Editoriale del Presidente Nazionale ANMI Settembre/Ottobre

Dalla pubblicazione di Settembre/Ottobre della rivista "Marinai d'Italia" l'editoriale del Presidente Nazionale

Editoriale Presidente

 

Editoriale del Presidente Nazionale

Così vogliamo reagire...

 Il pensiero di noi tutti, Marinai d’Italia, è andato e va tuttora alle 297 vittime ed alle migliaia di sfollati a causa del terribile terremoto che il 24 Agosto ha devastato città e paesi del Lazio, Umbria e Marche. Ammainiamo i nostri vessilli, ci stringiamo solidali ai parenti delle vittime, esprimiamo tuttala nostra tristezza e, come sempre, faremo tutto quello che possiamo fare per contribuire al soccorso ed alla ricostruzione. Così vogliamo reagire, perché di parole ne abbiamo sentite a profusione, promesse a vagonate, buoni propositi come se piovesse, per non parlare delle insulse, inutili e fasulle interviste a scampati e soccorritori.
È stato il solito dopo-evento luttuoso già visto e rivisto, con pantomime di promesse di tasse rinviate, scarichi di responsabilità e insopportabili polemiche fra centro, centro- destra, centro-sinistra, centro un po’ più centro ma con un occhio a sinistra, destra più a destra del centro destra e così via!
Dal dramma, si è anche detto che sia venuta fuori l’Italia migliore, quella “campione nell’emergenza”. Ma ciò non riesce ad inorgoglirmi, perché rivela viceversa che non siamo capaci di organizzare in modo lineare, normale ed onesto il nostro quotidiano. Serve sempre un terremoto, servono sempre i morti per ricordarci che occorrerebbe fare ed operare “prima” e non fregiarci poi del titolo di campione nell’emergenza! Con ciò non intendo affatto sminuire l’impegno profuso dai tanti che in questi giorni si sono prodigati sia sul posto, senza risparmio di energie, senza orario, senza nulla chiedere in cambio, così come quanto fatto da coloro che hanno profuso energie nel raccogliere, selezionare e distribuire cibo, vestiario, denaro
a quanti hanno perso tutto.
Ma se non rinunceremo al nostro primato di campioni nelle emergenze per diventare finalmente seri ed oculati nella normale quotidianità, nelle programmazioni, nei controlli, allora temo che alla prossima scossa (perché, purtroppo, l’Italia ne è soggetta per sua conformazione) ci ritroveremo con altre vittime e con altri soldi, vestiti da raccogliere e accise da pagare. Ormai è chiaro a tutti che gli interventi di soccorso e la ricostruzione costano molto più di una ordinaria manutenzione e tutti noi, che oggi piangiamo e contribuiamo, dovremmo davvero tirar fuori uno scatto d’orgoglio chiedendo a chi ci amministra il coraggio di scelte lungimiranti, l’imposizione di regole e controlli e denunce delle irregolarità.
Saranno anche prese di posizione contro consolidate cricche e camarille (che portano voti) ma avranno l’assenso e l’appoggio di tutta la parte sana del Paese, quella che crede che l’impegno civico sia dovere di ciascuno e di tutti. Da buon marinaio, spero che davvero non ci si dimentichi – come purtroppo la storia ci insegna – delle povere vittime di Amatrice, di Accumoli, di Arquata e degli altri paesi colpiti, di coloro che hanno perso anche le proprie radici con la casa rasa al suolo. Noi siamo reduci da un servizio reso alla Patria, alla collettività, di cui nessuno (o quasi) ci è riconoscente, relegati come sono i soldati in un angolo del dimenticatoio nazionale. Ecco perché capiamo bene il timore ed il terrore espresso con quell’urlo lanciato, nel corso dei funerali delle vittime del sisma, alla schiera di politici colà (ovviamente e in massa) accorsi: non dimenticateci! Ho letto, poco tempo fa, di un anziano ex-Sergente Maggiore del British Army, Abbot Cooney, già combattente in Africa ed in Sicilia durante la seconda guerra mondiale, morto in solitaria malinconia in una casa di cura di Leeds. Una delle persone che lo avevano assistito ha lanciato un appello sulla stampa: diamo a questo veterano almeno l’addio che si merita! “Non ci sarà nessuno della sua famiglia ai funerali – ha scritto – e mi fa paura il fatto che un uomo che ha servito il suo Paese possa essere sepolto da solo”. L’appello è stato raccolto da migliaia di persone, non solo reduci di guerra ma anche semplici cittadini, studenti, operai: ne è venuto fuori un funerale degno di un grande uomo. Ecco, così mi piacerebbe che accadesse anche da noi, perché anche in ogni angolo d’Italia ci sono persone perbene, che non dimenticano che gratitudine, generosità, solidarietà, onestà e vicinanza dovrebbero far parte convinta, continua, quotidiana, del patrimonio genetico di un intero popolo che tale si dice, non solo nelle emergenze e non solo dei Marinai.

Amm. Paolo Pagnottella

FONTE: logo marinaiditalia138

 

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