La Marina italiana torna in Estremo Oriente con la portaerei Cavour

 Un articolo di attualità a cura di Luca Peruzzi su Analisi Difesa

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10 Gennaio 2024 di 

Il sempre più marcato coinvolgimento della Marina nelle operazioni navali che spaziano dai confini orientali del Mediterraneo Allargato all’Estremo Oriente è ormai una realtà ed i recenti eventi di crisi nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden sono un chiaro monito dell’importanza del dispiegamento delle Forze d’Altura della Marina Militare oltre i confini naturali del Mare Nostrum, a protezione degli interessi nazionali che uniscono la regione Euro-Atlantica e quella dell’Indo-Pacifico.

In occasione dell’annuale simposio della Surface Navy Association (SNA) della US Navy che si è aperto ieri a Washington, ed in particolare nel corso del primo panel dell’evento aperto a tutti gli addetti ai lavori e dedicato all’”European Naval Capability in the Indo-Pacific”, è emerso che nel 2024, la Marina Militare dovrebbe partecipare alla RIMPAC (Rim of the Pacific) 2024, la più grande esercitazione navale al mondo, e risulterebbe in fase finale di pianificazione il dispiegamento del Gruppo Portaerei Cavour nella medesima regione, nel secondo semestre dell’anno.

Formazione

Nel corso del panel dedicato al dispiegamento delle Forze Navali Europee nella regione Indo-Pacifica a cui hanno partecipato gli addetti navali europei a Washington di Francia, Italia e Norvegia (i comandanti Jean-Olivier Grall, Marco Bagni ed Egil Vasstrand con la moderazione del panel da parte del comandante Roger Readwin per la Gran Bretagna) questi ultimi hanno riportato le più recenti attività e piani futuri delle rispettive Marine in quello che lo stesso Capitano di Vascello Marco Bagni ha definito come un unico Oceano (globale) che idealmente ed in pratica collega senza confini la regione Euro-Atlantica a quella Indo-Pacifica.

Dopo aver ricordato l’impegno sempre più importante dell’Italia e della Marina Militare nella regione Indo-Pacifica (con la partecipazione continua all’Operazione Atalanta nell’Oceano Indiano, il dispiegamento nel 2023 del Pattugliatore Polivalente d’Altura Morosini in Estremo Oriente e l’attuale impiego della fregata Fasan nel Mar Rosso, accanto alla campagna di Nave Vespucci intorno al mondo, che toccherà anche destinazioni in Estremo Oriente), l’addetto navale italiano a Washington ha annunciato che per la prima volta la Marina Militare dovrebbe partecipare all’esercitazione RIMPAC nel 2024.

RimpacSi tratta della principale attività congiunta addestrativa-operativa a primaria trazione americana che viene condotta al mondo e nel Pacifico con la partecipazione e collaborazione delle Marine della regione. La partecipazione italiana rappresenta un importante evento in quanto richiede un enorme sforzo organizzativo-logistico, senza peraltro offrire ulteriori specificazioni in ordine all’unità navale o diverse che prenderanno parte alla medesima.

L’altra importante novità è rappresentata dall’eventuale dispiegamento del Gruppo Portaerei Cavour nella medesima regione a partire dal prossimo mese di giugno. Secondo quanto emerso, tale attività risulterebbe in fase finale di pianificazione, senza peraltro fornire ulteriori dettagli in ordine alle unità che accompagnerebbero l’ammiraglia.

Specificando ulteriormente quella che è stata definita come il terzo pilastro d’azione (“capacità e cooperazione”), della Marina Militare nella regione Indo-Pacifica, unitamente agli altri due elementi cardine di tale strategia rappresentati dalle attività di tutela degli Oceani e sviluppo della cooperazione fra le Marine del Mondo grazie alla condivisione delle informazioni che si è creata con il Virtual Regional Maritime Traffic Centre e poi il Trans-Regional Maritime Network  (V-RMTC e T-RMN) a trazione italiana e della Marina Militare, l’ufficiale italiano ha parlato del contributo nazionale all’European Carrier Group Interoperability Initiative (ECGII) rappresentato dalla portaerei STOVL Cavour e delle capacità della medesima alla luce dell’eventuale dispiegamento della medesima in Estremo Oriente.

Sebbene non siano state fatte valutazioni di carattere geostrategico, se la fase finale di pianificazione sfocerà in un eventuale via libera, il Gruppo navale incentrato sulla portaerei Cavour dovrebbe essere schierato nella regione dell’Indo-Pacifico a partire dal mese di giugno, evidenziandosi ulteriormente come entro la fine di quest’anno sia previsto il raggiungimento della capacità operativa iniziale (IOC, Initial Operational Capability) dell’F-35B, che rappresenta un significativo traguardo per la Forza Armata. In vista di tale attività, la MM sta lavorando con la US Navy per avere molteplici opportunità di interazione ed esercitazione, anche con l’USMC.

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La stessa attività viene portata avanti con la Royal Australian Navy e con la Japan Maritime Self-Defense Force. Il Gruppo navale incentrato sulla portaerei Cavour dovrebbe partecipare all’esercitazione Pitch Black a Darwin, nell’Australia settentrionale, il prossimo luglio con il proprio gruppo di volo basato sugli F-35B. Successivamente, la nave visiterà il Giappone incontrando Nave Vespucci e interagendo con il gruppo navale incentrato sulla portaerei Kaga della JMSDF (Japan Maritime Self-Defense Force – nella foto sotto), condividendo l’esperienza della Marina Militare sviluppata con le attività addestrativo-operative dell’F-35B da bordo di Nave Cavour.

Non è detto che ulteriori attività possano essere pianificate con altre Marine della regione. Il dispiegamento del Gruppo Navale incentrato sulla portaerei italiana dovrebbe quindi rafforzare la cooperazione con tutti i partner nell’area, con molteplici interazioni, esercitazioni, opportunità di cross-deck, testando ‘piste alternative’ ed hub logistici.

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In ordine all’attività legata all’esercitazione Pitch Black in Australia, secondo quanto dichiarato dal capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare, il generale Luca Goretti, in occasione della partecipazione all’evento Aerospace Nation del Mitchell Institute for Aerospace Studies americano lo scorso ottobre, l’AM ha pianificato la partecipazione con circa 25 velivoli fra cui risulterebbero Eurofighter Typhoon ed F-35 e lavorerà fianco a fianco con la Marina Militare ed i velivoli imbarcati sulla portaerei.

Ritornando alla SNA 2024 ed alla partecipazione al panel dell’addetto navale italiano, quest’ultimo  ha colto l’occasione per esprimere la gratitudine della Marina Militare italiana a quella degli Stati Uniti perché nel 2021, nel corso del dispiegamento di nave Cavour negli USA per l’ottenimento della certificazione Ready for the Operations con l’F-35 della medesima piattaforma, la US Navy ha dato un contributo essenziale al raggiungimento di tale traguardo, dopo un lungo periodo di addestramento e test ed esercitazioni durante l’emergenza COVID. “È stato davvero un grande risultato per noi e siamo molto grati per il supporto fornitoci dalla US Navy.”

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La strategia della Marina Militare per la regione dell’Indo-Pacifico si sviluppa, secondo l’addetto navale, come sopra evidenziato anche attraverso la tutela degli Oceani e lo sviluppo dell’interazione e cooperazione fra le Marine Militari. Avendo a riferimento l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che ha stabilito diciassette ‘Obiettivi di Sviluppo Sostenibile’ per affrontare al meglio il cambiamento climatico, la Marina Militare è fortemente impegnata nel perseguire due obiettivi, il numero 7 sull’energia pulita e accessibile e il numero 13 sull’azione per il clima.

La campagna mondiale del Vespucci rappresenta un chiaro esempio di questo impegno, ha evidenziato l’addetto navale italiano. Infatti, durante la sua campagna intorno al Mondo, ospita a bordo un team di scienziati con l’obiettivo di analizzare e studiare le acque degli oceani di tutto il mondo. Inoltre, la Marina Militare organizzerà il prossimo giugno una mostra presso il Palazzo delle Nazioni Unite a New York per celebrare la Giornata delle Nazioni Unite per l’Oceano, che si terrà l’8 giugno.

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Un altro significativo esempio di questo forte impegno da parte italiana è la Green Fleet della Marina Militare con tutte le iniziative e sviluppi tecnologici legati ai carburanti sintetici rinnovabili, riduzione dei consumi energetici di bordo, adozione di procedure operative per il risparmio energetico, uso esteso della propulsione ibrida e completamente elettrica, sviluppo di tecnologie di progettazione navale ecocompatibile. La MM è leader in Europa nel settore dei biocarburanti in Europa, essendo stata la prima marina ad avviare un programma di test sull’uso del green diesel nel settore navale e attualmente si sta testando e utilizzando una miscela che comprende fino al 50% di diesel verde rinnovabile.

vrmtc 300 300La MM ritiene infine che la cooperazione fra le Marine del mondo possa essere realizzata attraverso la consapevolezza situazionale marittima dove la condivisione delle informazioni sia un fattore fondamentale per garantire l’uso legittimo del mare.

La Marina italiana ha lanciato venti anni fa il progetto Virtual Regional Maritime Traffic Centre  VRMTC, che come è noto si tratta fondamentalmente di una rete virtuale che collega i centri operativi marittimi delle marine membri per condividere informazioni selezionate non classificate relative alle unità commerciali. La US Navy, Royal Navy e la Marina Nationale appartengono a questa comunità. Il VRMTC è un progetto complementare e non antitetico ad altre realtà presenti nella regione (Sea Vision US e IORIS EU) in ragione delle sue specificità.

Questo sistema si è successivamente sviluppato nel Trans-Regional Maritime Network (T-RMN) grazie all’interfaccia con sistemi simili delle Marine brasiliana, indiana e di Singapore. Si tratta di uno strumento efficace che migliora la consapevolezza della situazione marittima, e fondamentalmente rafforza la fiducia reciproca, ha evidenziato l’ufficiale italiano nel corso del panel, favorendo la sicurezza con enormi ricadute in ambito operativo.

Attualmente fanno parte di questa comunità 42 Marine e la MM ritiene che questo modello di condivisione delle informazioni possa essere un valido strumento per promuovere la comprensione reciproca ed attiva nella regione dell’Indo-Pacifico.

Foto: Marina Militare, US Navy e JMSDF

 

Foto PeruzziLuca Peruzzi Vedi tutti gli articoli

Nato a Genova nel 1966 e laureato in giurisprudenza, è corrispondente per l'Italia e collaboratore delle riviste internazionali nel settore della difesa del gruppo inglese IHS Markit (Jane's Navy International e Jane's International Defence Review) e della casa editrice tedesca Mittler Report Verlag (European Security & Defense e pubblicazioni collegate) nonché delle riviste di settore Armada International, European Defence Review e The Journal of Electronic Defense. In Italia collabora anche con Rivista Marittima, Aeronautica & Difesa e la testata online dedicate al settore marittimo ed economico The MediTelegraph (Secolo XIX).

FONTE: ANALISI DIFESA

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Tutto su Cabi Cattaneo, l’azienda milanese dietro i mezzi subacquei per gli incursori della Marina

Numeri e business di Cabi Cattaneo, azienda leader nella progettazione, sviluppo e fornitura di mezzi subacquei per gli Incursori della Marina Militare, uno dei reparti speciali più famoso al mondo.

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Numeri e business di Cabi Cattaneo, azienda leader nella progettazione, sviluppo e fornitura di mezzi subacquei per gli Incursori della Marina Militare, uno dei reparti speciali più famoso al mondo. Di recente alleata del gruppo navale Fincantieri C’è la milanese Cabi Cattaneo dietro ai mezzi speciali (segreti) del Comsubin, il Raggruppamento Subacquei ed Incursori della…

7 Gennaio 2024 08:08

C’è la milanese Cabi Cattaneo dietro ai mezzi speciali (segreti) del Comsubin, il Raggruppamento Subacquei ed Incursori della Marina Militare.

In occasione dell‘inaugurazione del Polo Nazionale della Dimensione Subacquea di La Spezia avvenuta lo scorso 12 dicembre, “è stato mostrato al pubblico per la prima volta (e dunque “declassificato”) uno dei mezzi speciali/segreti del GOI (Gruppo Operativo Incursori) del Comsubin. Il mezzo, prodotto dalla Cabi Cattaneo di Milano, può operare sia sott’acqua che in superficie e ha la capacità di trasportare e impiegare anche mini siluri” ha svelato Rid, la Rivista Italiana Difesa diretta da Pietro Batacchi.

La società ha una tradizione quasi centenaria e, come riporta Repubblica, “Da anni progetta mini-sottomarini che servono per trasportare squadre di incursori con i loro equipaggiamenti fino alla zona dei raid. Si ritiene che i suoi prodotti siano stati acquistati anche dai Navy Seal statunitensi e dai commandos israeliani, tutto però senza conferme ufficiali. Questa ditta infatti persegue “il mantenimento della più assoluta riservatezza, tipica del settore e necessaria per tutelare il segreto di Stato e industriale”.

Di recente la società è stata scelta da Fincantieri come alleata “per valutare la cooperazione commerciale e industriale nell’ambito dei veicoli subacquei e della relativa integrazione con unità maggiori”. D’altronde proprio il gruppo navale guidato da Pierroberto Folgiero è in prima fila come potenziale “aggregatore” del Polo nazionale della subacquea.

Tutti i dettagli sulla società Cabi Cattaneo Spa.

CHE COS’È CABI CATTANEO SPA

Attiva dal 1936 a Milano, prima come Studio TecnicoCattaneo e poi, dal 1945 come S.p.A., Cabi Cattaneo conta oggi meno di 60 dipendenti.

“I fondatori, l’Ing. Giustino Cattaneo ed il figlio, l’Ing. Guido, vollero la fondazione di un’azienda improntata all’innovazione tecnica e alla realizzazione di brevetti in campo industriale. Da qui l’acronimo di C.A.B.I., Costruzione e Applicazione Brevetti Industriali” racconta la società.

Come si legge in una presentazione dell’azienda in occasione di un seminario patrocinato dal Segretario Generale della Difesa e guidato dalla Direzione degli Armamenti Navali, sulle capacità delle aziende della subacquea in campo nazionale nel settembre 2019, negli anni Cabi Cattaneo “ha operato quasi esclusivamente nel settore militare marino, dedicandosi soprattutto alla progettazione e allarealizzazione di mezzi speciali subacquei. La leadership, tra i produttori di sistemi così complessi, può essere mantenuta esclusivamente alimentando il prezioso know-how con continua dedizione”.

Il mantenimento della più assoluta riservatezza – tipica del settore enecessaria per tutelare il Segreto di Stato e industriale – si ottieneanche attraverso una severa selezione del personale.

COSA FA

I due fondatori contribuirono alla realizzazione dei Siluri a Lunga o Lenta Corsa (SLC o più generalmente “maiali”, “i siluri a lenta corsa cavalcati dai guastatori della Regia Marina nel celebre attacco contro le corazzare inglesi ad Alessandria” ricorda ancora Repubblica), i motori di alcuni MAS, i barchini esplosivi della serie MT,etc. Superato il secondo conflitto mondiale l’azienda si è specializzata nella realizzazione di mezzi speciali subacquei.

I mezzi speciali in questione, internazionalmente conosciuti comeSDVs (Swimmer Delivery Vehicles), nascono per trasportare occultamente un team di operatori subacquei – completamente equipaggiati – ed il payload necessario per la missione. Si tratta di veicoli pensati per navigare in immersione completamente allagati. Si dividono in due categorie: la prima per operare prevalentemente in immersione mentre la seconda dotata di motore endotermico opera sopratutto in superficie.

LA PARTNERSHIP CON FINCANTIERI

Lo scorso 3 agosto la società insieme a Fincantieri ha firmato un Memorandum of Understanding (MoU) per la valutazione della cooperazione commerciale e industriale nell’ambito dei veicoli subacquei e della relativa integrazione con unità maggiori.

“Il MoU, cui potrà seguire un ulteriore accordo di collaborazione da finalizzare entro l’anno, consentirà di integrare veicoli subacquei sulle unità di superficie e subacquee di Fincantieri, migliorando, grazie a questa nuova sinergia, le offerte che potranno essere formulate nei mercati globali di riferimento” indica la nota del gruppo di Trieste guidato da Pierroberto Folgiero.

In particolare è previsto che la progettazione, la costruzione, l’allestimento e il set to work delle unità maggiori, saranno a cura di Fincantieri, che ne sarà Design Authority, mentre Cabi rivestirà il medesimo ruolo con riferimento ai veicoli subacquei.

I VERTICI

Il cda di Cabi Cattaneo Spa è presieduto da Alberto Villa (presidente e ad) e composto da Giovanni Di Felice,Franco Bertoni e Alessio Villa.

LA PROPRIETÀ

Con un capitale sociale pari a 2,5 milioni di euro, la società è controllata al 60% dalla Vq-tec srl mentre il restante 40% è nelle mani della Fondazione Bruno e Paola Orlandi, fondazione di utilità pubblica con sede a Silvaplana (Grigioni/Svizzera).

I NUMERI

La società ha chiuso il bilancio 2022 in positivo: l’utile ammonta a 2,6 milioni di euro al 31 dicembre, in lieve aumento rispetto a 2 milioni di euro dello stesso periodo dell’anno precedente.

La società ha registrato nel corso del 2022 ricavi netti per di 15,6 milioni di euro, in leggera contrazione rispetto a 17,7 milioni di euro al 31 dicembre 2021. I costi risultano pressoché invariati: da 9,9 milioni di euro nel 2021 a 9,6 milioni di euro nel 2022.L’Ebitda risulta essere pari a 3,8 milioni di euro.

Cabi Cattaneo Spa vanta un totale di immobilizzazioni materiali dal valore di 860 milioni di euro, ed un totale debiti di 5 milioni di euro (in miglioramento rispetto a 8 milioni dell’anno precedente).

FONTE: START MAGAZINE

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La nave Vulcano non ha mai raggiunto la Striscia di Gaza

L'operazione della Marina Militare italiana si è rivelata più complicata del previsto e ora si trova in un porto egiziano

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L'arrivo della nave Vulcano nel porto egiziano di Al-Arish, in Egitto, il 3 dicembre 2023. (DOMITILLA CONTE/ANSA)

Lo scorso 8 novembre è salpata dal porto laziale di Civitavecchia una nave della Marina Militare attrezzata con un ospedale a bordo. L’operazione era stata annunciata con una conferenza stampa dal ministro della Difesa Guido Crosetto, di Fratelli d’Italia. Crosetto in particolare aveva esaltato la tempestività dell’iniziativa italiana, rivendicando come il nostro paese fosse stato il primo a essersi mosso in questa direzione.

Al momento della partenza, la nave aveva a bordo un equipaggio di oltre 170 marinai, di cui circa 30 medici, infermieri e chirurghi della Marina impiegati nella struttura sanitaria, oltre a due infermiere volontarie della Croce Rossa. Non era chiaro quale sarebbe stata la destinazione della nave. Esponenti di maggioranza e diversi giornali e trasmissioni televisive avevano detto che la Vulcano salpava «verso Gaza». Il comunicato diramato dal ministero della Difesa utilizzava una formula più vaga, parlando della nave «pronta a partire verso il Medio Oriente», quindi verso il Mediterraneo orientale.

La missione prevedeva in una seconda fase anche l’installazione di un ospedale da campo, dopo i sopralluoghi necessari per capire quale sarebbe potuto essere il luogo più idoneo, cioè quello al tempo stesso più sicuro e più vicino al territorio della Striscia di Gaza.
L’operazione si è rivelata più complessa di come la si era descritta inizialmente. La nave Vulcano è salpata dal porto di Civitavecchia senza sapere quale fosse la sua destinazione finale. Il piano prevedeva una prima sosta a Cipro, dove erano già operative altre quattro navi militari italiane impegnate nella missione di pattugliamento Mediterraneo Sicuro. Solo in un secondo momento si sarebbe stabilito il porto d’attracco definitivo, a seconda dell’esito dei colloqui che i ministeri della Difesa e degli Esteri, con la collaborazione dell’intelligence, stavano avendo con altri paesi dell’area. Nel frattempo la Vulcano ha fatto salire a bordo una squadra di sei medici e infermieri militari del Qatar, e altri specialisti italiani: tre anestesisti, due chirurghi, un ortopedico, diciannove infermieri con diverse specializzazioni, un tecnico di radiologia e due biologi. La Fondazione Francesca Rava, partner della Difesa, ha inviato poi due pediatri, un ginecologo e un’ostetrica.
Negli ultimi giorni di novembre si è capito che l’ipotesi che era stata presa in considerazione dalla Difesa, cioè fare rotta verso il Sud della Striscia di Gaza, non era praticabile: era troppo alto il rischio di esporre la nave ad attacchi o minacce che avrebbero peraltro potuto complicare ulteriormente la guerra in corso. Dopo un coordinamento con gli alleati della NATO, la Vulcano ha ricevuto l’autorizzazione da parte del governo egiziano di attraccare il 3 dicembre nel porto di Al-Arish, nel nord della penisola del Sinai, una cinquantina di chilometri a ovest del varco di Rafah al confine tra il sud della Striscia e l’Egitto.
 
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Il ministro Crosetto interviene nell’aula della Camera, il 20 settembre 2023 (Roberto Monaldo/LaPresse)

Il porto di Al-Arish e l’area circostante erano stati scelti dall’Egitto come una sorta di base logistica degli aiuti umanitari inviati da diversi paesi del mondo alla Striscia fin dal 13 novembre, quando era stato installato proprio lì un ospedale da campo inviato dalla Turchia. Nei giorni seguenti erano arrivati altri container di aiuti da alcuni paesi europei, e il personale della Mezzaluna Rossa – l’equivalente della Croce Rossa – aveva iniziato a lavorarci. Il 29 novembre aveva attraccato al porto di Al-Arish una portaelicotteri anfibia della Marina francese, la Dixmude, attrezzata con un ospedale a bordo proprio come la Vulcano. Ad Al-Arish c’è inoltre uno dei principali ospedali dell’area, che cura molti palestinesi in fuga dalla Striscia.

«Il nostro vuole essere il primo passo di un’iniziativa nella quale non vogliamo essere gli unici, anzi vogliamo essere i primi, soltanto», aveva detto il ministro Crosetto poche ore prima della partenza della Vulcano. Quando la nave è arrivata ad Al-Arish, il 3 dicembre, c’erano già varie unità operative di altri paesi. La Dixmude francese era partita dal porto di Tolone il 20 novembre, dodici giorni dopo rispetto alla Vulcano, ma dopo aver già ottenuto l’autorizzazione del governo egiziano. Era arrivata ad Al-Arish il 27 novembre, ospitando i primi pazienti a bordo a partire dal giorno dopo. Il primo dicembre sulla nave francese sono stati eseguiti i primi interventi chirurgici.

La Vulcano è entrata pienamente in funzione alcuni giorni dopo, tra il 4 e il 5 dicembre, quando ha ricevuto a bordo i primi pazienti palestinesi che avevano lasciato la Striscia di Gaza ed erano stati già ricoverati negli ospedali egiziani. In questo modo la nave italiana contribuisce ad alleggerire la pressione sul sistema sanitario dell’Egitto. Nel frattempo lo Stato maggiore della Difesa italiano ha avviato colloqui con le autorità della Giordania e degli Emirati Arabi Uniti, che hanno già personale sanitario attivo nella Striscia, per valutare se e come sia possibile ospitare e curare direttamente sulla Vulcano persone in fuga dalla Striscia.

Sulla Vulcano si effettuano ormai da giorni interventi piuttosto delicati, che si svolgono nelle due sale operatorie presenti e sono finalizzati soprattutto a salvare arti feriti, a rischio amputazione. Il primo caso è stata una donna di 38 anni, vittima di un’esplosione ed estratta dalle macerie con gravi lesioni a entrambe le braccia: l’intervento è durato cinque ore e ha compreso tra l’altro il trapianto di un nervo. La donna ha recuperato la funzionalità delle braccia. In altri casi, le operazioni chirurgiche servono a stabilizzare dei pazienti, soprattutto giovani, arrivati in gravi condizioni, e che solo dopo un primo intervento parziale possono essere poi trasferiti al Children Hospital di Doha, in Qatar.

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Un intervento chirurgico eseguito sulla nave Vulcano (ministero della Difesa)

Quanto alla seconda fase dell’operazione, che prevede l’installazione di un ospedale da campo, la situazione è proibitiva. Il 6 dicembre scorso il ministro Crosetto ha riferito alla Camera sullo stato di avanzamento della missione. Ha spiegato che l’intenzione del governo è di «poterlo collocare all’interno della Striscia di Gaza», e ha aggiunto che «da giorni sono in corso interlocuzioni con Israele, Egitto ed Emirati Arabi Uniti per l’individuazione della soluzione più idonea». Ha poi aggiunto il dettaglio più importante: il 5 dicembre «era stata avviata la ricognizione da parte del nostro team militare nel Sud di Gaza».

Crosetto si riferiva a una squadra composta da una dozzina di militari che è andata in perlustrazione per capire quale potesse essere il luogo dove installare l’ospedale. L’ipotesi più accreditata era farlo in prossimità di un ospedale da campo con circa 150 posti letto che gli Emirati Arabi Uniti avevano aperto il 2 dicembre nel Sud della Striscia, in accordo col governo e l’esercito israeliani. L’esito della ricognizione italiana, secondo il ministero della Difesa, è però stato molto negativo: mentre erano sul campo, pochi chilometri a nord di Rafah, i militari hanno assistito a scontri e violenze tra diversi gruppi di palestinesi, e questo ha reso sconsigliabile per ora procedere con la missione.

FONTE: IL POST

 

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La nave da guerra italiana Fasan nel Mar Rosso, la missione nel Golfo di Aden (faccia a faccia con gli Houthi)

Una notizia dal sito de "Il Gazzettino"

Fasan

La fregata Fasan è entrata nel Mar Rosso e ora sta operando nel Golfo di Aden, a sud delle coste dello Yemen, faccia a faccia con i ribelli Houthi, armati dall'Iran, che da diverse settimane stanno attaccando le imbarcazioni in transito nell'area. La nave da guerra italiana si è diretta in Medio Oriente nell'ambito di una missione specifica, alla quale l'Italia partecipa da anni, e attualmente sta scortando verso est alcune navi mercantili. A confermalo, come riporta Itamilradar, ci sono le immagini satellitari. È possibile che dopo aver completato questa attività, l'unità possa tornare nel Mar Rosso.

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La missione

È quindi possibile che in futuro la nave italiana possa trovarsi ad affrontare gli attacchi degli Houthi, tuttavia attualmente non sembra trovarsi in un'area significativamente a rischio per questo tipo di situazioni critiche. L'invio della fregata era inizialmente previsto per il prossimo febbraio nell'operazione diplomatico europea e anti pirateria denominata 'Atalanta' ma è stato anticipato a fine dicembre proprio nei giorni dell'annuncio della missione Prosperity Guardian lanciata dagli Stati Uniti. La sua missione è di deterrenza e non di attacco. Le sue regole di ingaggio si limitano all'autodifesa, possono quindi rispondere ad eventuali attacchi di droni e missili nemici.

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Il presidio

«Noi abbiamo una nave all'interno di una operazione cui l'Italia partecipa. È una nave, all'interno di un dispositivo già operante, che sta andando a vigilare, a capire cosa sta succedendo e come potremo muoverci nei prossimi mesi». Ha dichiarato nei giorni scorsi il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, a margine del saluto ai militari italiani a Camp Adazi, in relazione alle tensioni nel Mar Rosso. «C'è lo Stato Maggiore della Difesa che da due settimane sta cercando di capire se si può fare a livello multilaterale con molte altre nazioni un presidio di quella zona per consentire alle navi di passare - spiega - quali sono le opportunità e i pericoli che ci sono in quella zona. Bisogna prima capire qual è la minaccia, poi come si può fermare e vedere se si può dare il via libera che le navi civili continuino a passare».

Le armi della Fasan

La nave Virginio Fasan (F 591) è la seconda delle fregate classe FREMM (Fregate Europee Multi Missione) e la prima in configurazione ASW (Anti Submarine Warfare); l’Unità, costruita nello stabilimento Fincantieri di Riva Trigoso, è stata varata il 31 marzo 2012 e successivamente trasportata allo stabilimento del Muggiano per il completamento dell’allestimento e le prove di collaudo. La Fasan è stata consegnata alla Marina Militare il 19 dicembre 2013. A bordo è presente un equipaggio di 167 persone. Il suo armamento è composto da 2 76/62 SRDF con kit Davide; 2 mitragliere OtoBreda da 25 mm. S/A SAAM-ESD con 1 lanc. Vert. 16 celle per Aster 15/30; S/S Teseo Mk2a. G.E.: 2 SCLAR-H e 2 ingannatori; 2 lanc. per MU-90; 2 missili MILAS; 2 contromis. AS. 1 EH-101 e 1 SH-90 o 2 SH-90.

Il sistema Bomb-Jammer

A bordo della Fasan, così come nella maggior parte delle navi da guerra, sono presenti i dispositivi Bomb-Jammer. Si tratta di generatori di onde elettromagnetiche in grado di disturbare le frequenze sulle quali sono tarati. Impediscono in un certo raggio non solo la trasmissione di dati dei telefoni cellulari ma anche i segnali tra dispositivi che usano protocolli di comunicazione a radiofrequenza. Il Bomb-Jammer militare trae origine dalle Forze Armate americane che durante i conflitti mediorientali fecero massivo usi di questi disturbatori per impedire l’innesco di ordigni esplosivi tramite l’ausilio dei segnali Gsm che partivano dai telefoni cellulari dei terroristi. Nessun innesco, nessuna esplosione.

La missione

«Durante il colloquio con il segretario alla Difesa degli Stati Uniti è stato affermata l'importanza del principio di libera navigazione, valutato l'impatto sul commercio internazionale e discusse le possibili opzioni per garantire la sicurezza delle rotte marittime al fine di prevenire ripercussioni sull'economia internazionale, con pericolose dinamiche sui prezzi delle materie prime. L'Italia farà la sua parte, insieme alla comunità internazionale, per contrastare l'attività terroristica di destabilizzazione degli Houthi, che abbiamo già condannato pubblicamente, e per tutelare la prosperità del commercio e garantire la libertà di navigazione e il diritto internazionale». Così il ministro della Difesa Guido Crosetto a seguito del video collegamento con il segretario alla Difesa degli Stati Uniti d'America, Lloyd Austin.

Il pattugliamento

«È necessario aumentare la presenza nell'area al fine di creare le condizioni per la stabilizzazione, evitare disastri ecologici e prevenire, inoltre, una ripresa della spinta inflazionistica» ha aggiunto il ministro. Nelle prossime ore l'Italia invierà quindi nel mar Rosso la Fremm (fregata europea multi-missione) 'Virginio Fasan', entrando a far parte dell'operazione 'Atalanta' (a cui l'Italia già partecipa dal 2009 assieme ad altri Paesi), in supporto esterno alla missione diplomatica europea che prevede il pattugliamento delle zone marittime tra il mar Rosso, il Golfo di Aden e l'Oceano Indiano, allo scopo di proteggere il transito delle navi mercantili.

FONTE:IL GAZZETTINO

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Svelati i mezzi segreti degli incursori di Marina: come si muove il Goi

Il Gruppo Operativo Incursori della Marina Militare italiana è un'eccellenza nel mondo. Ieri a La Spezia, si è tornato a parlare di "mezzi subacquei" segreti: ecco cosa è stato mostrato

Luminor

Tra le numerose punte di diamante che compongono le Forze armate italiane, è ben noto in tutto il mondo per la sua preparazione, l'indubbia esperienza e la sua celebre storia, il Gruppo Operativo Incursori del Comsubin. Noto ai più con il solo acronimo di Goi.

In occasione dell’inaugurazione del Polo Nazionale della Dimensione Subacquea di La Spezia, avvenuto il 12 dicembre, è stato mostrato al pubblico per la prima volta - dunque “declassificato”- uno dei mezzi specialiprima considerato "segreto", impiegati dai nostri incursori di Marina; i quali, fin dalla nascita della loro specialità e per tutto il corso del loro glorioso passato, si sono avvalsi di pionieristiche tecnologie sommergibili e sottomarine come i famosi Siluri Lenta Corsa, anche noti come Maiali sviluppati da Teseo Tesei e Elias Toschi, e i mezzi trasportatori come i mezzi Tipo C e le canoe sommergibili del Tec sviluppate Cabi Cattaneo e Cos.Mo.S. Sviluppati rispettivamente dagli ingegneri Guido Cattaneo e Sergio Piucciarini.

Il mezzo svelato per la prima volta, prodotto dalla stessa Cabi Cattaneo di Milano che fornì il Comsubin in passato - Comando Raggruppamento Subacquei e Incursori "Teseo Tesei" - e secondo quanto si apprende dalle dichiarazioni recenti, ha rinnovato un accordo con Fincantieri per collaborare ancora strettamente con la Marina Militare e in particolare con il gruppo incursori nello sviluppo e la fornitura di piattaforme Sdv (acronimo di Swimmer Delivery Vehicles), può operare sia sott'acqua che in superficie, e avrebbe la capacità di trasportare e impiegare dei piccoli siluri.

Non è la prima volta che la Marina Militare svela i suoi asset più segreti. Ricordiamo infatti lo scalpore provocato dalla presenza in sfilata, durante la parata per celebrare la ricorrenza della Festa della Repubblica, di un particolare mezzo subacqueo in dotazione ai nostri incursori. Si trattava allora di un mini-sottomarino, uno dei cosiddetti "Midget" già dismesso, quindi anche in questo caso declassificato e mostrabile al pubblico, poi identificato come un Ae-90 prodotto almeno una decade fa dalla stessa Cabi Cattaneo.

A dimostrazione della continua tradizione di avanguardia tecnologica impiegata e padroneggiata dai nostri incursori di Marina. I primi uomini rana del mondo, che hanno preceduto nella expertise e ricevuto l'ammirazione di futuri membri di unità d'èlite come lo Special Boat Service britannico, i Navy Seal statunitensi e non ultimo lo Shayetet 13. Che proprio apprendendo dalle loro tattiche ha dato filo da torcere ai nemici dello Stato Ebraico in tutto il Mediterraneo.

FONTE: IL GIORNALE.IT

News Marina Militare,, Svelati i mezzi segreti degli incursori di Marina: come si muove il Goi

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Due nuove navi ausiliarie per la Marina Militare Italiana

Una notizia dal sito Ares Osservatorio Difesa

navi ausiliarie

Il cantiere navale T. Mariotti ha comunicato di essersi aggiudicato la procedura ad evidenza pubblica a favore della Marina Militare Italiana (MMI) per la costruzione di due unità ausiliarie di tipo Moto Trasporto Costiero e Assistenza Fari (MTC/MTF), stipulando il relativo contratto di costruzione con la Direzione degli Armamenti Navali del Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti.  

Ad oggi, il Cantiere T. Mariotti è impegnato nella costruzione dell’unità SDO-SuRS (Special and Diving Operations – Submarine Rescue Ship) che rappresenta la prima commessa militare assegnata dalla MMI al cantiere che è parte del Gruppo Genova Industrie Navali. A tal fine, nel comunicato T. Mariotti sottolinea che, grazie a questa nuova commessa, consolida la sua presenza nel settore della cantieristica militare.

Le due nuove navi MTC/MTF garantiranno il supporto alle attività di manutenzione del Servizio Fari e del segnalamento marittimo, nonché il trasporto di mezzi, personale, carichi solidi e liquidi in acque nazionali ed internazionali, compiti oggi svolti dalle sei unità classe Gorgona da 685 tonnellate entrate in servizio tra il 1986 ed il 1987 e dalle cinque unità classe Ponza da oltre 700 tonnellate di dislocamento a loro volta commissionate dalla MMI tra il 1988 ed il 1990.

Le nuove MTC/MTF saranno caratterizzate da una elevata flessibilità d’impiego e spiccata modularità, con caratteristiche tecnico-costruttive tali da poter svolgere le diverse attività operative cui saranno preposte.

In base alle diverse esigenze operative le dette unità potranno essere configurate con l’imbarco di appositi moduli nella apposita predisposta zona poppiera di lavoro.

Le nuove unità risponderanno ai seguenti requisiti tecnici, in ragione delle funzioni che saranno chiamate a svolgere:
– elevata manovrabilità e versatilità per essere impiegate in contesti di assenza di minaccia;
– impiego efficace di moderni sistemi di automazione per la condotta in sicurezza delle operazioni marinaresche con equipaggio ridotto al minimo;
– facilità di condotta e manutenzione per ridurre al minimo i costi di esercizio;
– impiego di apparecchiature di derivazione commerciale per agevolarne l’esercizio in molteplici porti nazionali.

Per quanto riguarda il supporto logistico, le nuove Unità saranno dotate di apparati/sistemi ad elevata affidabilità corredati di adeguati piani manutentivi (scaturiti da studi di ingegneria logistica), tali da garantire la prontezza richiesta con elevati livelli di disponibilità operativa, prediligendo il concetto di Integrated Logistic Support (ILS).

In particolare, l’impresa a cui sarà aggiudicato l’appalto dovrà prevedere, a livello contrattuale, il servizio di Temporary Global Support, nel corso della prima fase di vita degli assetti (primi 10 anni).

Le Unità avranno autonomia logistica di almeno 10 giorni (compreso il personale trasportato, a meno dei rifornimenti di carburante).

La Marina Militare ha in programma la realizzazione di dieci nuovi unità per sostituire integralmente le attuali unità classe Gorgona e Ponza, rinnovando interamente queste linee ausiliarie con un’unica classe di navi.

Fonte ed immagine @T. Mariotti

FONTE:ARES OSSERVATORIO DIFESA

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