Che cosa si sta facendo per salvare l’equipaggio del San Juan e cosa può essere successo

Il sottomarino argentino svanito nell’Atlantico da tre giorni. Parla un esperto della Marina militare italiana

San Juan

Fabio Pozzo

Il San Juan, il sottomarino della Marina militare argentina, è disperso nell’Atlantico meridionale da ormai tre giorni. L’ultimo sub-check, la trasmissione concordata per l’ok al comando, risale a mercoledì scorso, quando era a circa metà strada dalla base della Terra del Fuoco lasciata lunedì e i suoi ormeggi abituali di Mar del Plata, dove era atteso per domani. Il mancato successivo sub-check ha fatto scattare l’allarme. Che cosa è accaduto dopo? E che cosa si sta facendo per trovare il San Juan e salvare il suo equipaggio di 44 persone? 

Il capitano di vascello Decio Trinca, capo dell’Ufficio Piattaforma e Sicurezza del Reparto sommergibili dello Stato maggiore della Marina Militare Italiana, sta monitorando la situazione 24 ore su 24, come molti suoi colleghi dei centri operativi di diverse altre Marine militari nel mondo.

Spaccato

Comandante, chi ha dato l’allarme a livello internazionale?  

L’allerta generale è stata lanciata dall’Ismerlo (un organismo della Nato, istituito nel 2003, dopo la tragedia del sottomarino russo K-141 Kursk, proprio per rispondere velocemente a incidenti simili), che ha sede a Northwood, nel Regno Unito. Tecnicamente si parla di sub-miss, vale a dire di un sottomarino che non è più rintracciabile”. 

Dato il sub-miss, che è accaduto?  

“E’ scattata la fase di ricerca coordinata dall’Ismerlo. Sono state inviate due navi e un aereo per perlustrare l’area di missione che era stata assegnata al San Juan e la sua rotta presunta. Sono partiti inoltre dagli Stati Uniti, in quanto più vicini alla zona di ricerche, mezzi e unità tecniche speciali, dotate di Rov, robot sottomarini telecomandati per la scansione 3-D dei fondali e dall’Inghilterra si è mossa una prima squadra di specialisti, subacquei e palombari, addestrati per affrontare questo tipo di emergenze, ad immergersi una volta trovato il sottomarino. Ogni Marina ha il proprio team, il nostro è in stato di allerta alla Spezia, pronto a partire”.  

Che cosa può essere accaduto?  

“Non lo sappiamo”. 

Si legge di incendi, di esplosioni a bordo.  

“Illazioni”. 

Facciamo un passo indietro. Che tipo di sottomarino è il San Juan?  

“E’ un sottomarino lungo 65 metri, convenzionale, vale a dire spinto da un sistema diesel elettrico, con il diesel che carica la batteria del motore elettrico, varato nel 1985 e sottoposto a lavori di mezza vita nel 2014”. 

Un’unità vecchia?  

“Non è un sottomarino di ultima generazione come i nostri U212A (quelli della classe Todaro), ma non si può dire vecchio, soprattutto senza sapere a quali lavori sia stato sottoposto nel 2014, dunque in tempi molto recenti. Potrebbe essere stato completamente rinnovato”. 

Veniamo al sub-check mancato. Il sottomarino come comunica il suo ok?  

“Ci sono vari sistemi. Mezzi di segnalazione come radio boe o fumate ad alta vsibilità rilasciate da bordo, o normalmente telefoni che comunicano tramite i sonar”.

Luogo scomparsa

Dopo l’ultimo sub-check il San Juan non ha più comunicato utilizzato uno di questi sistemi?  

“Non lo ha fatto” 

Il silenzio potrebbe essere causato da un’avaria al sistema di comunicazione?  

“Potrebbe”.  

E il San Juan potrebbe stare navigando in emersione senza poter comunicare, ma non in emergenza ...  

“Potrebbe” 

Diversamente, potrebbe essere finito in guai più seri. Che cosa può essere accaduto? Quali avarie?  

“Un sottomarino può subire le stesse avarie di un aereo. Può accadere di tutto” 

Veniamo alla sua autonomia. Il comando argentino ha dichiarato che a bordo ci sono viveri e acqua sufficienti. Che significa? Per quanti giorni possono bastare per un equipaggio di 44 persone?  

“Solitamente lo standard è di almeno 5-6 giorni. Ma dipende anche dalla situazione di bordo, se ci sono feriti...”. 

E l’aria?  

“Anche per questa voce almeno 5-6 giorni. L’aria viene rigenerata, il sottomarino è un sistema chiuso, come una stazione spaziale della Nasa...”. 

E allo scadere dei 5-6 giorni?  

Be’, non è che finisce di colpo. Diciamo che poi entra in gioco l’addestramento dell’equipaggio, che è stato preparato ad affrontare anche questo tipo di emergenze. Si riducono i viveri e l’acqua, l’aria diventa meno pulita e più pesante...”. 

Ipotizziamo che il sottomarino sia intrappolato sul fondale, in avaria. Si può intervenire in suo soccorso?  

“Certo, ci sono mezzi appositi. Mini sommergibili, campane...”

Fino a che profondità si può riuscire a intervenire?  

“La Marina militare italiana fino a 600 metri di profondità”. 

Le altre?  

“Be’, qui entriamo in una sfera di informazioni “classificate”...”. 

FONTE: Logo Stampamare

 

 

San Juan, Marina Argentina, Sommerbile

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