-Dichiarazione ufficiale del Ministro della Difesa

La dichiarazione ufficiale del Ministro della Difesa Elisabetta Trenta in merito alle decisioni sul caso di Davide Cervia.

Ministro Trenta

Quando è scomparso Davide Cervia aveva 31 anni. Era il 1990. In molti di voi ricorderanno la sua storia e, come saprete, recentemente il processo civile si era concluso con la condanna del Ministero della Difesa al pagamento di 1 euro simbolico, con una motivazione seria e senza precedenti: aver violato il diritto alla verità dei congiunti tramite azioni omissive.
Una sentenza che chi ci ha preceduto aveva comunque deciso di impugnare, evidentemente non accettandone i contenuti.
Ebbene, questo post, oggi, solo per comunicare che in qualità di Ministro della Difesa ho dato indicazione di rinunciare all’impugnazione.
Dopo un’attenta lettura degli atti in possesso dell’amministrazione, ho scelto di riconoscere gli errori dello Stato nei confronti di una famiglia che merita rispetto e verità!
Li ho incontrati nei giorni scorsi, a Velletri, per comunicare loro la mia decisione. Gli ho chiesto scusa e lo faccio nuovamente ora, pubblicamente, a nome del Paese e della Difesa. Saro’ felice di accoglierli prossimamente presso il ministero.
Infine, rivolgo un ringraziamento anche all’Avvocatura generale dello Stato, che da sempre, con particolare sensibilità e professionalità, assiste l’amministrazione in numerosi e complessi contenziosi.

FONTE: Profilo Facebook Elisabetta Trenta

E la dichiarazione di Marisa Gentile

Per la prima volta è come se mi mancassero le parole....

Sono così tanto emozionata per questo atto del Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, che davvero ho difficoltà a mettere insieme le parole giuste per esprimere gratitudine e riconoscenza al Ministro Trenta per la sua coraggiosa presa di posizione rispetto alla vicenda.
Senza tanti giri di parole, il Ministro ci ha detto di aver esaminato le carte e di aver compreso gli "errori" che questo nostro Stato ha commesso nei confronti di Davide Cervia e della sua famiglia.
Una famiglia, la nostra, che ha dovuto subire illazioni di ogni genere, intimidazioni, pressioni, ricatti, violenze e soprattutto una famiglia che non ha mai abbassato la testa di fronte alle prepotenze di uno Stato troppo spesso arrogante nei confronti dei suoi cittadini, che non si arrendono di fronte alle "veline" ufficiali.
Purtroppo sino ad oggi non siamo mai riusciti a far decollare una vera inchiesta giudiziaria sulla vicenda, sono state fatte indagini lacunose e superficiali tralasciando elementi importantissimi che oggi sono andati perduti per sempre, sono stati fatti trascorrere anni e anni senza concludere nulla in modo che il velo della prescrizione sopisse le nostre grida di giustizia e verità.
E oggi, solo un Ministro coraggioso poteva dare una svolta importantissima alla vicenda, riconoscendo le responsabilità (suo malgrado) del Ministero che presiede e che, con le sue articolazioni della Marina militare, ha messo in essere sin da subito comportamenti fuorvianti per impedirci di capire cosa fosse successo a Davide Cervia.
Non so se ricorderete che il SIOS Marina (il servizio di informazione della Marina stessa) aveva fornito, sin da subito, agli inquirenti notizie false sulla reale specializzazione di Davide, definendolo in un documento ufficiale, poco più di un semplice elettricista.
Davide era un uomo comune, un padre comune ma un cittadino particolare che per le sue attitudini professionali era stato scelto dalla Marina Militare, ove si era arruolato giovanissimo, per "incarichi di particolare segretezza e specializzazione" (così abbiamo trovato scritto su documenti del SIOS datati 1979, in riferimento ai corsi di formazione ai quali Davide era stato destinato). E perchè, lo Stato, dopo aver addestrato uno dei suoi uomini migliori ad incarichi così particolari e importanti per la difesa nazionale, lo ha completamente abbandonato, calpestato, umiliato e rinnegato? Se non fosse stato per la sua famiglia, forse Davide Cervia non sarebbe mai esistito.....

Un Grazie dal profondo del cuore ai nostri legali, Licia D'amico e Alfredo Galasso, che senza chiedere mai in cambio nulla hanno sopportato il peso legale di tutta la vicenda. Ci hanno consigliato, difeso e supportato in ogni passo che abbiamo compiuto e tutti, insieme anche a quei pochi giornalisti coraggiosi che hanno creduto in questa battaglia, oggi abbiamo raggiunto questo importante risultato.

GRAZIE MINISTRO!

Marisa Gentile

comitato Davidecervia

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